ROMA – Marco Fassoni Accetti, quello del flauto di Emanuela Orlandi, ultimo “supertestimone” del mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, mistero che dura ormai da più di 30 anni, non vuole essere sottoposto a perizia psichiatrica, come invece hanno ordinato i pm che seguono l’istruttoria per calunnia e autocalunnia contro di lui. Dice Marco Fassoni accetti:
“Sia ben chiaro: io la perizia la rifiuto! Ne ho avuto sentore due o tre mesi fa, e ho subito detto al mio avvocato che non ci sto: non mi sottopongo a nessuna perizia perché è solo una perdita di tempo. Si tratta solo di un espediente per tirarla per le lunghe, far passare altri mesi… Mica sono Martina Levato o Alexander Boettcher, la coppia diabolica che a Milano con un lancio di acido ha rovinato il volto e la vita del 22enne Pietro Barbini. E poi una perizia me l’hanno già fatta 30 anni fa e ha dimostrato che sono sano di mente, non ho pulsioni anomale”.
Marco Fassoni Accetti, il fotografo e regista romano produttore di cortometraggi di nicchia è diventato famoso perché il 27 marzo 2013 si è auto accusato davanti ai magistrati di avere organizzato lui la “scomparsa consenziente” di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori per conto della “azione vaticana che appoggiava Papa Wojtyla” in lotta contro “la fazione contraria”. Della sua clamorosa auto accusa, che avrebbe dovuto finalmente risolvere il mistero Orlandi, si è saputo solo con l’exploit dell’avere fatto trovare a Chi l’ha visto? quello che secondo Accetti era il flauto di Emanuela. Emanuela Orlandi, cittadina del Vaticano, scomparsa il 22 giugno 1983, studiava infatti anche flauto traverso, oltre a pianoforte e canto corale, alla scuola di musica pontificia Ludovico Da Victoria di in piazza S. Apollinare.
Ma il flauto, sottoposto anch’esso a perizia, si è purtroppo dimostrato inutile: nulla dimostra che fosse davvero quello di Emanuela. E la strana affermazione di Accetti che, rivoltando la frittata, ribatte che “nulla dimostra neppure con certezza che non potesse essere quello di Emanuela”, lascia il tempo che trova. Equivale infatti a dire che nulla permette di escludere con certezza che, per esempio, il Papa o Matteo Renzi abbiano usato le pentole di casa mia o di qualcun altro. Inevitabile la conclusione, paventata con largo anticipo da Blitz: la Procura ha chiesto e ottenuto che ad Accetti venisse mossa l’accusa di calunnia e autocalunnia.
Nelle ultime ore si è aggiunta la richiesta di perizia. Cosa vogliono appurare i sostituti procuratori Simona Maisto e Ilaria Calò, titolari della inchiesta? Ce lo spiega il nuovo legale di Accetti, che dopo avere rinunciato alla assistenza della avvocato Maria Calisse ha scelto come difensore Gianluigi Guazzotti:
“I magistrati vogliono sapere le seguenti cose:
– se il mio assistito era in grado di intendere e di volere quando ha rilasciato in Procura le sue varie deposizioni auto accusatorie;
– se le sue attuali condizioni psicofisiche rendono probabile la reiterazione dei reati, cioè se può ancora calunniare e auto calunniarsi. In sostanza, se può affrontare il processo e se è socialmente pericoloso. Ho già eccepito ai magistrati che una perizia non può appurare l’eventuale pericolosità sociale di una persona”.
I magistrati hanno nominato come loro perito il criminologo Stefano Ferracuti, 12 anni negli Stati Uniti seguiti da 25 anni di perizie per le difese e di perizie e consulenze per le Procure di tutte le regioni d’Italia, eccetto la Val D’Aosta e il Molise, e per quelle di Inghilterra, Francia e Svizzera. Lui e i colleghi delle difesa dovranno rispondere ai quesiti citati da Guazzotti entro 60 giorni a partire dal prossimo martedì 9. E chi sono i periti della difesa?
“Non abbiamo ancora scelto nessuno”,
risponde l’avvocato Guazzotti. Ma ha senso sceglierli se poi il suo cliente rifiuta di sottoporsi a perizia? La domanda resta diplomaticamente senza risposta.
L’avvocato Guazzotti è stato difensore del medico Stefania Corbi, tra gli accusati a vario titolo per la morte di Stefano Cucchi, il 30enne romano morto il 22 ottobre 2009 durante la custodia cautelare per essere stato fermato una settimana prima dai carabinieri che lo avevano visto scambiare con un uomo una bustina trasparente e una banconota per pagarla e che nella successiva perquisizione in casa gli avevano trovato qualche grammo di droghe di vario tipo. Pesante appena 43 chilogrammi nonostante fosse alto 176 centimetri, Cucchi a un certo punto è morto con vistose lesioni che hanno fatto pensare a percosse da parte delle guardie carcerarie che lo avevano in custodia cautelare e a menefreghismo dei medici che secondo l’accusa lo avevano lasciato morire di inedia. Guazzotti è riuscito a fare assolvere la sua assistita e ha commentato l’assoluzione parlando con SkyTv di “fine di un incubo”. Lo scorso dicembre però la Cassazione ha disposto la riapertura del processo dopo che il Procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone ha così commentato la conferma delle assoluzioni e in appello si è detto sdegnato perché:
“Non è accettabile, dal punto di vista sociale e civile prima ancora che giuridico, che una persona muoia, non per cause naturali, mentre è affidata alla responsabilità degli organi dello Stato”.
La perizia di 30 anni fa di cui parla Fassoni Accetti è quella fatta nel 1984 per capire se era un pedofilo o un maniaco sessuale. I giudici volevano sapere se il 13enne Josè Garramon, investito mortalmente nella pineta di Ostia da Accetti alla guida di un furgone Ford Transit la sera del 20 dicembre dell’anno prima, poteva essere stato investito apposta mentre fuggiva da avance pedofile omosessuali. La perizia ha concluso che Accetti non aveva nulla di anormale. Ma nella sentenza di condanna per omicidio e omissione di soccorso i giudici hanno scritto che le spiegazioni date dall’imputato per dichiararsi innocente mostravano “la corda della menzogna o quantomeno della incongruenza e della contraddizione”.
E incongruenze e contraddizioni se ne trovano a iosa nelle “confessioni” di Fassoni Accetti riguardo la “scomparsa consenziente” della Orlandi e della Gregori. Oltretutto il “reo confesso” non ha saputo/voluto indicare neppure un nome dei suoi sodali nella “fazione vaticana” che potessero confermare i suoi strabilianti racconti. Inoltre i giudici del processo per l’uccisione di Garramon nella sentenza hanno anche lamentato “specifici accertamenti trascurati”, trascuratezze che hanno contribuito ad evitare ad Accetti la condanna per omicidio volontario. Oltre agli “accertamenti trascurati”, in quel processo c’è anche un grossolano e inspiegabile errore: chi ha fornito ai magistrati la piantina della zona dell’incidente ha omesso il breve tratto di strada che smentiva in modo lampante la versione di Accetti.
I nuovi accertamenti e la nuova perizia avranno altri “accertamenti trascurati”?