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Francesca Pascale “lesbica e mia amante”: Michelle Bonev volgare e maschilista

di Marco Benedetto |21 Ottobre 2013 22:53

Francesca Pascale e Michelle Bonev: fatihe d’amore perdute?

Francesca Pascale è lesbica, aveva una relazione con me“,

parola di lady Michelle Bonev.

Se c’è qualcosa che tutti giudichiamo volgare e pure maschilista, a destra come a sinistra e al centro, è il pubblico vantarsi delle proprie conquiste femminili. “Si dice il peccato, ma non il peccatore”, consiglia il noto adagio. Infatti vanterie come “Io con quella ci sono andato a letto”, “Io quella me la sono fatta”, ecc., già inammissibili anche in privato, tra amiconi che si fanno l’occhiolino o si danno di gomito, in pubblico sono degne di una caserma o di un bar non molto ben frequentato oppure degli eccessi della peggiore goliardia. Lo stesso discorso vale ovviamente anche per le donne: nessuno apprezza l’esibizione di bollettini delle loro conquiste.

Eppure il pubblico italiano ha potuto assistere prima in televisione e poi anche su una marea di giornali, siti internet e social network, a una versione inedita della sfilata di Lady Godiva nuda a cavallo sotto forma di racconto che la signora Michelle Bonev ha fatto in una intervista televisiva della sua conquista di due magnifiche prede: Silvio Berlusconi e Francesca Pascale. La televisione a misura di caserma, bar da suburra e sbronza goliardica.

Patetiche e assai poco edificanti, ma molto istruttive, le motivazioni sciorinate dalla signora Bonev per spiegare il perché di questa sua tardiva confessione-exploit coram populo televisivo.

“Ho vissuto nella menzogna durante gli ultimi quattro anni”,

ha spiegato la signora ansiosa di redimersi. Subito dopo però ha aggiunto:

“Ma non sono riuscita nemmeno ad avere niente”.

Tradotto in italiano: non ho potuto mungere la mucca come volevo, motivo per cui ora mi viene in mente, con quattro anni di ritardo, che la mucca viveva in una stalla e che erano entrambe piuttosto sporche.

Ahhhh, cosa non si fa per un buon lesso più o meno manzoniano e per essere “Re per una notte”, o meglio in questa caso Regina. Peccato però che al posto del regista Martin Scorsese e degli attori Robert De Niro, Tony Randall, Jerry Lewis e Shelley Hack di quel bellissimo film troviamo come regista di questa effimera Regina per una notte Michele Santoro, con i soliti aiuto registi Marco Travaglio&C: la regia “de sinistra” responsabile di questa caduta di stile.

Responsabile cioè della pubblica esibizione di una “peccatrice”, per giunta asseritamente bisessuale come valore aggiunto per i ghiottoni del moralismo un tanto al chilo. “Si dice il peccato, ma non il peccatore”, consiglia il prudente adagio. Il Servizio Pubblico di Michele Santoro ha invece reso al pubblico un pessimo servizio: non solo ha detto e fatto dire il peccato, ma anche le peccatrici e i peccatori. C’è bisogno di commenti? No di certo. Solo uno: la classe non è acqua.

Per la Lady Godiva storica, moglie del conte Leofrico di Coventry, rimane almeno il dubbio. Secondo alcuni sfilò nuda sul suo cavallo per le stradine della contea, ma a tutti gli abitanti fu ordinato di tapparsi in casa, pena la morte. Secondo costoro un artigiano del paese, Tom, non resistette alla tentazione e per vedere la contessa nuda fece un foro nella persiana, ma divenne immediatamente cieco e famoso come Peeping Tom, vale a dire Tom il Guardone. Secondo altri invece Lady Godiva fece il suo sfrontato giro a cavallo tra la folla di un mercato. Per Servizio Pubblico e la signora Bonev invece non ci sono dubbi di sorta.

I pistoleri del West usavano incidere sul manico del proprio revolver una tacca per ogni nemico ucciso, modo sui generis di vantarsi delle proprie prodezze. I pellerossa esibivano gli scalpi dei nemici. I cacciatori usano esibire in salotto le teste di leoni, cinghiali e quant’altro da loro abbattuto. Non è il caso di imitarli. Meglio evitare tacche sul proprio “coso” o sulle proprie mutande o esibizioni di teste e scalpi in interviste per vantarci di certe prodezze, anche se, per fortuna, meno cruente e più piacevoli.

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