Sul mistero di Emanuela Orlandi, sono opportune alcune riflessioni. Corrono tempi duri per i “supertestimoni” che rifilano balle clamorose sul mistero Orlandi e sul caso Moro. Sono tempi duri anche per i magistrati che amano ricamarci sopra, giurando e rigiurando sulla grande attendibilità di quelli che invece sono solo bidoni, per giunta evidenti fin da subito. Ma andiamo per ordine. 1) A Bolzano è stato condannato a otto mesi di prigione per simulazione di reato quel Luigi Gastrini, bergamasco, che il 16 giugno 2011 s’è divertito a spacciarsi per ex 007 dei servizi segreti militari, nome in codice Lupo, e a raccontare in diretta telefonica a Pietro Orlandi – ospite di TeleRomaUno insieme con il suo amico giornalista Fabrizio Peronaci del Corriere della Sera – di avere coordinato lui il rapimento di sua sorella Emanuela e che questa era “viva, sedata e chiusa in un manicomio del centro di Londra”. Con la telefonata a RomaUno e in una successiva lunga intervista concessa a Peronaci il Lupo fasullo Gastrini ha specificato d’essere stato “presente al momento del sequestro della Orlandi come supervisore” e che il rapimento era stato eseguito da uomini di vari servizi segreti. Insomma, un antesignano del fotografo romano Marco Fassoni Accetti, che come è noto lo scorso marzo si è auto accusato pure lui di avere organizzato il “rapimento” della Orlandi affermando però che la ragazza era consenziente. Nel corso della telefonata a TeleRomaUno “l’ex 007 Lupo” fasullo aveva avvertito Pietro Orlandi: “Scoprirai cose poco piacevoli, tuo padre infatti era al corrente di maneggi illegali di soldi nella banca Antonveneta”. Che il Lupo raccontasse frescacce era chiaro fin da subito: in Inghilterra i manicomi non esistono e l’Antonveneta è nata ben 16 dopo la scomparsa della Orlandi, quindi il padre di Pietro, l’ormai defunto Ercole Orlandi, non poteva avervi maneggiato nessun quattrino, né illegale né legale! Eppure il Corriere della Sera si è tuffato ghiottamente sulle nuove “rivelazioni”, senza minimamente curarsi che facevano a cazzotti con le altre “rivelazioni” man mano rifilate sul caso Orlandi e sempre prese per oro colato. Peronaci ha presentato più volte Gastrini come un ex 007, in servizio fino al 2000, ritiratosi in Brasile a curare una sua grande fazenda agricola senza mai chiedere dove questa si trovasse e come facesse Gastrini a mandarla avanti senza sapere neppure una parola di portoghese. Per parte sua Pietro Orlandi è volato a Londra, con al seguito l’immancabile troupe di “Chi l’ha visto?” e a conclusione di un giro in cliniche private s’è lasciato andare a un cauto ottimismo avvalorando la voce che erano stati trovati “alcuni riscontri” e dicendosi in attesa di altre conferme. Che chissà che fine hanno fatto… Sul manicomiale filone londinese è infatti poi calato un silenzio tombale, come se non fosse mai esistito. Il 10 agosto 2011 ho raccontato su Blitz del tentativo di Gastrini, tramite un avvocato che conosco da 30 anni, di convincermi a trovare 4 milioni di euro “per liberare Emanuela” e per un memoriale “esplosivo” le cui anticipazioni, fatte per ingolosirmi, puzzavano lontano un miglio. Non ho avuto, peraltro, l’onore dell’esclusiva. Il tentativo di bidone è stato proposto a vari altri giornalisti e anche a qualche prelato di rango. 2) – Indagato per calunnia un clamoroso “supertestimone” del caso Aldo Moro, rapito e in seguito ucciso dalle Brigate Rosse nel ’78, e figuraccia per il magistrato della Cassazione Antonio Esposito, lo stesso della condanna definitiva di Silvio Berlusconi la scorsa estate, e per l’ex magistrato Ferdinando Imposimato, oggi legale rappresentante della signora Maria Pezzano, madre di Pietro ed Emanuela Orlandi, nonché convinto sostenitore che Emanuela vive felice in Oriente come moglie di un suo rapitore…. Il giudice Esposito ha scritto la prefazione del libro di Imposimato sul caso Moro “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia”, avvalorando in pieno quanto raccontato dalle due “nuove fonti” alla base della tesi complottista di Imposimato, vale a dire i due militari Giovanni Ladu e Oscar Puddu. Costoro hanno sostenuto di avere fatto parte di un gruppo di militari piazzati sopra l’appartamento dove Moro era prigioniero per controllare l’operato dei rapitori e lasciare che uccidessero l’ostaggio. Peccato però che i carabinieri abbiano scoperto che Giovanni Ladu in realtà era senza il minimo indizio a suffragio delle proprie accuse, insomma una specie di Luigi Gastrini, mentre il secondo era un interlocutore di Imposimato solo via mail con il nome Oscar Puddu, ma in realtà si trattava dello stesso Ladu. Come del resto evidente leggendo il libro di Imposimato, che è strano non lo abbia neppure sospettato e abbia tranquillamente avvalorato tutto nel suo best seller a base di polpette avvelenate e identità fasulla. The show must go on!
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