Green pass e Muro, le ultime battaglie di Salvini. La foga e la voglia di protagonismo possono giocare brutti scherzi, specie ai politici presenzialisti. Non si spiegano altrimenti le due recenti mosse di Matteo Salvini, leghista sovranista di governo e di opposizione al governo.
Negli ultimi giorni e nel giro di poche ore cosa ha fatto il leader della Lega, anzi il leader delle Leghe? Al plurale, perché sono due. Una è la Lega Nord, il cui nome completo è Lega Nord per l’Indipendenza della Padania. L’altra è Lega per Salvini premier.
Ecco cosa ha a fatto a gran voce: due richieste incomprensibili, se non proprio assurde e impossibili.
La prima richiesta è dell’8 ottobre. Il giorno 6, alla vigilia del consiglio dei ministri degli Interni dell’Unione Europea (UE) a Lussemburgo, 12 Paesi hanno inviato una lettera alla Commissione. Chiedendo esplicitamente nuove misure contro l’immigrazione. A partire dalla costruzione di un Vallo ai confini sudorientali dell’Europa. I 12 firmatari sono Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia. Tutti con esecutivi più o meno di centrodestra eccetto la Danimarca, che ha un governo di centrosinistra. I 12 vogliono introdurre nuovi strumenti per proteggere le frontiere esterne anche costruendo muri e barriere di vario tipo.
Appresa la notizia, Salvini ha subito dichiarato.
“Dodici paesi UE dicono stop a clandestini, e l’Italia? Se ben 12 Paesi Europei con governi di ogni colore chiedono di bloccare l’immigrazione clandestina, con ogni mezzo necessario, così sia“.
Non si capisce però perché accodarsi a quei 12 anziché agli altri Paesi europei che non intendono costruire muri. Ma a parte questo, l’Italia ha ben 7.914 chilometri di costa tra Stivale e isole. Muri, recinzioni e valli di tale lunghezza totale sono inimmaginabili. Anche se magari i cementieri “padani” come l’Italcementi di Bergamo sarebbero ben felici di poter vendere l’enorme quantità di cemento necessario.
L’idea del Muro e affini per Salvini non è nuova. Già nel 2019 è volato a Budapest in elicottero il 2 maggio per vedere il Muro, più che altro una doppia barriera metallica, lunga 175 chilometri, che l’Ungheria ha eretto al confine con la Serbia.
E un mese e mezzo dopo, per l’esattezza il 28 giugno, lo stesso Salvini ha lanciato la proposta di un Muro lungo i 232 chilometri di confine tra l’Italia e la Slovenia.
Muro che non si vede che utilità potrebbe avere. Visto che passare via mare dalla Slovenia all’Italia non è certo né difficile né pericoloso. E, soprattutto, visto che quasi tutta l’immigrazione clandestina arriva via mare dalle coste africane. Sbarcando nelle isole e nel Meridione, senza spingersi fino a Trieste.
Dopo il Muro, il Green Pass. Una richiesta francamente incomprensibile, più che altro una gaffe. Pur di far proprie le richieste di alcuni presidenti di Regione e industriali. Preoccupati per i problemi che dal 15 ottobre verranno creati dall’obbligatorietà del Green Pass per poter entrare nei luoghi di lavoro. Non tutti i lavoratori infatti hanno il Green Pass. Ed ecco che Salvini propone:
“Allungare la durata minima del Green Pass da 48 a 72 ore è possibile, anzi doveroso e previsto dall’Europa. Evitare caos, blocchi e licenziamenti. Il 15 ottobre è fondamentale”.
Ma come fa il nostro ex vice premier nonché ex ministro dell’Interno e attuale leader delle due Leghe, che fanno parte del governo Draghi, a non sapere che il Green Pass è valido un anno?
A quanto pare Salvini ha confuso il Green Pass con i tamponi. Confusione perdonabile per il cosiddetto “uomo della strada” o per un’anziana signora, ma certo non per un leader politico del suo calibro e del suo attivismo.