Per questa volta voglio fare il pubblico ministero e rivedere il caso con la logica dell’inquisitore che non si accontenta mai della prima evidenza. Per prima cosa devo dire che la versione dello zio e assassino di Sarah Scazzi, Michele Misseri, a me non pare attendibile, pare invece mirata a cercare di sottrarsi alle sue reali responsabilità. L’assassino Misseri ha posto infatti le basi, con la sua versione, per uscire pressoché indenne dal processo che lo attende. Di tempo per elucubrare sulle possibili conseguenze del suo crimine ne ha avuto.
Proverò a esporre i dubbi che mi vengono alla mente, che non toccano gli aspetti morali dello schifoso episodio, anzi danno del reo confesso, come direbbe appunto un pm, un’immagine ancora più fosca e cupa. Sono convinto che questa orribile vicenda di Avetrana ci procurerà ancora molta amarezza. Non sparirà in tempi brevi dalle cronache giornalistiche prima di arrivare a una ricostruzione dei fatti credibile. Siamo in presenza di un caso giudiziario e di una personalità che potrebbe fare impallidire sia Perry Mason che Gogol o Dostoevskij.
Torno alla confessione di Sarah. Affermando di avere stuprato la nipote solo dopo averla uccisa, Misseri si evita l’accusa di stupro, l’accusa che gli viene mossa è infatti di vilipendio di cadavere, reato dalle conseguenze molto meno gravi dello stupro, che nei confronti di un morto non è previsto come reato. E raccontando di avere strangolata la nipote “in preda a un raptus” non finalizzato a uno scopo immediato, quale per esempio la rapina o appunto lo stupro consumato finché era comunque viva ancorché agonizzante, pone le basi per poter chiedere l’incapacità di intendere e di volere al momento del delitto. Al solo momento del delitto. Quanto basta per evitargli una pesante condanna. Anche il reato di sequestro di persona, se non finalizzato al alcunché e compito in preda a un raptus, cioè in un momento di incapacità di intendere e di volere, diventa difficile se non impossibile da punire.
La versione fornita con la confessione resa agli inquirenti permette inoltre a Misseri di tenere fuori dai guai la famiglia. Se si appurasse che i fatti sono diversi da quelli raccontati da Misseri e cioè che in realtà lui ha prima tentato di violentere la nipote e che questa si è difesa al punto che lui per reazione l’ha uccisa, diventa impossibile credere che qualche familiare non finisca coinvolto, magari a causa dell’incubo del padre e marito padrone, magari sua figlia, presente in casa durante il tempo del tentato stupro, con inevitabile colluttazione e grida di Sarah, e dello strangolamento. Scatterebbe l’imputazione quanto meno di omissione di soccorso, se non di concorso, compreso il sequestro di persona.
Il medico legale ha giustappunto visitato anche Misseri per capire se il livido che ha su un braccio può essere stato provocato dalla colluttazione con la nipote, il cui cadavere, stando a quanto si legge nei giornali, presenta dei lividi al seno. Lo stesso Misseri ha ammesso di avere prima “toccato” al seno la ragazza e già questo dovrebbe bastare a far crollare la tesi del raptus. E’ in ogni caso molto difficile da credere che si compia un delitto, strangolando una persona con una corda, senza un perché di nessun tipo, né di carattere sessuale né finalizzato all’appropriazione di un qualche bene (soldi, gioielli, ecc.) e neppure per vincere una resistenza fisica, cioè a dire una reazione a una prepotenza, a un sopruso, quale che esso sia.
Mi pare anche poco chiara la tempistica degli eventi. Misseri infatti ha raccontato che, dopo che lui aveva già ucciso la nipote, sua figlia ha avuto il tempo di affacciarsi al garage e parlargli “mentre Sarah era a fianco a me, cadavere”. Dopodiché lui ha impiegato del tempo ad avvolgere la sua vittima in una coperta, caricarla in macchina, guidare fino al suo podere, compiere le varie manovre per scaricare il cadavere senza farsi notare da nessuno, bruciare i vestiti e disperderne le ceneri. E poi, alla fine di tutto, anche il rapporto sessuale. Siamo sicuri che sia andata proprio così?
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