Internet entra nella sfida mondiale fra Usa e Cina. La nuova via della seta digitale raddoppia la minaccia

Internet: Cina-Usa, la sfida continua. Nei suoi rapporti con la Cina il neo presidente USA Joe Biden si troverà di fronte alla sfida e ai problemi posti non solo dalla Nuova Via della Seta, ma anche dalla finora sottovalutata Via della Seta Digitale. Dice si tratta?

La nuova Via della Seta – detta anche Belt Road Iniziative (BRI) – è fatta di lunghi collegamenti ferroviari, stradali e navali. Con porti appositamente attrezzati. Che collegheranno stabilmente la Cina con i Paesi man mano attraversati fino all’Europa, e all’America del Sud.

Ma le si sta affiancando velocemente e in silenzio quella che possiamo chiamare la Via della Seta Digitale, Digital Silk Road. Fatta di migliaia e migliaia di chilometri di cavi sottomarini in fibra ottica.

Che uniranno e potenzieranno di molto la trasmissione dei dati informatici tra i Paesi collegati. Anche questa nuova iniziativa è farina del sacco cinese. Con Pechino che per i collegamenti Internet con l’Europa vuole porre fine all’attuale sua dipendenza dai cavi terrestri. Che attraversano Mongolia, Kazakistan e Russia e Kazakistan.

Il cavo della Digital Silk Road sarà lungo in totale 15 mila chilometri. Per ora. L’entrata in servizio è prevista per la fine di quest’anno. Il suo tratto mediterraneo va dall’Egitto alla Francia. Ed è già in fase di posa. E’ invece già stato posato in mare il cavo che unisce Cina, Pakistan, Africa Orientale. Per poi proseguire per l’Egitto e da qui arrivare in Francia. 

La chiamano PEACE ma c’è da avere paura

A questo strabiliante cavo sottomarino è stato scelto non a caso il nome Pakistan East Africa Connecting Europe. Con l’acronimo PEACE, cioè pace. 

Nome e acronimo sono resi possibili dal fatto che a essere collegato ci sarà anche il Pakistan. Il cui governo il 21 gennaio ha deciso, con un investimento di 240 milioni di dollari, di collegare intanto Rawalpindi con le città portuali di Gwadar e Karachi. I lavori sono già in corso. Per poi proseguire verso la capitale Islamabad.

Il porto con acque profonde di Gwadar, che avrà la connettività in fibra ottica per la prima volta, è stato costruito ed è gestito dalla Cina. A sovrintendere e a collaborare al progetto provvedere la cinese Huawei Technologies. 

Il cavo pakistano si allaccerà nel mare Arabico con quello che unisce la Cina all’Africa e strada facendo anche ai Paesi intermedi che partecipano alla BRI. La parte marina che unirà il Pakistan al PEACE inizierà a essere posata a marzo. E a installare questa parte e l’intero cavo nell’oceano Indiano e nel Mediterraneo provvederà un consorzio di società di telecomunicazioni di Africa, Pakistan e Hong Kong. Con a capo il gruppo Hengtong, uno dei principali produttori cinesi di cavi in ​​fibra ottica. 

Una linea in fibra ottica per internet

Una linea in fibra ottica collega già la regione cinese autonoma uigura dello Xinjiang, nel sud-ovest della Cina, alla pakistana Rawalpindi. Tale collegamento è costato  37 milioni di dollari. Fornisce comunicazioni sicure tra Cina e Pakistan. E serve egregiamente i legami economici e strategici allacciati da Cina e Pakistan con il corridoio economico da 50 miliardi di dollari Cina-Pakistan, alleati di punta nel progetto della  BRI.

Tant’è che Islamabad progetta di costruire attraverso la Cina un suo collegamento col web alternativo a quello con Internet fornito dai cavi che attraversano l’India. Dati i pessimi rapporti tra i due Paesi, Islamabad temeva da un pezzo che eventuali hacker indiani sarebbero facilitati nel sabotare, spiare e manipolare il suo traffico online. Ma non aveva i soldi per costruire una sua linea autonoma per accedere al web. Poi è arrivata la Cina con prestiti agevolati, supporti di ingegneria e attrezzature.

La Via della Seta Digitale fornirà il percorso Internet diretto e più breve tra i Paesi da lei collegati e così ridurrà drasticamente le velocità di trasferimento dei dati. Eyck Freymann, responsabile della sezione Indo-Pacific della società di consulenze macroeconomiche e geopolitiche Greenmantle, con sedi a New York, Londra e San Francisco, sostiene che 

“Pechino vuole dominare l’infrastruttura fisica alla base delle comunicazioni globali, in particolare Internet. E ciò le darà un vantaggio nell’internazionalizzazione del suo settore tecnologico e nel perseguire futuri accordi tecnologici con i Paesi partner di PEACE”.

Teniamo presente che PEACE va ad affiancare la molto ambiziosa BRI, voluta e annunciata nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping. La quale già da sé rafforzerà la connettività e la cooperazione tra Asia orientale,  Africa orientale ed Europa. Per poi balzare da un apposito porto nell’isola portoghese di Madeira fino in Sud America. Le previsioni parlano di riduzione di oltre la metà dei costi delle negoziazioni commerciali tra i vari Paesi collegati. Col risultato di un notevole aumento del commercio planetario globale. La Silk Road fornirà uno strumento formidabile alle comunicazioni tra i Paesi della BRI e all’incremento del commercio mondiale. 

Alcuni progetti BRI risentono dei ritardi e delle crisi del debito provocate dalla pandemia del Covid-19. Ma Pechino ha reagito velocemente puntando a intensificare lo sviluppo delle infrastrutture di comunicazione e i progetti digitali. Ed è ciò che sta facendo con la Nuova via della Seta.

Tutti aspetti trascurati da Donald Trump. E che ora Biden si troverà davanti. 
 
 

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