La banda della Magliana rapì Emanuela Orlandi? L’ultima falsa pista dopo 39 anni di fandonie

La banda della Magliana compì il rapimento di Emanuela Orlandi? Lo sostiene la “rivelazione” di un sorprendente articolo di Repubblica datato 6 luglio che spara un titolo decisamente forte.

“”Emanuela Orlandi l’ho rapita io, me lo ordinò il Presidente”: la confessione shock dell’uomo di fiducia del boss della Magliana”.

La sorpresa è dovuta al fatto che il contenuto dell’articolo non fa che ripetere quanto abbiamo già pubblicato su Blitz ben sette anni fa: per l’esattezza, il 14 maggio del 2015. Il titolo: Emanuela Orlandi: “Banda della Magliana non c’entra”: per smentire Chi l’ha visto? 47 pagine di requisitoria del pm.

Rivelazioni di seconda mano dalla banda della Magliana

Si tratta di racconti riportati alla polizia da parte di un ex detenuto, Salvatore Sarnataro, per spaccio di droga che li avrebbe appresi da suo figlio Marco Sarnataro durante l’ora d’aria quando erano entrambi detenuti a Regina Coeli per detenzione d’armi e spaccio di droga. 

Ma leggendo anche il sommario ci si imbatte in altre due sorprese:

“Ecco il verbale, inedito, reso nell’ottobre del 2008, durante un’inchiesta della procura di Roma che stava dando i suoi frutti e che forse è stata archiviata troppo frettolosamente come hanno sempre sostenuto i familiari di Emanuela”.

Le due ulteriori sorprese sono sovute al fatto che:
– il verbale riportato nell’articolo NON è affatto inedito, visto che lo abbiamo pubblicato su Blitz sette anni fa;
– i familiari di Emanuela, tranne la madre ma in senso diverso dalla banda della Magliana, non hanno neppure fatto ricorso contro le archiviazioni decise dalla Procura della Repubblica, quindi è piuttosto difficile sostenere che i familiardi di Emanuela hanno affermato, se non come pura retorica non supportata da loro azioni, che l’inchiesta giudiziaria  “è stata archiviata troppo frettolosamente”. 

Nessuno della famiglia Orlandi ha creduto alla pista della banda della Magliana

L’unico familiare che si oppose all’archiviazione è stata la madre di Emanuela, signora Maria Pezzano, perché il suo avvocato, l’ex magistrato Ferdinando Imposimato, voleva che fosse approfondita la pista del rapimento da parte di fanatici islamici e del successivo innamoramanto di Emanuela per un rapitore.

Rapitore col quale, a dire di Imposimato, la rapita sarebbe andata a vivere in Medio Oriente per poi sposarlo e mettere al mondo dei figli.

Quindi neppure la madre di Emanuela credeva alla pista della Banda della Magliana. 

De Pedis presidente? di una squadra di calcio di detenuti

Nello strambo racconto di Salvatore Sarnataro l’immancabile De Pedis viene indicato come Presidente. L’intento è quello di farlo passare per presidente della Banda della Magliana, ma è stato chiarito a iosa che l’epiteto è nato quando De Pedis, detenuto a Rebibbia in attesa di giudizio, ha organizzato un torneo di partite di calcio per i carcerati: che hanno preso a chiamarlo scherzosamente presidente, nel senso di presidente del torneo di calcio. E tralasciamo che in nessuna sentenza e in nessun documento processuale risulta che Marco Sarnataro fosse “uomo di fiducia” di De Pedis, cosa impossibile perché i due neppure si conoscevano.

Sono andato di persona ad aspettare Pietro Orlandi sotto casa sua in via della Conciliazione per suggerirgli di opporsi all’archiviazione della posizione del fotografo e regista Marco Accetti, in arte Marco Fassoni Acceti con l’aggiunta del cognome materno, perché avevo trovato dei particolari interessanti, tutti pubblicati su Blitz, meritevoli di approfondimento.

Ma Pietro Orlandi preferì non opporsi neppure a tale archiviazione. Ricordiamo che Marco Fassoni Accetti si è auto accusato del sequestro di Emanuela, ma in un modo assolutamente non credibile. 

Uno strano identikit

Nell’articolo di Repubblica si parla anche di identikit, e sotto la foto di due identikit si legge: 

“Gli identikit dei presunti rapitori di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. La somiglianza del primo con Sarnataro è evidente”.  

A parte il fatto che, come può notare anche il lettore, di somiglianza non c’è neppure l’ombra, la cosa strana è che su Blitz ho pubblicato almeno un articolo che mettava invece in evidenza la sorprendente somiglianza di Mario e Pietro Meneguzzi, rispettivamente zio e cugino di Emanuela, con due personaggi che la narrativa giornalistica e di “supertestimoni” più mitomani che testimoni affiancava rispettivamente alla scomparsa di Emanuela e di Mirella Gregori, ragazza sparita anch’essa nello spesso anno, 1983, di Emanuela. 

Clicccando qui potete leggere per intero il contenuto del mio articolo del maggio 2015, a partire dal titolo. In modo che il lettore lo possa confrontare con quello odierno di Repubblica e rendersi così conto di come stanno realmente le cose.

Compreso l’intrico di fandonie e “rivelazioni” un tanto al chilo da parte di una lunga serie di personaggini che anno dopo anno – per un totale ormai di ben 39 anni! – hanno distrutto sempre di più la possiblità di indagini serie. E di arrivare quindi a capire che fine ha fatto Emanuela e per mano di chi.

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