La bufala delle atomiche di Gheddafi

Gheddafi un anno fa (foto Lapresse)

La notizia è di quelle da lasciare sgomenti, se non terrorizzati: “Trovate le bombe atomiche di Gheddafi“.

È strano quindi, anzi è stranissimo che i giornali, dopo averla sparata come notizia d’apertura nelle edizioni online, l’abbiano poco dopo fatta precipitare tra le notiziole in basso per poi trattarla senza molta convinzione nelle edizioni cartacee relegandola tra le pagine interne.

Il problema è che a dare notizia di tale asserito ritrovamento di ordigni atomici è stato lo stesso vertice del Consiglio Nazionale Transitorio, che nei mesi scorsi ha già rifilato altre notizie clamorose rivelatesi fasulle, e che a lanciarla nel mondo sia stata la tv Al Arabiya, che nei mesi scorsi a quelle stesse notizie fasulle s’è prestata a far da megafono planetario.

Il primo ministro dimissionario del CNT, Mahmoud Jibril, ha addirittura assicurato che la “scoperta” delle bombe atomiche sarà confermata a breve dall’AIEA, l’agenzia internazionale creata apposta per controllare se gli Stati che, come la Libia, hanno firmato a suo tempo il trattato di non proliferazione nucleare lo rispettano o no.

È evidente che un’eventuale conferma dell’AIEA sarebbe un fatto clamoroso e proccupante. L’AIEA infatti è sempre molto prudente, per esempio si guarda bene dall’avvalorare gli allarmismi “nucleari” contro l’Iran e s’è guardata bene a suo tempo dall’avvalorare le accuse “atomiche” contro l’Iraq di Saddam Hussein, accuse come è noto rivelatesi, ma solo dopo l’invasione dell’Iraq, completamente e scientemente inventate a tavolino.

Per fortuna Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della Nato, cioè dell’alleanza militare che ha condotto la guerra contro Gheddafi, ha smentito quanto strombazzato nel mondo dal tandem Jibril-Al Arabija.

Però vale la pena fare qualche considerazione aggiuntiva, perché questa storia delle “atomiche libiche” se anch’essa falsa può essere una operazione abilmente montata per allarmare talmente l’opinione pubblica da convincerla che bisogna colpire finalmente l’Iran onde evitare che si doti anche lui di bombe atomiche.

Che la Libia possa avere costruito bombe atomiche è semplicemente impossibile, così come è impossibile che le stia costruendo l’Iran. Le bombe atomiche infatti si possono costruire solo in due modi: utilizzando l’uranio 235 oppure utilizzando il plutonio. In natura l’uranio 235 si trova solo in tracce minime mescolate all’uranio 238, dal quale deve essere estratto fino a ottenere un prodotto composto da almeno il 90% di uranio 235, molto più instabile dell’isotopo 238 e quindi più adatto per innescare una reazione a catena esplosiva.

Per ottenerlo, bisogna trasformare l’uranio in gas (esafluoruro d’uranio) e farlo filtrare man mano attraverso varie decine di migliaia di ultracentrifughe, non meno di 30-40 mila, che devono lavorare in linea, cioè simultaneamente: il prodotto gassoso deve passare per tutte le centrifughe e man mano che le attraversa si arricchisce sempre più dell’isotopo 235, che essendo più leggero del 238 ne “schizza via” più facilmente. Queste speciali ultracentrifughe è impossibile vengano costruite in tali quantità da chi non possiede né la tecnologia né i materiali necessari e se li deve quindi procurare all’estero, con acquisti che NON possono certo passare inosservati.

Per quanto riguarda invece il plutonio, la trafila è più semplice: lo si ottiene esponendo l’uranio 238 a un lungo bombardamento di neutroni ottenibile solo dalla reazione a catena di una centrale nucleare, anche di uso civile. La Libia però NON possiede nessuna centrale nucleare. Inoltre il bombardamento deve durare almeno una settimana, durante la quale però la centrale non può funzionare e quindi le città e le industrie alimentate dalla sua corrente elettrica resterebbero al buio. Evento anche questo impossibile da nascondere.

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