Alla senatrice a vita Liliana Segre ho chiesto di aderire all’appello inviato al Presidente della Repubblica da Ariel Toaff, Moni Ovadia e me perché anche il genocidio dei romanì venga inserito nella Giornata della Memoria.
Ecco il testo della e-mail. Sotto quello dell’appello a Liliana Segre.
Gentile Signora e Senatrice a vita Liliana Segre, sono il giornalista e autore di alcuni libri Giuseppe “Pino” Nicotri. Desidero esprimerLe la mia solidarietà per le manifestazioni di odio nei Suoi confronti denunciate di recente.
E La invito ad aderire, facendolo anche Suo, all’appello promosso dal docente Ariel Toaff, dall’artista e scrittore Moni Ovadia e da me al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella perché nella Giornata della Memoria sia inserito, intanto almeno in Italia, il genocidio perpetrato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale a danno del popolo romanì.
Genocidio che nella lingua romanì si chiama Samudaripen o anche Porrajmos, in sostanza è la Shoà dei romanì, ma è pressocchè sconosciuto nonostante abbia colpito la minoranza più numerosa e tra le più antiche dell’Unione Europea.
L’appello è stato inviato al Presidente Mattarella per posta raccomandata nel novembre scorso e in fondo a questa mia lettera Le allego il testo.
Secondo i dati più prudenti il Samudaripen-Porrajmos ha ucciso almeno 500 mila esseri umani, ma le vittime potrebbero essere state anche più di 1,5 o 2 milioni: lo ha sostenuto per esempio lo stesso Ovadia quando nel 2012 a Milano ha presentato il libro “Rom, questi sconosciuti”.
La forte differenza numerica si spiega col fatto che molto spesso i romanì, soprattutto nell’Europa orientale occupata dai tedeschi, venivano massacrati a gruppi direttamente in strada, senza essere deportati nei campi di sterminio e quindi senza nessun tipo di registrazione burocratica.
Nel gennaio 2001 per iniziativa del Comune di Roma e con il concorso della Comunità Ebraica è stata posta nella piazza degli Zingari una targa in marmo “a perenne ricordo dei Rom, Sinti e Camminanti che assieme agli Ebrei perirono nei campi di sterminio ad opera della barbarie genocida del nazifascismo. Perché questa storia non si ripeta più. Per non dimenticare. Per la fratellanza fra tutti i popoli”.
Tale targa era l’unica testimonianza esistente in Italia del genocidio dei romanì finché il 5 ottobre dell’anno scorso per iniziativa dell’instancabile docente, scrittore, musicista e direttore d’orchestra romanì Santino Spinelli, in arte Alexian, è stato inaugurato a Lanciano nel Parco delle Memorie il monumento al Samudaripen-Porrajomos, il primo finora esistente in Italia e il primo che parla esplicitamente di genocidio romanì chiamandolo anche pubblicamente e specificamente per nome: Porrajmos-Samudaripen.
L’appassionata lettera da Lei inviata in occasione di tale inaugurazione cita espressamente il genocidio nazista dei romanì, cosa che le fa onore e rimbomba nel silenzio generale.
Per la sua grande attività a favore della memoria del proprio popolo la cancelliera tedesca Angela Merkel ha voluto al suo fianco Santino Spinelli quando il 25 ottobre 2012 a Berlino, alla presenza anche del Presidente della Repubblica Federale Tedesca Joachim Gauck, è stato inaugurato il memoriale del Porrajmos-Samudaripen, che tra l’altro reca scolpita una poesia di Alexian. Disegnato dall’artista israeliano Dani Karavan, il memoriale sorge non molto lontano da quello inaugurato nel 2005 per ricordare la Shoà.
La persecuzione contro i romanì è proseguita anche dopo la guerra. In Svizzera l’associazione Pro Juventute ha sottratto loro i bambini fino a tutto il 1972. E purtroppo non esiste un osservatorio che tenga d’occhio e registri la marea di insulti e l’odio nei nostri confronti espresso non solo nel web. Dico “nostri” perché dallo scorso 4 ottobre ho avuto l’onore di essere dichiarato romanì ad honorem dall’Associazione Thèm Romanò per il mio impegno a favore del riconoscimento dei diritti di tale minoranza, compreso il diritto alla memoria del Samudaripen-Porrajmos.
Il popolo romanì continua ad essere diffamato, discriminato e in parte ghettizzato, nell’indifferenza generale. La sua identità è ignorata e falsata dagli stereotipi dei campi nomadi, che trasformano gli errori di pochi in colpa collettiva.
La sua lingua è una lingua minoritaria riconosciuta in Austria, Finlandia, Germania e Svezia, ma in Italia non gode di nessuna forma di tutela.
Con il pretesto del nomadismo, praticato da una minoranza mentre invece la grande maggioranza è stanziale, il legislatore ha escluso la lingua romanì dai benefici della legge n. 482 del 1999. E’ per tutti questi motivi che La invito ad aderire e a farsi promotrice dell’appello, allegato qui in basso. Con stima e con gratitudine per la Sua lettera che cita il genocidio dei romanì e per la testimonianza rappresentata dalla Sua vita.
Testo dell’appello a Mattarella.
Egregio Presidente,
il 5 ottobre è stato inaugurato nel Parco delle Memorie di Lanciano il primo monumento che ricorda il genocidio nazista dei Rom e Sinti. Genocidio che conta un numero di vittime che va da un minimo di 500 mila a forse 1,5-2 milioni se si comprendono le persone massacrate non nei campi di sterminio nazisti ma a gruppi direttamente in loco. Genocidio che Lei lo scorso 8 aprile, in occasione della Giornata Internazionale dei Rom, Sinti e Camminanti, ha voluto citare – prima volta che accade da parte di una personalità istituzionale – con uno dei suoi due nomi: Porrajmos. L’altro nome è Samudaripen. Nomi entrambi ignorati da quasi tutti gli italiani. Eccetto alcuni storici e i parenti delle vittime, noi italiani ignoriamo anche che nel nostro Paese erano numerosi i campi di concentramento, prigionia e deportazione in Germania dei Rom e dei Sinti, colpiti anche loro come gli ebrei dalle famigerate leggi razziali.
Si tratta purtroppo di un Olocausto dimenticato. Anche l’avvenimento di Lanciano è stato pressoché ignorato: da tutti i principali mass media, a partire dai quotidiani e a finire alle televisioni private e alla Rai, e da tutte le personalità politiche e istituzionali fatta eccezione per il senatore Luigi Manconi e per il sindaco di Lanciano.
Ignorato nonostante un apposito lancio dell’ANSA e nonostante l’appassionata lettera di partecipazione, che Le alleghiamo, della senatrice a vita Liliana Segre. Tra gli ultimi sopravvissuti dei deportati della Shoà, Liliana Segre, nominata per questo senatrice a vita da Lei, nella sua lettera ha voluto ricordare lo sterminio anche di Rom e Sinti nelle camere a gas del campo di concentramento dove era stata deportata.
Se dopo oltre 70 anni si è arrivati finalmente a tale avvenimento pubblico nel Parco delle Memorie di Lanciano lo si deve alla volontà e iniziativa del Rom italiano musicista, musicologo, direttore d’orchestra e docente universitario Santino Spinelli, in arte Alexian, che durante la seconda guerra mondiale ha avuto 26 familiari e parenti deportati e che è riuscito a mobilitare un folto gruppo di volenterosi.
Il monumento inaugurato a Lanciano è infatti dovuto a cittadini e organizzazioni private, che hanno voluto aderire sostenendola anche economicamente all’iniziativa lanciata dal professor Spinelli.
In Germania invece è lo Stato che ha voluto fare ammenda con un apposito Memoriale nel centro di Berlino, vicino a quello che ricorda la Shoà. La Germania ha voluto inoltre che a inaugurarlo assieme al primo ministro Angela Merkel ci fosse il professor Spinelli, una poesia del quale è scolpita nel Memoriale che in Germania ha finalmente squarciato il velo del silenzio e dell’ignoranza sul genocidio dimenticato.
La stessa poesia intitolata Auschwitz la possiamo leggere ai piedi del monumento di Lanciano. Qualcuno ha scritto che tale monumento “restituisce la dignità a Rom e Sinti”.
Noi invece crediamo che tale monumento inizi a restituire una più completa dignità agli italiani tutti, perché ci aiuta a prendere coscienza di una realtà purtroppo e colpevolmente ignorata troppo a lungo: come se le sue vittime fossero figli di un Dio minore.
In Italia a ricordare il genocidio dimenticato c’è solo una targa in marmo in piazza degli Zingari nel quartiere Monti a Roma. Inaugurata nel gennaio 2001 soprattutto per iniziativa del Comune di Roma e della Comunità Ebraica romana, è fatta segno spesso ad atti di vandalismo e spregio.
In occasione del recente anniversario del rastrellamento nazista a Roma degli ebrei del 6 ottobre 1943 ciò che tale targa ha voluto ricordare è stato ignorato perfino, ma non solo, dall’attuale presidente della Rai Marcello Foa.
Egregio Presidente, stando così le cose Le chiedo con forza e convinzione quanto segue, anche a nome del poliedrico artista Moni Ovadia e dei molti altri già d’accordo con noi e dei quali Le verranno inviate le adesioni direttamente dal professore Spinelli:
– che anche lo Stato italiano provveda a un apposito Memoriale sull’esempio di quello tedesco a Berlino;
– che nella Giornata della Memoria venga inserito il ricordo anche del genocidio dimenticato e più in generale di tutte le vittime discriminate e massacrate dalla barbarie nazista negli appositi campi;
– che il professor Santino Spinelli venga nominato senatore a vita in quanto memoria storica del Porrajmos-Samudaripen e perché si è strenuamente battuto anche sul piano internazionale per porre la parola fine a una omissione che costituisce un’indegna e colpevole smemoratezza.
Con ossequio.
Giuseppe “Pino” Nicotri, cittadino italiano identificato dalla carta di identità del cui PDF allego copia.