ROMA – La conclusione del perito Stefano Ferracuti è netta e non lascia adito a dubbi:
“Marco Fassoni Accetti è capace di intendere e di volere e lo era anche quando ha rilasciato le sue varie dichiarazioni ai magistrati”.
A nulla sono dunque valse le doglianze del suo avvocato difensore, Gianluigi Guazzotti, che alla richiesta della perizia ha reagito dichiarando:
“Ho già eccepito ai magistrati che una perizia non può appurare l’eventuale pericolosità sociale di una persona”.
E’ quindi ormai inevitabile che il fotografo e regista romano di nicchia, il “reo confesso” del “rapimento consenziante” di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, sparite a Roma nel 1983, nonché l’uomo che ha fatto ritrovare quello che secondo lui è il flauto di Emanuela, venga processato per i reati di calunnia e autocalunnia come richiesto un anno fa dalla Procura della Repubblica di Roma e come deciso lo scorso ottobre dal GIP Giovanni Georgianni. E sarà interessante vedere come l’imputato potrà evitare la condanna se non si decide a fare finalmente qualche nome a conferma delle sue fin troppo fantasiose affermazioni riguardo il “rapimento consenziente” delle due ragazzine, a suo dire fatte sparire per decisione di una “fazione vaticana”, quella favorevole alla politica anticomunista di papa Wojtyla, per danneggiare la “fazione” avversa alla politica wojtyliana. Marco Accetti riguardo Emanuela è arrivato a dire che dopo il finto rapimento se ne andava a spasso per Trastevere perché era libera di muoversi, ed è semplicemente assurdo pensare che la “rapita” non si sia mai preoccupata di tranquillizzare i suoi familiari con almeno una telefonata
Sta di fatto, comunque, che sia Emanuela che Mirella sono sparite per sempre, ma Accetti se la cava dicendo che non sa cosa sia successo in seguito. A supporto delle sue incredibili dichiarazioni, Accetti ha spiegato ai magistrati che i genitori delle due ragazze erano tutti d’accordo con la messinscena: il padre di Emanuela era d’accordo perché aveva bisogno di un favore da parte della “fazione vaticana” per la quale Accetti sostiene di avere organizzato il finto rapimento, mentre i genitori di Mirella avevano bisogno di soldi perché volevano comprare un appartamento. Poiché i Gregori NON hanno mai ricevuto nessuna cifra da parte di chicchessia per comprare un appartamento o per altro, basterebbe questo per far crollare il castello affabulatorio del “reo confesso”.
Stando così le cose, era inevitabile la conclusione paventata con largo anticipo da Blitz .
Quando tre mesi fa i sostituti procuratori Simona Maisto e Ilaria Calò hanno ordinato la perizia, Accetti aveva dichiarato con tono tranchant:
“Sia ben chiaro: io la perizia la rifiuto! Ne ho avuto sentore due o tre mesi fa, e ho subito detto al mio avvocato che non ci sto: non mi sottopongo a nessuna perizia perché è solo una perdita di tempo. Si tratta solo di un espediente per tirarla per le lunghe, far passare altri mesi… Mica sono Martina Levato o Alexander Boettcher, la coppia diabolica che a Milano con un lancio di acido ha rovinato il volto e la vita del 22enne Pietro Barbini. E poi una perizia me l’hanno già fatta 30 anni fa e ha dimostrato che sono sano di mente, non ho pulsioni anomale””.
In seguito Accetti ha evidentemente cambiato idea. La perizia di 30 anni fa di cui parla Fassoni Accetti è quella fatta nel 1984 per capire se era un pedofilo o un maniaco sessuale. I giudici volevano sapere se il 13enne Josè Garramon, investito mortalmente nella pineta di Ostia da Accetti alla guida di un furgone Ford Transit la sera del 20 dicembre dell’anno prima, poteva essere stato investito apposta mentre fuggiva da avance pedofile omosessuali. La perizia ha concluso che Accetti non aveva nulla di anormale. Ma nella sentenza di condanna per omicidio e omissione di soccorso i giudici hanno scritto che le spiegazioni date dall’imputato per dichiararsi innocente mostravano “la corda della menzogna o quantomeno della incongruenza e della contraddizione”.
E incongruenze e contraddizioni se ne trovano a iosa nelle “confessioni” di Fassoni Accetti riguardo la “scomparsa consenziente” della Orlandi e della Gregori. Oltretutto il “reo confesso” non ha saputo/voluto indicare neppure un nome dei suoi sodali nella “fazione vaticana” che potessero confermare i suoi strabilianti racconti. Inoltre i giudici del processo per l’uccisione di Garramon nella sentenza hanno anche lamentato “specifici accertamenti trascurati”, trascuratezze che hanno contribuito ad evitare ad Accetti la condanna per omicidio volontario. Oltre agli “accertamenti trascurati”, in quel processo c’è anche un grossolano e inspiegabile errore: chi ha fornito ai magistrati la piantina della zona dell’incidente ha omesso il breve tratto di strada che smentiva in modo lampante la versione di Accetti.