Milano incendio al grattacielo: fu una cicca dagli ultimi piani? Scoperta: pochi idranti per l’acqua oltre 8 piano

di Pino Nicotri
Pubblicato il 9 Settembre 2021 - 09:35| Aggiornato il 13 Settembre 2021 OLTRE 6 MESI FA
Milano incendio al grattacielo: fu una cicca dagli ultimi piani? Scoperta: pochi idranti per l'acqua oltre 8 piano

Milano incendio al grattacielo: fu una cicca dagli ultimi piani? Scoperta: pochi idranti per l’acqua oltre 8 piano

Milano, incendio al grattacielo Torre del Moro in via Antonini. E se fosse stato un mozzicone di sigaretta ancora acceso, gettato da uno dei 3 piani sovrastanti quello dove si è sviluppato il fuoco? Buttato giù e finito nel balcone del 15esimo magari per un colpo di vento.

O più semplicemente perché chi ha buttato il mozzicone anziché lanciarlo lo ha semplicemente fatto cadere. Forse stando appoggiato al muretto del balcone per godersi il panorama o anche solo sporgendo la mano mentre magari se ne stava seduto a parlare con amici o familiari. O a sentirsi in santa pace un po’ di musica. Vedo che l’ipoteso trova seguito e me ne compiaccio.

Suggerisco questa ipotesi perché m’è capitato sia a Padova che a Milano e Bari, tutte città dove ho vissuto e passo periodi dell’anno, di dover litigare con gli inquilini del piano di sopra proprio per questo.

Perché, specie d’estate quando cenavano all’aperto in balcone, buttavano giù i mozziconi di sigarette ancora accesi. Loro e i loro ospiti. Qualche mozzicone cadeva sul mio balcone, col rischio che finisse col dar fuoco alle foglie secche delle mie piante o a fogli di giornale e pezzi di carta vari.

A Padova una vicina di casa particolarmente cafona gettava addirittura i suoi mozziconi di sigarette nel mio balcone sporgendosi appositamente dal suo, separato dal mio solo da una parete di vetro non trasparente.  Una volta la signora non s’è accorta che ero seduto in balcone e l’ho beccata sul fatto. Sono andato a suonare alla sua porta e le ho detto – educatamente – quello che avevo da dirle. E così ha smesso di usare il mio balcone come un portacenere, anzi un portamozziconi accesi.

Gli incendi provocati da mozziconi di sigarette in Europa uccidono una media di mille persone l’anno. Talmente tanti, che la Commissione Europea nel 2011 ha stabilito che nel Vecchio Continente si potessero mettere in commercio esclusivamente sigarette «con ridotta propensione alla combustione” , subito ribattezzate dalla stampa firesafe cigarettes, “sigarette antincendio”».

Incendio Milano, una cicca da lassù, casistica europea

Nonostante la decisione dell’Unione Europea gli incendi da sigaretta hanno continuato tranquillamente a fare danni (e non di rado anche a mietere vittime). Tanto che, per esempio, nel dicembre dell’anno scorso i vigili del fuoco di Piacenza hanno reso noto che nei primi 10 mesi dell’anno dei 532 incendi che sono dovuti correre a spegnere il 26% era stato provocato da mozziconi di sigaretta o fiammiferi. 

Nell’anno in corso, 2021, il corpo forestale della Sardegna lamenta la pericolosa mania di troppi automobilisti di lanciare dal finestrino mozziconi accesi.

Tornando al disastro dell’incendio di Milano è il caso di segnalare due cose

– è vero che per fortuna nessuno degli inquilini dei 18 piani – e dei negozi a pian terreno – è morto né è rimasto ferito o ha riportato scottature. Ma che fine hanno fatto i cani e i gatti rimasti chiusi in casa?

– Tutti i video dell’intervento dei Vigili del fuoco mostrano che le autoscale con gli idranti dei pompieri non riuscivano ad andare più su della metà del palazzo. Significa forse che Milano “metropoli europea” e “capitale morale d’Italia” non è adeguatamente dotata di mezzi in grado di spegnere incendi anche  oltre gli ottavi piani?

Al Comando dei Vigili del fuoco assicurano che hanno in dotazione anche mezzi con scale che arrivano a 50 metri di altezza (pari a un palazzo di 15-16 piani). Però spiegano anche che in strada le prese d’acqua con la necessaria pressione per spingere così in alto l’acqua degli idranti non sempre si trovano.

Leggo anche con una certa meraviglia che per l’incendio del palazzo di 18 piani di via Antonini a Milano la magistratura indaga “sull’effetto lente” come causa che ha scatenato l’inferno di fiamme e distruzioni conseguenti.

Secondo questa ipotesi l’effetto lente sarebbe stato prodotto dal riflesso dei raggi solari di una bottiglia che si trovava sul balcone del 15esimo piano, quello da dove è partito l’incendio. Ma si tratta di un’ipotesi francamente assurda. Vediamo perché.

Il vetro delle bottiglie NON può concentrare i raggi solari (né altri raggi non solari). Perché le bottiglie sono cilindriche, la loro superficie ha cioè forma convessa e NON concava. Motivo per cui l’effetto lente concentrante è impossibile.

Le superfici convesse i raggi li disperdono. Il che è il contrario del concentrarli, come invece fanno le superfici concave quali ad esempio i famosi specchi ustori di Archimede. O quelli dei telescopi riflettori.

Dei telescopi che cioè raccolgono la luce per mezzo di uno specchio concavo. Che la riflette concentrata e debitamente trattata verso l’oculare. Dove poggia l’occhio l’utilizzatore del telescopio stesso. E’ evidente che i raggi solari se anziché venire concentrati vengono dispersi non possano surriscaldare alcunché.