Milano. Pedone multato, passava col rosso, moto a 100 kmh nulla: “No autovelox”

Milano. Pedone multato, passava col rosso, moto a 100 kmh nulla: "No autovelox"
Vigili motociclisti in azione a Milano. Due di loro hanno multato Pino Nicotri che attraversava a piedi col rosso una strada vuota e hanno lasciato stare moto a 100 all’ora, ciclisti e motorini

MILANO – Non so quanti cittadini italiani siano stati multati per avere attraversato a piedi una strada con il semaforo rosso, perciò non so dire se sono il primo in assoluto, ma non credo che la classifica sia affollata. A me comunque è capitato sabato 12 aprile alle ore 18:15, a Milano, all’incrocio tra via Meda e viale Tibaldi. Multa di 17 euro e mi è anche andata bene: non ho capito il perché, ma la prima cifra pronunciata dai due vigili urbani, per l’esattezza due agenti della polizia municipale a cavallo di due motociclettoni, era più alta, mi pare 35 euro. E poichè stavo passeggando senza esermi portato appresso un documento d’identità mi sono anche sentito dire: “Ora chiamiamo un’autopattuglia”. E poiché mi è scappato da ridere, mi sono anche preso un rabbuffo in tono non esattamente gentile: “Non faccia il furbo!”.

I fatti. Sono uscito di casa dopo le 17 per farmi una passaggiatona fino alla libreria di corso S. Gottardo, circa quattro chilometri da casa, per vedere se mi passava un improvviso fastidio tipo attacco di sciatica alla coscia destra. Dato che c’ero ho comprato un dolcetto per la cena. Sulla strada del ritorno, altri quattro chilometri, a un certo punto sono arrivato all’incrocio tra via Meda, prosecuzione in rettilineo di corso S. Gottardo, e il trafficatissimo viale Tibaldi, che ha tre corsie: quelle laterali sono ognuna a senso unico e quella centrale è invece a doppio senso di percorrenza. Ho visto che il semaforo era rosso, ma dato che non c’erano auto e dato che il doloretto alla coscia destra mi spingeva a non fermarmi, ho attraversato la prima corsia, a senso unico.

Poi, visto che non c’era nessuno neppure sulla corsia centrale, eccetto una moto a un centinaio di metri sulla mia destra, ho attraversato anche questa. Il motoclistista mi è parso avesse accelerato, forse per evitare che il semaforo gli diventasse giallo, e così ho completato l’attraversamento in fretta, con il motociclista ancora a oltre 30 metri quando ho messo piede sulla larga striscia di separazione tra le corsie che funge da sosta per i pedoni, con tanto di altro semaforo, in attraversamento sulle apposite strisce pedonali larghe un po’ più di un paio di metri.

Il rombante motociclista pur sfrecciando alle mie spalle sicuramente a più di 100 chilometri orari si è premurato di urlarmi un sonoro “Vaffanculo!”. E proprio in quel momento hanno inchiodato davanti a me le loro motociclettone di servizio due vigili urbani che il caso ha voluto stessero transitando, anche loro dalla mia destra, sulla terza parte di asfalto di viale Tibaldi.

“Ma ha visto cosa ha fatto!”, mi ha gridato il primo dei due centauri comunali, parcheggiando senza problemi la sua ingombrante moto proprio sulle strisce pedonali, occupandole per tutta la larghezza.

“Sì, ho attraversato col rosso. Ho sbagliato. Ho fatto una cazzata. Forse non l’avrei fatta se non avessi un fastidio tipo sciatica che mi ha messo un po’ fretta”, ho spiegato ammettendo comunque il mio errore.

“Ma non ha visto la moto in arrivo!? Il motociclista poteva spaventarsi e finire fuori strada ammazzandosi e magari ammazzando pure lei!”.

“Ho già detto che ho sbagliato. Però se quel motociclista avesse rispettato i limiti di velocità non ci sarebbe stato nessun pericolo che si potesse accoppare lui o che potesse accoppare me”.

“Documenti!”.

Mi sono frugato nelle tasche, ma oltre alle chiavi e qualche soldo nell’uscire di casa non avevo preso altro: “Mi spiace, ma non ho un documento, l’ho lasciato a casa. Sono uscito per una passeggiata”.

“Ah sì? Beh, allora chiamiamo un’autopattuglia!”.

“Scusate, ho ammesso di avere sbagliato, però forse sarebbe più il caso che multaste i motociclisti che scorazzano all’impazzata”.

“Lei non faccia il saputello!”.

“Il saputello? No, guardi, il fatto è che come potete vedere guardandovi attorno non c’è quasi nessuno che almeno sulla corsia centrale di viale Tibaldi stia rispettando i limiti di velocità. Loro corrono all’impazzata e voi state facendo la multa a un pedone. Non lo trovate un po’ strano? A me viene un po’ da ridere”.

“Non faccia il furbo, eh! E comunque se non ci danno gli autovelox come facciamo a multare chi corre troppo? Per multarlo dobbiamo poter dimostrare che correva troppo. E senza autovelox non possiamo far nulla”.

Nel frattempo alcuni pedoni sbigottiti si sono fermati a guardare la scena: dalle facce, si capiva che non avevano mai visto un pedone multato da due vigili per avere attraversato mezza strada col semaforo rosso.

Un ragazzo ha anche cominciato a protestare: “Ma non vi vergognate? Con tutti i delinquenti che ci sono in giro, ve la dovete prendere con un pedone! E guardate là, guadate lì all’angolo quelli in bici e in motorino che se ne fottono del rosso e stanno attraversando via Meda sulle strisce pedonali sotto il vostro naso come se niente fosse. E che, paghiamo le tasse per avere dei vigili che se la prendono con un pedone?! Ma multate quelli che portano il cane a cagare dove gli pare, sui marcipiedi o nei giardinetti per i bambini, anziché rompere i coglioni a un signore che se ne va tranquillamente a spasso ”.

L’atmosfera rischiava di scaldarsi e non avevo intenzione di essere “liberato” da un capannello di gente incazzata come succede a Napoli quando la folla impedisce alla polizia di arrestare un contrabbandiere per strada. Ho perciò ringraziato il ragazzo e gli altri consigliando però a tutti loro di non restare lì. “Ho sbagliato e chi sbaglia è giusto che paghi”, ho ripetuto più volte.

I vigili devono essersi accorti di avere esagerato e ci hanno ripensato: niente autoradio per portarmi via, non so se in questura o al comando dei vigili per accertare la mia identità, e niente multa da 35 euro o più.

“Facciamo così”, ha detto il vigile prima infuriato e ora un po’ imbarazzato: “Le diamo la sanzione minore, quella da 17 euro. Ci dia le sue generalità: data e luogo di nascita, cittadinanza e luogo di residenza. Ah, lei è milanese? Sa, la legge prevede che un italiano non ha l’obbligo di uscire di casa con un documento di identità, come invece ce l’hanno gli extracomunitari, però può esserci una situazione nella quale l’accertamento delle generalità richiede l’intervento della polizia anche per un cittadino italiano, per un milanese a Milano come lei”.

Nel frattempo è arrivata una signora che spingeva una carrozzina più larga del normale perché con due gemelli e che non riusciva a passare perché le strisce pedonali erano occupate dal motociclettone di uno dei due vigili motorizzati.

“Scusate, mi fate passare”, ha chiesta la signora.

“Beh, voi state multando me perché ho attraversato col rosso, però io non posso multare voi che avete parcheggiato sulle strisce pedonali. Vi pare giusto?”.

“Che fa? Si mette pure a sfottere!”.

Quando sono arrivato a casa, né mia moglie né gli ospiti a cena hanno creduto al mio racconto: “Ci stai prendendo in giro. Due vigili motorizzati che se la prendono con una pedone… A Milano!”.

Mi hanno creduto solo quando ho tirato fuori il verbale della contravvenzione, con tanto di modulo del conto corrente per pagarla. Dopodiché, tra le risate generali, abbiamo deciso di fare incorniciare e appendere a una parete come fosse un bel quadro o una reliquia quello che ha tutta l’aria di essere un documento raro: una multa a un pedone.

Chissà se ce ne sono altre a Milano. Anzi, nell’intera Italia.

“Se ce ne sono, ti offriamo noi una cena. Se non ce ne sono, ce la paghi tu. Che hai sempre tutte le fortune!”, è stata la proposta al momento del dolce. Quello che avevo comprato tornando da corso S. Gottardo.

 

 

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