Lungo i bordi delle strade italiane è frequente vedere nei posti più diversi foto ricordo di morti in incidenti stradali e mazzi di fiori portati da amici e parenti delle vittime. A volte ci sono anche scritte e targhe ricordo o piccoli altarini. È perciò particolarmente strano che da ben 5 anni resti ancora coperta la targa commemorativa nel luogo dove fu trovata morta la diciottenne Serena Mollicone, ragazza di Arce, nel Frusinate, rimasta uccisa nel 2001 in circostanze ancora oscure.
Il consiglio comunale di Fontana Liri nell’ormai lontano 2007 decise di far posizionare vicino al chilometro 68 della strada statale 82, dove fu trovato il cadavere di Serena, una targa in memoria della ragazza. La targa c’è, ma è rimasta coperta ormai da ben 5 anni. La motivazione ufficiale è che manca ancora il visto dell’ente Astral gestore della strada. I casi quindi sono solo due: o la burocrazia dell’Astral non fa il proprio dovere, che consiste anche nel rispondere sollecitamente alle domande di autorizzazione, o subisce pressioni da parte del responsabile della morte di Serena e/o dei suoi amici e protettori.
Serena Mollicone sparisce di casa il 1° giugno 2001, all’età di 18 anni, e due giorni dopo viene trovata morta ai margini di un boschetto nelle vicinanze di Arce. Il cadavere ha mani e i piedi legati con un filo di ferro e la testa infilata in un sacchetto di plastica. L’autopsia dimostra che Serena è stata colpita alla testa ed è morta per asfissia dopo ore di agonia. Non vengono trovate tracce di violenza sessuale, ma altre tracce organiche che potrebbero essere dell’assassino o degli assassini nel caso sia stata uccisa o trasportata non da una sola persona. Suo padre Guglielmo viene prelevato dal maresciallo comandante della locale stazione dei carabinieri, Franco Mottola, direttamente nella chiesa mentre si celebra il funerale. La procedura solleva perplessità perché si scopre che non c’è nessun motivo di urgenza, si tratta solo di una semplice convocazione burocratica, e prelevare qualcuno in quel modo significa screditarlo agli occhi dell’intero paese e quindi dell’opinione pubblica.
Il 6 febbraio 2003 viene accusato del delitto il carrozziere Carmine Belli, che aveva testimoniato di avere visto la ragazza proprio il giorno della sua scomparsa. Ma dopo 17 mesi di carcere Belli viene assolto. Non prima di avere ammesso di essersi inventato la testimonianza su suggerimento “di un’altra persona”, della quale però non fa il nome. Nell’aprile del 2008 il brigadiere dei carabinieri Santino Tuzzi dichiara ai magistrati che Serena alle 11,30 del giorno in cui è sparita si era recata nella caserma dei carabinieri del paese. L’11 aprile Tuzzi si suicida sparandosi un colpo di pistola in testa.
La versione ufficiale, basata su non si sa cosa, afferma che si è sparato a causa di problemi sentimentali, ma la figlia di Tuzzi dichiara che il padre si è suicidato per avere rivelato che aveva visto Serena nella caserma dei carabinieri. Sopra la quale abita il maresciallo Mottola con la moglie Anna e il figlio Marco. Essi finiscono tutti e tre nel registro degli indagati assieme a Michele Fioretti, ex fidanzato di Serena, e sua madre Rosina Partigianoni. Poche settimane fa il GIP Angelo Valerio Lanna ha deciso che il 18 settembre si proceda al prelievo del DNA di tutti e cinque gli indagati. Perito di parte per Guglielmo Mollicone è il generale dei carabinieri Luciano Garofano, il famoso ex comandante dei Ris.
La targa commemorativa di Serena intanto è sempre lì dove è stata messo per decisione della giunta di Arce, ma è ancora nascosta agli occh idel pubblico. Perché? Stufi di chiederselo, alcuni conoscenti di suo padre hanno iniziato nei giorni scorsi una raccolta di firme per chiedere alla giunta di farsi rispettare imponendo di farla finita con quella che di fatto è una censura assurda e una mancanza di rispetto per la ragazza uccisa.
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