Il Monti “non politico” che non piace alla destra

ROMA – Fa un po’ ridere l’affermazione di non pochi esponenti del centrodestra secondo la quale il governo Monti rappresenta una cessione di sovranità da parte delle istituzioni perché è composto solo ed esclusivamente da persone non elette in parlamento.

I motivi per ridere purtroppo sono più d’uno, ed è il caso di parlarne in questi giorni di polemiche per i miliardi di euro che lo Stato italiano continua a regalare al Vaticano anche in questa dura epoca di tosatura fiscale degli italiani. Secondo vari calcoli, da 4,5 a 20, questa ultima cifra secondo l’Agenzia di Ricerche Economiche Sociale (ARES). Pari, quest’ultima cifra, all’ammontare di una intera manovra “salva Italia”….

I motivi più recenti per ridere dello scandalizzarsi del centro destra sono almeno tre, il primo dei quali è che Umberto Bossi non appena dismessi i panni di ministro della Repubblica italiana ha riaperto i battenti del “parlamento padano” per mettersi a gridare di nuovo “secessione!”. E a proporre addirittura che la Padania faccia parte di un insieme comune con l’Austria e la Germania meridionale.

Ancor più grave è che certe cose le condivida anche un neo ex ministro dell’Interno della Repubblica italiana, qual è Roberto Maroni, che peraltro come ministro dell’Intero è stato di livello notevole, così come lo era stato al dicastero del Lavoro. Roberto Calderoli, altro freschissimo ex ministro della Repubblica italiana, oltre a parlare di “secessione morbida, consensuale come è avvenuto nell’ex Cecoslovacchia”, ha proposto proprio Maroni “come ambasciatore a Roma del parlamento padano per fare il culo a Mario Monti”.

Linguaggio a parte, è evidente che ci deve essere stata – di fatto – una non trascurabile cessione di sovranità da parte delle istituzioni se ci si riduce a cambi di ruolo così pesanti e potenzialmente pericolosi se non eversivi, non appena usciti da palazzo Chigi, cioè dall’istituzione che si chiama governo.

A parte tutto ciò, la cessione più grande di sovranità delle istituzioni e dell’intero Stato italiano è stata opera proprio del centro destra quando nel luglio 2002 il governo ha regalato ai vescovi il potere di scelta, nomina e licenziamento dei 20 mila insegnanti di religione della scuola statali.

Insegnanti fatti oltretutto diventare di ruolo in blocco saltando a piè pari la gran massa di colleghi delle altre materie che invece restavano precari pur insegnando da più tempo e avendo quindi più titoli di merito.

Nessuno pone mente al fatto che i vescovi non sono scelti e nominati dai fedeli delle diocesi corrispondenti, bensì dal papa: vale a dire, dal capo di Stato del Vaticano. E il Vaticano NON fa parte dello Stato italiano: come è noto, è infatti uno Stato autonomo e quindi estero.

I vescovi sono dei prefetti, per l’esattezza prefetti vaticani inviati a fare i prefetti della fede nelle diocesi loro assegnate così come lo Stato italiano invia nelle singole Prefetture i suoi prefetti anche per vigilare sull’ordine pubblico e sulle amministrazioni locali. I fedeli non hanno nessuna voce in capitolo sulla scelta del loro vescovo, che viene invece scelto in base a criteri di convenienza, cioè politici, del Vaticano.

Per esempio, all’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, rivelatosi un po’ troppo attento al sociale, perciò in odore “di sinistra”, papa Ratzinger ha fatto succedere Angelo Scola, più vicino a Comunione e Liberazione e a quella parte del cattolicesimo che si contrappone alla linea “aperturista” del Concilio Vaticano II voluto da papa Roncalli, Giovanni XXIII.

A voler essere pignoli, anche la città di Roma vive la curiosa condizione di veder scegliere il proprio vescovo da uno stuolo di persone accorse da tutto il mondo e che di tutto tengono conto fuorché dei desideri e delle aspettative dei fedeli romani.

Il vescovo di Roma è infatti il papa, e il papa viene eletto dal conclave dei cardinali, notoriamente in base a mille calcoli, nessuno dei quali bada ai romani. I quali poi si vedono appioppare dal loro nuovo vescovo, cioè dal neo papa, il vicario che farà loro da vescovo effettivo!

Cosa diremmo se il governo Monti, dato anche che è formato da tecnici, decidesse di delegare all’ambasciatore inglese il potere di scelta, assunzione e licenziamento degli insegnanti di inglese delle scuole italiane? Non è forse un tecnico in fatto di lingua inglese l’ambasciatore di sua maestà the Queen?

E via così, di ambasciatore in ambasciatore, per gli insegnati e i docenti universitari di lingua e letteratura cinese, araba, iraniana, giapponese, ecc.

E’ evidente che se Monti si sognasse una cosa simile ci sarebbe, giustamente, un gran coro di proteste, o almeno si spera.

Invece la legge del 2002 nata per volontà dell’allora ministro della Pubblica istruzione Letizia Moratti venne applaudita da quasi tutti, eccetto sicuramente gli insegnanti precari superati d’autorità dai “colleghi” scelti dai vescovi e immessi in blocco in ruolo.

La cessione di sovranità arriva all’assurdo che lo Stato italiano, tramite gli enti locali, del Vaticano paga anche le costose bollette per il consumo dell’acqua, della luce e quant’altro.

Ogni volta che qualche forza politica solleva la scandalosa questione del peso economico del Vaticano sul bilancio dello Stato italiano il segretario di Stato Tarcisio Bertone ribatte puntualmente che “la Chiesa aiuta i poveri”.

L’ultima dichiarazione di questo tipo è di martedì 6 dicembre, scaturita dalle proteste perché la Chiesa e il Vaticano non pagano neppure un euro di ICI nonostante lo sterminato patrimonio immobiliare che hanno a Roma in particolare e nell’Italia intera. “L’ICI? Tema aperto, ma la Chiesa aiuta i poveri”, ha dichiarato Bertone.

Ma a parte il fatto che solo una parte, non si sa quanta, del fiume di denaro italiano viene smistato da Oltretevere ai poveri, non si vede perché a provvedere a costoro non debba essere direttamente lo Stato italiano, creando così oltretutto anche posti di lavoro. Oltre magari a creare dei progetti per far sì che i poveri non restino sempre e tutti eternamente tali.

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