Monti, pretese di gloria : ma dopo Berlusconi…

Mario Monti (Foto LaPresse)

ROMA – Chi accetterebbe che il dentista una volta quasi completati i lavori per i nostri denti pretendesse di continuare a occuparsene anche se abbiamo forse deciso di cambiare dentista cercandone uno più bravo e/o meno costoso? E chi accetterebbe che l’architetto o l’impresario edile una volta quasi terminata la ristrutturazione della nostra casa pretendesse di continuare a occuparsene, per giunta in coabitazione con noi, anche se abbiamo deciso di cercarne di meglio o meno cari?

Certamente nessuno accetterebbe tali eventuali invasioni di campo, decisamente impensabili. Mario Monti invece più o meno questo sta facendo. Il che dimostra che non è del tutto vero che lui è un tecnico prestato alla politica per necessità di quest’ultima. Se lo fosse accetterebbe di passare la mano, con i nostri sentiti ringraziamenti, accettando quanto deciso dai padroni della dentatura e di casa con annesso guardiano, vale a dire dal parlamento e dal presidente della Repubblica. Invece di fatto ha deciso di restare in politica e mettere in piedi una coalizione di centro.

Che porterebbe via voti sia alla sinistra che alla destra e lo metterebbe forse in grado di restare a palazzo Chigi. Il premio d’ingaggio come anticipo per le sue prestazioni da tecnico, cioè la nomina a senatore a vita, evidentemente a Monti non basta. Per carità, nessuno vuole privare Monti dei suoi diritti politici sia attivi, come fondatore o catalizzatore di partiti e alleanze, sia passivi, come candidabile al governo da parte di tali alleanze.

Però non si venga a dire che Monti è un tecnico e che come tale è stato prestato alla politica oppure che una volta prestato alla politica ci abbia preso gusto. A ben guardare, la linea di governo di Monti è stata orientata fin dall’inizio, volutamente o no, verso gli sbocchi attuali: vale a dire, verso il compattamento di un blocco di centro che dal Vaticano fino ai finanzieri e industriali “illuminati”, quale si usa dire sia per esempio Montezemolo, fosse in grado di spingere ancora una volta la sinistra e il centrosinistra nell’angolo dietro la lavagna.

La Chiesa infatti, a partire dall’Imu, è stata sempre molto ben trattata (anche) dal governo Monti. E lo stesso Monti non solo va a messa tutte le domeniche, al contrario di Pierluigi Bersani, ma ci tiene anche a farlo sapere. Inoltre la formazione e la carriera professionale dell’attuale primo ministro sono tali da permettere di relegare il luogo dove ha studiato, la celebrata Università privata Bocconi, a ricordo di gioventù mentre le varie istituzioni estere dove Monti s’è fatto il gran nome assurgono a plasmatori e garanti della sua capacità tecnica: Monti diventa così il loro naturale uomo di fiducia e di riferimento nell’Italia di oggi e di domani. Istituzioni, si noti bene, che non praticano la filantropia, ma fanno il proprio interesse. E lo fanno a prescindere da quello che potrebbe essere il nostro di cittadini di un Paese chiamato Italia.

Il plauso di Obama e l’invito pubblico del cancelliere tedesco Angela Merkel e del capo di Stato francese François Nicolas Holland parlano chiaro: Monti ci dà più affidamento e garanzie di Bersani. E in Vaticano sono in apprensione all’idea di un governo Bersani con dentro anche un “estremista” come Niki Vendola, per giunta gay dichiarato, e l’inevitabile prospettiva di dover pagare l’Imu sulla marea di immobili posseduti in Italia e di perdere gli incostituzionali finanziamenti e appoggi nelle scuole private a (ulteriore) danno di quelle pubbliche. Vade retro, Bersani! Tappeto rosso e incenso invece per il cattolico praticante Mario Monti, da cooptare come nuovo uomo della Provvidenza…

Insomma, i poteri veri vogliono garanzie e mettono i piedi nel nostro piatto. Intendiamoci: non è affatto detto che sia un male. E fare gli offesi perché “cediamo sovranità” fa semplicemente ridere. Oggi la sovranità intesa come isola felice per definizione oltre a puzzare ormai di provincialismo è anche fuori dalla realtà. Nel piatto c’è dunque posto anche per i piedi degli azionisti di riferimento dell’Unione Europea. Meglio però se non puzzano.

A conti fatti, la trasformazione in corso d’opera permette di avere di Monti un’immagine diversa da quella accreditata con insistenza. Un’immagine più da italiano, sia pure con la valigia a rotelle, che da anglosassone: immagine, quest’ultima, che puzza un po’. Accusiamo la classe dirigente di essersi fatta casta e di approfittare degli incarichi pubblici per prolungarli e passare da un incarico all’altro restando così comunque sulla scena, con gli inevitabili vantaggi personali. Beh, Monti non sta forse facendo di tutto per restare in scena e riavere un incarico pubblico di governo? E sì che il palco come senatore a vita gli permetterebbe comunque di sedere di diritto in teatro. E un bravo tecnico con frecce nel proprio arco saprebbe di sicuro come partecipare in qualche modo all’allestimento non solo delle scene, ma anche dei canovacci.

L’etica invocata in queste ore da Monti come imperativo categorico che lo costringe a restare in scena non c’entra nulla. E’ la politica, bellezza! As usual. O permetteremmo forse al dentista o all’impresario edile o all’architetto di invocare l’etica per continuare a occuparsi comunque della nostra dentatura e del nostro appartamento anche a lavori terminati e annesso benservito? In Italia peraltro non mancano né i dentisti ottimi né gli impresari edili e gli architetti in gamba.

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