Negozianti, sicurezza, evasione fiscale

Di fatto è ormai ufficiale: a non dare lo scontrino ai clienti e avventori , cioè a non pagare o a pagare poco le tasse, è addirittura il 50% dei negozi. Vale allora la pena di ricordarci di alcune cose e trarre qualche conseguenza in più rispetto quelle puramente fiscali. Chi non ricorda la lunga campagna al grido di “Più sicurezza!” lanciata dai negozianti soprattutto della mitica Padania supportati o spinti dai leghisti? Fino a un paio d’anni fa pareva che l’unica preoccupazione degli immigrati extracomunitari e di buona parte degli italiani disoccupati e sottoproletarizzati fosse rapinare tabaccherie, gioiellerie, bar, ecc. Per un pezzo fiorirono anche proposte di “ronde padane”, di taglie da pagare a non si è capito bene chi e in cambio di cosa, di armi ai vigili urbani, di poliziotti di quartiere, ecc.

“Più sicurezza!” significa necessariamente più poliziotti, più carabinieri e più vigili urbani, armati, da arruolare. Il bisogno di maggiore sicurezza è comune di tutti i residenti in Italia, extracomunitari inclusi, e la criminalità che comunque è dilagante come conferma la cronaca di questi giorni non la si confronta certo con amnistie mascherate ma con più uomini, mezzi e certezze per le forze dell’ordine,

Ma resta il fatto che a pretendere dallo Stato l’aumento della spesa pubblica per garantire più sicurezza ai cittadini italiani, cosa, ripeto, peraltro giusta e auspicabile,  erano gli stessi, cioè i negozianti, che per almeno la metà di loro si guardavano e si guardano tuttora bene dal pagare le tasse!

“Più sicurezza” per loro sì, ma pagata dagli altri. Pagata cioè dai soliti noti, dai lavoratori a stipendio, che vengono spremuti ormai come limoni, con la solita promessa escatologica che “dopo si potranno pagare meno tasse”. “Dopo” quando? Nell’aldilà, probabilmente.

Una volta ci fu una levata di scudi contro Massimo Cacciari perché aveva osato salutare con favore il fiorire di grandi supermercati e centri commerciali la conseguente moria di negozi e negozietti. Oggi forse, alla luce dell’evasione fiscale da parte appunto di negozi e negozietti, se Cacciari ripetesse quelle sue affermazioni verrebbe rimproverato meno. Resta però il fatto che i supermercati e i grandi centri commerciali non possono certo sostituire la sfilza di bar, pizzerie, trattorie, ristoranti, enoteche e simili che, specie nelle città turistiche, lo scontrino continuano a dartelo solo col cavolo…

Ma a dare il cattivo esempio della furbizia a spese dello Stato ci si è messo per anni addirittura un capo di governo di lungo corso. Silvio Berlusconi infatti ha provocato un sacco di spese inutili da parte dello Stato del quale è stato quattro volte primo ministro. L’esempio più recente e clamoroso è la conclusione del processo Mills, finito nel nulla di un non luogo a procedere per scadenza termini. I termini sono scaduti solo perché Berlusconi, come è noto, ce l’ha messa tutta per farli scadere ritardando, dilazionando, eccependo, ricusando, contrastando ed estenuando le indagini prima e il processo dopo.

Il trucco, pardòn, la strategia si ripete con altri processi, “Ruby” in testa a tutti. Per carità, gli imputati hanno tutto il diritto di difendersi, ma qui siamo ben oltre il concetto del diritto a difendersi se non altro perché non tutti possono permettersi di esercitarlo in modo così pantagruelico. E a proposito di difesa, per pagare due avvocati del calibro di Piero Longo e Nicolò Ghedini l’ex pluri primo ministro ha speso una fortuna. Non tutta di tasca sua. Un po’ di quattrini li ha fatti e li fa spendere spendere allo Stato, che deve pagare ai due avvocati gli stipendi e tutto il resto, con annessi vitalizi, dato che il loro facoltoso cliente li ha fatti eleggere in parlamento.

Tra indagini e processi buttati a mare più prebende agli avvocati ben sistemati in parlamento, in totale il Cavaliere quanto ha fatto spendere alla Repubblica italiana? Stando a quanto lui stesso ama gridare riguardo i costi dei processi a suo carico, di sicuro non pochissimo.

Come si vede, per uscire dal pantano dell’evasione fiscale e delle furbizie a spese dello Stato, il Belpaese ha ancora molta strada da percorrere.

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