“Il chiacchierone uccide gli altri perché la lingua uccide come un coltello. Il chiacchierone […] butta la bomba e se ne va, distruggendo la fama altrui. Non dimenticare: chiacchierare è uccidere”.
A parlare così è Papa Francesco. Lo ha detto nell’udienza generale in S. Pietro del 14 novembre. Dopo la sorpresa, non pochi degli italiani presenti hanno poi commentato tra loro, forse esagerando di fantasia anche perché non è da Papa Francesco offendere un suo suddito, associando l’ammonimento di Francesco a Pietro Orlandi e ai suoi fan, scatenati come non mai ad accusare, sempre senza nessuna prova, soprattutto il Vaticano, ma non solo, della scomparsa di Emanuela Orlandi. Non è giusto e non è degno insultare per qualsiasi tipo di opinione, anche la più estrema, e certo Pietro Orlandi, persona nell’intimo mite e devota, non merita l’insulto, nemmeno del Papa.
Anche se, del tutto involontariamente, fa di tutto per rinfocolare le polemiche.
Il fuoco alla nuova miccia l’ha fornito lo strombazzatissimo ritrovamento di ossa umane nella terra sotto il pavimento della casa del guardiano di Villa Georgina in via Po a Roma, sede dell’ambasciata del Vaticano in Italia e S. Marino. Che si tratti di una faccenda alla quale è stata data un’enorme importanza senza nessuna base plausibile lo fanno sospettare anche indiscrezioni secondo le quali le ossa sono mal conservate, e quindi di difficile studio e attribuzione a qualcuno, perché NON erano nè nel pavimento né immediatamente sotto il pavimento, bensì sotto vari centimetri di terra.
Segno abbastanza evidente che si tratta di vecchie sepolture, probabilmente di quando i cimiteri non esistevano ancora e a Roma, come ovunque, si usava seppellire i morti o sotto le chiese e annesso terreno o fuori dalle mura cittadine. Ben vengano comunque gli accertamenti, DNA compreso se possibile, a fugare ogni dubbio.
Certo un Papa non si scomoda per riferirsi solo a una persona qualsiasi, ma in Vaticano sono convinti che la filippica di domenica 14 ha come destinatario anche Pietro Orlandi. Convinzione che nasce dal fatto che Francesco ormai il tema delle chiacchiere e calunnie è già la terza volta che lo affronta in pubblico e dall’indiscrezione secondo a quale ha quasi perso le staffe quando gli hanno riferito che in questi giorni Pietro Orlandi va sostenendo ai quattro venti che gli ultimi tre pontefici sanno che fine ha fatto Emanuela. I tre pontefici sono quindi Wojtyla, il suo successore Ratzinger e il successore di Ratzinger, vale a dire proprio Francesco. Che era già molto contrariato quando, cambiando versione dopo due mesi e mezzo, per l’esattezza il 3 giugno a Uno Mattina, Pietro ha “rivelato” che il Papa nel loro casuale e fugace incontro domenicale del 17 marzo 2013 all’uscita della chiesa vaticana di S. Anna aveva detto due volte di seguito prima a sua madre e poi a lui che “Emanula sta in cielo”, cioè che è sicuramente morta.
Cosa che mal si accorda con gli allegri sorrisi di Pietro e di sua madre esibiti mentre Francesco sta parlando con loro. Da notare che il video che immortala i loro felici sorrisi, a suo tempo reperibile con il link https://www.youtube.com/watch? v=hTG1PT1DjXA, è stato fatto sparire da web per ragioni di copyright. Di Pietro che sorride beato con Papa Francesco quando parla di Emanuela restano solo tre foto.
Sparito dal web anche l’articolo de Il Messaggero che riportava le dichiarazioni entusiaste e speranzose di Pietro dopo l’incontro in questione, articolo a suo tempo leggibile tramite il link https://www.ilmessaggero.it/ primopiano/vaticano/papa_ francesco_pietro_orlandi/ notizie/258981.shtml .
Fino al cambio di versione Pietro aveva invece sostenuto che il Papa gli aveva detto, a lui e prima anche a sua madre, “SE Emanuela è in cielo, dobbiamo pregare per lei ”. La scomparsa del SE, che ha trasformato una legittima ipotesi in un’affermazione decisamente impegnativa e scomoda, ha fatto decidere al Pontefice di rifiutare la richiesta di incontro avanzata con insistenza da Pietro. Dato il precedente del SE fatto sparire per attribuirgli un’affermazione che in realtà non aveva fatto, il Papa vuole evitare che di un eventuale colloquio l’Orlandi riferisca poi chissà cosa, inventando chissà che.
Da notare che quel SE oggi è reperibile solo in un articolo de La Stampa ( https://www.lastampa.it/2013/ 03/18/vaticaninsider/se- emanuela-in-cielo-dobbiamo- pregare-per-lei- J4Wq4v9Kzw524it6PJXpHN/pagina. html ), sempre che non sparisca nel frattempo.
Come gli è capitato man mano con tutti i cosiddetti “supertestimoni” del mistero Orlandi, Pietro ha sbagliato valutazione e fatto male i calcoli anche con Papa Francesco, visto che dopo l’incontro davanti S. Anna ha dichiarato con soddisfazione al Messaggero nell’articolo ora scomparso dal web:
“Il colloquio è stato breve ma ho sentito che c’è stata un’intesa. Gli ho chiesto di aiutarmi a far emergere la verità e lui mi ha stretto più forte la mano. È stato bello, ho avuto la sensazione che ci possa essere quel dialogo che attendo da tempo e che il muro di silenzio che dura da due pontificati si stia incrinando. Mi ha ascoltato e ha avuto parole di incoraggiamento. Per questo chiederò un’udienza privata e sento che me la concederà e che riuscirò a parlargli”.
Per trovare queste dichiarazioni bisogna ricorrere a un breve articolo scritto a botta calda lo stesso 17 marzo da quotidiano.net (https://www.quotidiano.net/ cronaca/2013/03/17/860255- papa-francesco-pietro-orlandi- angelus-santanna.shtml ), sfuggito alla strana pulizia fatta da qualcuno nel web.
Contrariamente alle sua attese e sensazioni, non solo non c’è stata né l’intesa né il dialogo, ma non c’è stata neppure l’udienza privata. In compenso c’è stato più di un anatema contro i chiacchieroni e i pettegoli. Non è infatti la prima volta che il Papa li condanna, pesantemente. E già successo il 13 settembre 2013 nella sua prima omelia nella cappella di S. Marta dopo la pausa estiva, quando ha scandito:
“Quelli che in una comunità fanno chiacchiere sui fratelli, sui membri della comunità, vogliono uccidere”.
Ed è successo anche il 16 febbraio 2014, quando dal balcone del Palazzo Apostolico alla folla dei fedeli in piazza S. Pietro ha ribadito con insistenza:
“Anche le parole possono uccidere! Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell’ira e colpirlo con la calunnia. Neppure sparlare di lui, e così arriviamo alle chiacchiere che possono uccidere perché uccidono la fama delle persone. All’inizio le chiacchiere possono essere divertenti, come una caramella. Alla fine pero’ uccidono anche noi”.
A Roma dicono “Se la voi capì bene, se no so’ cavoli tuoi”. Chissà che Pietro Orlandi si decida finalmente a capire: ad ascoltare cioè le parole e le esortazioni sicuramente rivolte anche a lui dal Papa. Che di fatto è anche il suo padrone di casa, visto che, nonostante le pesanti accuse riversate periodicamente ormai su ben tre pontefici, il buon Pietro continua ad abitare in una casa, una bella casa, del Vaticano. E a due passi da piazza S. Pietro.