Pietro Orlandi sale in Sky e Chi L’ha Visto…

Pietro Orlandi sale in Sky e Chi L’ha Visto… (foto Ansa)

ROMA – Pietro Orlandi il 26 sale al Cielo: o meglio, sale a Sky e ci resta per un po’.

Ma andiamo per ordine.

Le ossa umane della Nunziatura Apostolica in via Po a Roma si sono rivelate una montatura e un bidone  molto più grotteschi, e depistanti, di quanto fosse già chiaro fin dalle prime battute, utili solo a produrre un altro po’ di concitato e interessato baccano sul mistero Orlandi.  Oltre che utili alle immancabili puntate televisive tanto per cambiare a base di chiacchiere e deliri.

Pur di non mollare l’osso, ormai quasi 40ennale icona e miniera d’oro per l’audience e per la mitomania nazionalpopolare, si è arrivati a ipotizzare che potesse essere di Emanuela Orlandi il corpo di una sconosciuta sepolto a Priverno, pur essendo chiaro e assodato già da anni che per l’età (sui 40 anni), per la presenza di due protesi dentarie e per l’altezza della sconosciuta (circa 160 centimenti) NON poteva assolutamente trattarsi della ragazzina del Vaticano. E nemmeno di Mirella Gregori, che ogni tanto ricompare come ruota di scorta del mistero Orlandi per renderlo più torbido e misterioso.

L’insistere di Pietro Orlandi sulla faccenda della Nunziatura, accusando a squarciagola il Vaticano di avere terrore dell’inchiesta e il procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone di non volerne fare comunque ha finito col provocare il divorzio col giornalista Fabrizio Peronaci, che con Pietro anni fa ha scritto il libro “Mia sorella Emanuela Voglio tutta la verità”.

Peronaci è da tempo scandalizzato dall’uso di Emanuela “come un brand, un prodotto per far salire l’audience e vendere pubblicità”, e la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’insistere di Pietro sulla pista della Nunziatura pur essendo chiaro fin da subito che si trattava di resti dell’enorme cimitero antico della zona che oggi comprende anche via Po.

Ha storto il naso anche il giornalista Tommaso Nelli, che a Pietro ha fatto scrivere l’introduzione al proprio libro Atto di dolore, con il quale ha accusato la mania di correre dietro piste “spettacolari” trascurando invece fatti certi molti più concreti. Una mania per la quale i responsabili dovrebbero appunto recitare almeno un atto di dolore per i depistaggi che hanno provocato.

Il filone macabro a base di ossa umane, scheletri e cadaveri, è stato lanciato nel settembre 2005 dal programma televisivo “Chi l’ha visto?” col tormentone del “boss della banda della Magliana” Enrico De Pedis sepolto nello scantinato della basilica di S. Apollinare.  Secondo i mitomani, sepolto ovviamente assieme alla Orlandi e magari anche alla Gregori.

Un tormentone pure quello grottesco, ma moooolto più duraturo della ballata della Nunziatura e che con una infinità di inviti in studio, intervistine e citazioni ha reso famoso Pietro Orlandi. Nel seguire sempre rumorosamente le piste più strampalate da Ankara a Londra, con l’immancabile troupe al seguito, l’Orlandi non ne ha mai azzeccata una, però è sempre corteggiato dai mass media perché “il brand” Emanuela ha ancora i suoi aficionados. Tanto che Pietro l’anno scorso è comparso prima come ospite, per “rivelazioni” sue e del suo nuovo avvocato Laura Sgrò, rivelatesi la solita fuffa, e poi come conduttore in qualche puntata di Sky. E di recente ha ottenuto un ingaggio dalla stessa Sky per presentare dal 26 febbraio un programma dedicato ovviamente agli scomparsi.

In Italia se ne contano un migliaio ogni anno ma al contrario di Emanuela non fanno mai notizia perché non abitano in Vaticano e quindi non si possono ipotizzare scenari iper scandalistici né complotti su vasta scala orditi da servizi segreti vari.

Pietro Orlandi volta così disinvoltamente le spalle a “Chi l’ha visto?”, che l’ha reso famoso, e anzi gli fa concorrenza sul suo stesso terreno. Pietro&C non ne hanno mai azzeccata una, ma con 36 anni di piste fasulle il mistero Orlandi resta ancor più un mistero, sempre più pluritentacolare e perciò un brand commerciale che tira ancora. Commerciale e pubblicitario, che NULLA ha a che vedere con la ricerca della verità sulla fine di Emanuela. Ma tant’è….

Papa Francesco ha detto a Pietro “SE Emanuela è in cielo, preghiamo per lei”. Pietro ha trasformato la frase in “Emanuela È in cielo”. Il regista Roberto Faenza ci ha costruito sopra il mediocre e presuntuoso film “La verità sta in cielo”. L’unica cosa certa però è che a stare in cielo è Pietro: lui infatti dal 26 è a Sky, che in inglese significa appunto Cielo.

The show must go on! “Venghino, siòri, venghino, avanti c’è posto”: anche a Sky.

Gestione cookie