Portogallo travolto dalla seconda ondata della panemia da coronavirus. C’era una volta il paradiso portoghese, durante la prima ondata prima solo sfiorato e poi poco colpito dalla pandemia del Covid-19.
Ora, dopo un prolungato purgatorio, con la seconda ondata e il nuovo anno si è passati a qualcosa che somiglia molto a un inferno.
Inferno con il quale quale l’Inghilterra e l’Angola sono i primi due Paesi che hanno sospeso i collegamenti aerei. E inferno che minaccia di riportare il Portogallo ai tempi bui della crisi del 2008. Superata solo con una politica lungimirante, a base anche di grandi e prolungati sacrifici, che ha prodotti buoni risultati.
Prima dell’arrivo della pandemia la disoccupazione era stata infatti ridotta al livello più basso dal 2004. Il prodotto interno lordo (PIL) era cresciuto per sei anni consecutivi. E il bilancio dello Stato era tornato attivo dopo ben 45 anni di bilanci passivi.
Da vari giorni in Portogallo le infezioni del nuovo coronavirus marciano al ritmo di oltre 10 mila nuovi casi ogni 24 ore. E di un numero di morti che ha superato anche quota 150. Ogni giorno un record di nuovi infetti e di nuovi morti.
Portogallo in balia del covid
Sabato ha segnato il nuovo record: 10.947 positivi e 166 morti. Poiché il Paese lusitano ha solo un sesto degli abitanti dell’Italia, 10 milioni a fronte di 60, i loro oltre 10 mila casi al giorno equivalgono a oltre 60 mila nuovi casi nostri. Mentre noi ne stiamo registrando più o meno 20 mila al giorno. E i loro 150-166 morti equivalgono a 900-996 nostri, numero di vittime.
Il Portogallo ha uno dei rapporti più bassi in Europa di posti letto in terapia intensiva in rapporto alla popolazione. Ed è molto sotto la media europea in fatto di infermieri. In Italia sappiamo bene come la carenza di infermieri è uno dei problemi più forti a fronte della pandemia. La conseguenza è che il sistema sanitario nazione è al collasso. In fatto di Covid, in terapia intensiva se ne può accollare solo 672 e sabato 16 ne contava 638.
Il Portogallo ha molti rapporti con la sua ex colonia Brasile, con una notevole presenza di immigrati dal grande Paese del Sud America e annesso via vai di parenti e amici. Ed ecco che è arrivata la variante brasileira del maledetto coronavirus responsabile della pandemia esplosa ormai da un anno. E che nessuno sa quanto durerà ancora, a partire da scienziati ed esperti di tutti i tipi.
Insomma, un disastro. Al quale si aggiunge il danno supplementare del blocco dei voli intanto con destinazione Inghilterra e Angola, Paesi che non vogliono importare la variante brasiliana.
A decidere per prima il blocco è stata, giovedì, l’Inghilterra, già alle prese con l’aggressiva variante inglese. L’Angola per buona misura ha sospeso i voli anche col Brasile. Il ministro degli Esteri portoghese Augusto Santos Silva ha definito “assurda e priva di logica” la decisione di Londra, aggiungendo:
“Non ne conosco i motivi. E’ arrivata all’improvviso, del tutto inaspettata. E con un preavviso di sole 11 ore ha colpito le persone cogliendole impreparate. Alle 5 del pomeriggio ci hanno comunicato che la decisione diventava operativa alle 4 del mattino successivo”.
Il ministro dell’Economia Pedro Siza Vieira per parte sua s’è detto convinto che
“quella di Londra è una decisione estrema che però non avrà un grande impatto a fronte dell’intenso lockdown in vigore in Inghilterra”.
Uno shock per l’economia del Portogallo
Secondo il Financial Times la pandemia in Portogallo ha provocato uno
“shock immediato sull’economia ben più grande di quello provocato dalle crisi che avevano colpito il Paese tra il 2009 e il 2014”.
La banca centrale portoghese stima che l’anno scorso il PIL nazionale sia dimagrito dell’8,1 per cento. E che nell’anno in corso la disoccupazione potrebbe arrivare a poco meno del 9%. Inoltre alcuni economisti temono che alla fine di quest’anno dei 360 mila posti di lavoro creati negli ultimi quattro anni potrebbero risultarne spariti 240 mila, vale a dire i due terzi.
Secondo la Commissione europea l’anno scorso il debito pubblico portoghese è arrivato al 135 % del PIL rispetto al 117 del 2019. Entro i prossimi cinque anni Lisbona avrà 13 miliardi di euro (il 6% del suo PIL) di sovvenzioni dal Fondo per la ripresa dell’Unione Europea. Ma lo spazio di manovra del quale Lisbona può avere bisogno in tema di aumento debito pubblico non è più quello di una volta. E questo contribuisce ad acuire l’ansia che si coglie non solo a livello politico.
Il Portogallo è uscito dal pantano grazie ai successi conseguiti in buona parte dal Governo del premier socialista Antonio Costa. Nato nel 2015 con un’alleanza del partito socialista con il radicale Bloco de Esquerda e il Partito Comunista, con le elezioni dell’ottobre 2019 i negoziati dei socialisti per ripetere la stessa alleanza sono falliti. Però sono andati a buon fine quelli per un appoggio informale degli stessi partiti di sinistra. Ma l’appoggio dei radicali del Bloco de Esquerda è venuto meno lo scorso novembre. Quando s’è trattato di votare la legge finanziaria. La crisi non c’è stata grazie all’astensione dei comunisti, ottenuta da Costa in cambio di un pacchetto di misure sociali.
Però Bloco de Esquerda e Partito Comunista si sono uniti al voto contrario dei partiti di destra quando il governo Costa ha tentato di destinare 474 milioni di euro al Novo Banco. Banca nata nel 2014 dal collasso del Banco Espírito Santo. Gli azionisti sono per il 25% un Fondo portoghese e per il 75 la società statunitense Lone Star.
Tutto ciò fa temere, esattamente come in Italia, che il Governo in carica possa traballare al punto da non poter completare la legislatura. Eventualità che peraltro Costa in una intervista all’agenzia Lusa ha escluso nettamente:
“Nessuno capisce come nel momento in cui stiamo combattendo un’enorme battaglia per contenere la pandemia, per curare le persone malate, per prevenire più morti, per assicurare le aziende, per assicurare i posti di lavoro, per proteggere i redditi, ci sia chi si mette ad aprire crisi politiche. È uno scenario che a me non passa per la testa”.
Vedremo cosa passerà per le teste altrui.