Mentre il BelPaese chiacchiera e litiga, il Portogallo ha ridotto a soli 2 o 3 i morti giornalieri da Covid-19 e ora riparte davvero. Con notevoli ambizioni. E per precauzione agli italiani in arrivo nella prima metà di aprile impone oltre al tampone anche la quarantena in casa di 14 giorni. Ma andiamo per ordine.
Senza fanfare, senza crisi di governo più o meno strumentali, senza nominare primo ministro un banchiere pubblico e affidando sì fin dallo scorso novembre la campagna vaccinale a un militare, il vice ammiraglio Henrique Gouveia e Melo, ma come coordinatore affiancato da cinque autorità civili, la pandemia da Covid-19 è stata messa sotto controllo: ormai il numero dei morti e dei nuovi infetti raramente superano i 10 casi giornalieri i primi e le poche centinaia i secondi. Negli ultimi giorni le vittime sono state solo due lunedì 29 marzo e tre il 30. Insomma, il Paese lusitano si avvia a diventare dopo l’Inghilterra il secondo Paese europeo che comincia a registrare zero morti.
Per difendere tale traguardo, il governo – memore forse del fatto che i primissimi casi di Covid-19 sono arrivati un anno fa dalla nostra Lombardia, ha deciso che tutti gli italiani che arrivano in Portogallo dall’1 al 15 aprile oltre a dover fare il test molecolare entro le 72 ore prima della partenza dovranno anche farsi 14 giorni di quarantena in casa. Provvedimento che sarà rinnovato almeno per tutto aprile se nel BelPaese la pandemia non verrà messa davvero sotto controllo.
Insomma, non siamo alla quarantena di 40 giorni al largo del porto di New York imposta a suo tempo anche ai nostri emigranti arrivati in massa via nave, ma non è comunque un bel segno. Per la precisione, è il segno che in fatto di lotta alla attuale pandemia CERTIFICA le nostre incapacità a fronte delle altrui capacità anche di Paesi democratici europei.
Ormai il numero dei morti e dei nuovi infetti raramente superano i 10 casi giornalieri i primi e le poche centinaia i secondi.
E così il Portogallo non solo comincia a riprendere la vita normale, ma addirittura riparte con un progetto su larga scala di un nuovo modello di città. Progetto nato nel 2019, cioè prima dell’esplodere della pandemia, per realizzare anche, ma non solo, un vero e proprio hub per il know-how tecnologico. E per competere con la California, sede della famosa e mitica Silicon Valley.
Un investimento iniziale di 800 milioni di euro permetterà la creazione di un Distretto dell’Innovazione, nell’area metropolitana della Grande Lisbona. Che attirerà aziende, professionisti nazionali e internazionali. Per un totale, nel primo step da completare in dieci anni, di 17 mila nuovi posti di lavoro, 4.500 abitanti e 1.000 unità abitative.
Il grande progetto del Portogallo
Ci saranno inoltre un primo lotto di 250.000 metri quadri destinati ad accogliere nuove imprese e di 86.000 metri quadri per infrastrutture turistiche. A seguire, altri progetti tessere di un mosaico di più ampio respiro.
La nuova città sorgerà sulla riva sud del Tago, cioè subito oltre il fiume che segna il confine meridionale di Lisbona. Si estenderà da Monte da Caparica a Porto Brandão, che è un porto sul fiume Tago. E comprenderà una fetta del territorio del comune di Almada.
Che fa parte dell’area metropolitana della Grande Lisbona, conta poco meno di 180 mila abitanti ed è sede di uno dei tre campus e di una parte dei 60 ettari sui quali si estende l’Università Nova de Lisboa, fondata nel 1973.
Il Distretto dell’Innovazione nasce come progetto dell’Università Nova. E di un gruppo di investitori grandi proprietari dell’area di Monte da Caparica e Porto Brandão.
Investitori che puntano molto in alto. Per l’esattezza, puntano a una nuova centralità non solo europea e all’internazionalizzazione della regione della Grande Lisbona. Uno degli investitori coinvolti nel progetto è Marcelino Graf von Hoensbroech. Vive a Porto Brandão e senza peli sulla lingua e senza false modestie ci ha tenuto a dichiarare.
Il Portogallo vuole essere la California europea
“Pensare di competere con la California non è pensare in grande, ma è il tono giusto […]. Questo è un posto molto migliore del Barcellona e i portoghesi dovrebbero iniziare a dirlo […] Il nostro è un progetto complesso e la scelta del luogo sul quale realizzarlo è una scelta logica”.
Graf von Hoensbroech ha nominato Barcellona perché la città spagnola ha già un distretto dell’innovazione, chiamato 22 @. Una vecchia e non grande area industriale a Poblenou grazie a un piano di riqualificazione urbana è diventata uno spazio ambito da aziende tecnologicamente moderne. E il palcoscenico per la presentazioni di idee pilota nel campo delle “città intelligenti.
Il nuovo centro urbano, che per ora si chiama semplicemente Distretto dell’Innovazione, sarà basato sul concetto “work-live-play”. Sarà cioè a misura umana nel senso più completo. Vale a dire a misura delle sue tre dimensioni fondamentali: lavoro-vita-gioco.
Tutta la città in 15 minuti
E grazie al varo del concetto d’avanguardia di “città 15 minuti” i suoi abitanti e lavoratori potranno facilmente trovare tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere con non più di 15 minuti a piedi. O con mezzi di micromobilità: dalle biciclette ai monopattini elettrici ormai dilaganti. Che hanno fatto di Lisbona la capitale europea del nuovo mezzo di locomozione per singola persona. Da notare che il concetto di “città 15 minuti” di recente è stato copiato dalla giunta comunale di Milano.
Città quindi “una e plurale”, possibile prototipo delle possibili e auspicate città future “sostenibili”. Ovvero molto diverse da quelle attuali. Tant’è che, come traspare anche dalle dichiarazioni di Graf von Hoensbroech, con questo progetto Almada intende occupare un posto sulla scena mondiale dell’evoluzione a misura d’uomo. Per la salvaguardia dell’integrità del pianeta.
E a sua volta la metropoli di Lisbona, che nell’aprile 2018 ha soffiato a Parigi il titolo di capitale europea delle startup, intende valorizzare e accrescere il proprio ruolo internazionale e la propria già notevole capacità di attrattiva. La capitale del Portogallo con la sua grande area metropolitana intende occupare un posto di rilievo tra le città moderne. Quelle concepite per essere multiuso, innovative e impegnate a migliorare la qualità della vita dei loro residenti. Grazie ai concetti basati sulla necessità di equilibrio nella vita degli individui.
Un progetto frutto di sforzi comuni
Guidata dalla giunta comunale di Almada e dalla Università Nuova di Lisbona, l’iniziativa “non è un progetto dell’Università, né pubblico”. Ma rappresenta una “concertazione di sforzi da parte di più investitori privati”, come ha spiegato alla stampa il vicerettore José Ferreira Machado. Aggiungendo che gli 800 milioni di euro stanziati da questi investitori non comprendono però gli investimenti pubblici. Come il rilancio di Porto Brandão e l’estensione fino a Costa de Caparica della metropolitana di superficie Metro Sul do Tejo (Metro Sud del Tago).
Per ora oltre all’Università e alla città di Almada ci sono altri investitori. Cordialequation Unipessoal, Rustik Puzzle, Sostate, Maia e Pereira. Egas Moniz Cooperativa de Ensino Superior. Emerging Ocean Unipessoal, Rio Capital, Orbisribalta – Investimentos Imobiliários e Turísticos. Fundação Serra Henriques.
Ci sono però anche soldi dell’Unione Europea. Machado ha infatti affermato anche che alcuni progetti sono finanziati dall’Unione Europea. Ad esempio il campus della Facoltà di Scienze e Tecnologia, la costruzione degli impianti sportivi, di una superficie commerciale e di parte della fase 1 dell’hub dell’innovazione. Motivo per cui devono essere completati già entro due anni: vale a dire, prima della fine del 2023.
Il nuovo distretto per l’innovazione del Portogallo
Non è affatto un caso che l’ambizioso progetto del Distretto per l’Innovazione nasca per iniziativa dell’Università Nova e della città di Almada. Fondata nel 1973, l’Università ha saputo crescere e acquistare importanza in molti settori. Oggi conta cinque facoltà (Scienza e Tecnologia, Scienze Sociali, Economia, Scienze Mediche e Diritto). Tre Istituti (Istituto Superiore di Statistica e Gestione dell’Informazione, Istituto di Tecnologia Chimica e Biologica, Istituto di Igiene e Medicina Tropicale). E una Scuola (Scuola Nazionale di Salute Pubblica). Rilascia lauree in 40 differenti discipline, 20 dottorati in altrettante specializzazioni, gestisce 44 corsi post-laurea, integra 49 centri di ricerche scientifiche. E coopera con istituzioni nazionali ed estere come i programmi Socrates ed Erasmus.
La Vision di Almada
A sua volta Almada, nel 2012 ha adottato un piano di sviluppo completato dalla “Vision” di Almada “Più”, basata su sette Pilastri di Sviluppo.
1) – Ristrutturazione urbana e sviluppo sociale ed economico.
2) – Ambiente, Biodiversità ed Energia.
3) – Mobilità urbana, accessibilità e spazio pubblico.
4) – Istruzione, formazione, conoscenza e gioventù
5) – Cultura, sport, solidarietà e sicurezza.
6) – Informazione, partecipazione e governance.
7) – Modernizzazione e valorizzazione del servizio pubblico.
Col punto 1 del progetto varato nel 2012 Almada è diventata città una e trina:
– River City, Città del Fiume. Ovvero città della Scienza e Tecnologia, Creatività e Innovazione. Estesa nell’area urbana che arriva al fiume Tago. Comprende il polo universitario e diventa ad ovest la “Città Aperta” e ad est la “Città dell’Acqua”.
– Ocean City, Città dell’Oceano per il turismo e il tempo libero, gli sport acquatici e l’osservatorio marino. Città estesa nel territorio da Trafaria a Costa da Caparica sull’oceano Atlantico.
– Valleys City, Città delle Valli, sede degli sport naturalistici, degli eventi regionali e centro scientifico, estesa da Charneca a Caparica e Sobreda.
Naturale quindi che Almada in quanto anche Valleys City punti a diventare una Silicon Valley. Come promette con nonchalance l’investitore Graf von Hoensbroech.