Putin dev’essere impazzito. E non una sola volta, ma almeno due. Se non addirittura tre. Ma andiamo per ordine.
Con la fornitura all’Ucraina da parte della Germania dei micidiali missili portatili antiaerei Stinger la situazione cambia. E rischia di precipitare. Per i russi in Ucraina sarà impossibile far volare aerei ed elicotteri. Con gli Stinger si troveranno infatti con i cieli interdetti. Oltretutto, si crea lo stesso schema della Seconda Guerra Mondiale, con la Germania (e l’Italia) impegnata contro la Russia anche se allora si chiamava Unione Sovietica. E con gli ucraini spesso collaboratori degli invasori nazifascisti. Riemergono così i peggiori spettri della recente storia europea.
Gli Stinger sono i missili terra aria che, prodotti dal 1981 e forniti dagli USA, hanno messo in grado i talebani di sconfiggere a suo tempo i sovietici, cioè i russi, che avevano invaso l’Afghanistan. Con le pessime conseguenze tuttora in corso.
Putin non ha calcolato che gli Stinger possono essere trasportati a spalla e possono essere sparati con una sorta di bazooka
Quindi anche da qualunque combattente appiedato.
Non hanno cioè bisogno né di mezzi di trasporto meccanici né di gruppi di addetti: come per un bazooka, basta un singolo combattente. Motivo per cui possono proliferare ovunque senza possibilità di individuarli prima che vengano sparati. E una volta sparati sono estremamente precisi. Non a caso nessuno ha pensato di fornirli ai palestinesi: onde evitare che riuscissero a interdire voli e sorvoli agli israeliani con conseguenze decisive.
La Lituania pare che nei giorni scorsi abbia girato all’Ucraina una non massiccia fornitura di Stinger. Che hanno già abbattuto alcuni elicotteri.
Dicevamo di Putin: sì, dev’essere impazzito. Più volte. La prima volta è stata quando ha deciso di non limitarsi a entrare in Ucraina per schierare forze di interposizione tra gli ucraini e le due piccole repubbliche secessioniste filorusse del Donbass: la repubblica di Donetsk, 358 chilometri quadrati e due milioni di abitanti, e quella di Lugansk, appena otto chilometri quadrati e 1,5 milioni di abitanti. Nate nel 2014 e riconosciute dalla (sola) Russia pochi giorni fa, sono da tempo sottoposte periodicamente a tiri di mortaio da parte degli ucraini. Limitarsi a schierare truppe e armamenti a loro difesa poteva avere un senso. E una legittimità.
La seconda volta in cui Putin dev’essere impazzito è stato quando ha deciso di invadere l’Ucraina con un numero di uomini e mezzi nettamente insufficienti per chiudere la partita nel giro di 2-3 giorni al massimo. Invadere un Paese di 42 milioni di abitanti grande il doppio dell’Italia è una follia. I bombardamenti mirati e le bombe “intelligenti” sono espressioni che offendono l’intelligenza. E un’invasione con forze insufficienti, non bastanti per una conclusione veloce, è una follia nella follia: più durano le operazioni di invasione più gli invasi hanno tempo per organizzare la resistenza.
E più gli USA e la NATO hanno tempo per mettere in piedi risposte efficaci. Fino a organizzare e armare in Ucraina una resistenza contro i russi come già fatto a suo tempo sempre contro i russi in Afghanistan, dove gli USA hanno messo in piedi i talebani. A causa dei quali sono note le tragedie che hanno colpito gli stessi Stati Uniti, vedi l’attentato delle Twin Tower a New York dell’11 settembre 2001, e le tragedie che hanno colpito soprattutto gli afghani: 20 anni di guerra per poi essere oggi sotto il feroce tallone dittatoriale dei talebani.
Ma a dire il vero Putin dev’essere impazzito già quando continuava ad ammassare uomini e armi ufficialmente per esercitazioni a distanza poco rassicurante dai confini ucraini. Dando così tutto il tempo all’Ucraina, agli USA e alla NATO di prepararsi all’urto con gli invasori. Ed è francamente grottesco lamentarsi poi che “gli ucraini non vogliono trattare”, come, stando a vari giornali, si sarebbe lamentato Putin tra venerdì e sabato. Evidentemente Putin non ha studiato né Sun Tzu, autore de “L’arte della guerra”, né Carl von Clausewitz, autore di “Della guerra”. A voler fare dello spirito, si direbbe che Putin si sia piuttosto ispirato al “Veni vidi vici” di Giulio Cesare, ma prendendo per ora una notevole cantonata. Lui non è Giulio Cesare e gli ucraini non sono i galli, cioè i barbari.
Sta di fatto che le mie fonti ucraine – persone alle quali sono affezionato – hanno toppato di brutto. Fino alla fine della scorsa settimana si dicevano sicure che non ci sarebbe stata nessuna invasione:
“Ormai a questo allarmismo ci abbiamo fatto il callo. Di guerra con la Russia se ne parla spesso e volentieri, ma poi non succede nulla”.
Invece è successo. E anche loro sono in fuga. Drammatica. Verso i confini occidentali dell’Ucraina.
Ho l’impressione che Putin abbia finito col cadere in un tranello teso dagli USA con l’insistenza maniacale e insensata di allargare la NATO portandola sempre più vicina alla Russia, fino all’Ucraina. Ma dopo il crollo dell’URSS – per fortuna avvenuto, e per fortuna avvenuto senza sparare un colpo – la NATO a cosa serve? Di fatto solo a minacciare la Russia. E sempre più da vicino. In Afghanistan la NATO a cosa è servita? A nulla.
Putin ha anche la responsabilità di avere portato il suo Paese, la Russia, a essere colpita da una (nuova) impressionante grandinata di sanzioni. Un vero e proprio tsumani in grado di schiantare qualunque economia, qualunque Paese. E che rivela un sorprendente odio anti russo molto diffuso. Tipo regolamento di conti in sospeso da decenni, se non da un paio di secoli. Eredità velenosa della seconda guerra mondiale e della sua conclusione, ma anche dell’epoca napoleonica.
Interessante notare come tra i più duri a proporre sanzioni deleterie contro la Russia ci siano ex comunisti come Piero Fassino. Coda di paglia o desiderio di essere accettati in società senza più nessuna riserva?
C’è persino la caccia dal sapore maccartista a direttori d’orchestra, musicisti, artisti e personalità varie russe e/o amiche di Putin: “Se non condannano Putin, in Europa e Stati Uniti questi signori non potranno più lavorare”.
Altro che il greenpass…