Sarah Scazzi. 2 minuti di agonia, Sabrina stringeva, Cosima incitava

di Pino Nicotri
Pubblicato il 30 Maggio 2011 - 07:14| Aggiornato il 18 Maggio 2024

Sabrina Misseri

Quando a scambiare sms anche notturni con il “Dio Ivano” ci si è messa Sarah, nella testa di sua cugina è scattata la molla che ha messo in moto il meccanismo infernale di una gelosia livida e senza speranza sfociato in assassinio spacciato per un bel pezzo per “rapimento” e con un tale fretta da finire col darsi la zappa sui piedi. Sì, gelosia senza speranza: perché tanto luminosa, carina, fresca e flessuosa era la giovanissima Sarah, tanto massiccia e rozza non solo fisicamente era Sabrina, cosciente per giunta di esserlo, al punto da definirsi amaramente lei stessa “una cozza” negli sms con il suo “trombamico”. Il quale trombamico Ivano pare suo malgrado una tipica espressione dell’egoismo e della vanità maschile. Ivano alla “cozza” dal corpo di camionista e le braccia da scaricatore (tant’è che io l’ho ribattezzata “Pastamatic”, dal nome della impastatrice da cucina) scriveva infatti sms del tipo “Ma perché ti sei innamorata di me? Se vuoi del sesso va bene, ma io non mi innamoro!”. E il fatto che ogni tanto lui negli sms concedesse di chiamarla “amore” né più e né meno come si getta l’osso al cane per farlo star buono, ha certamente avuto un effetto destabilizzante nella testa della “cozza”.

Meglio sarebbe stato che il “Dio Ivano” non l’illudesse chiamandola a volte “amore” e che fosse rimasto fermo sempre e solo al sesso sì, amore no. Sapere che non c’è nessuna speranza è meno devastante dello sfogliare la margherita del “mi ama, non mi ama, mi ama, non mi ama….” e dover poi di botto smettere di sfogliarla perché la comparsa di Sarah al “Dio Ivano” e i loro scambi furtivi non solo di sms notturni rende drammaticamente chiaro che non c’è nessuna margherita da sfogliare. E porta di colpo in superficie anche i livori e la rabbia di una madre, Cosima Serrano, alla quale il destino crudele ha dato, oltre a un marito fantoccio e il duro lavoro nei campi, anche una figlia “cozza”. Una figlia che è un rimprovero quotidiano alla vita, un rimprovero e una rabbia senza soste ed eccezioni, un pane quotidiano tossico e amaro, duro da masticare e ancor più duro da ingoiare.

A quel punto non basta più trattare il marito come uno stuoino e neppure tirare piatti addosso alla figlia che quel padre pupazzo prova a difendere perché è pur sempre suo padre. Non sappiamo se la furia delle due donne avvelenate e strangolatrici si sia scatenata in casa o sia iniziata in auto, dopo che Cosima vi ha trascinato a forza la nipote Sarah o dopo che Sabrina l’ha fatta salire con l’inganno dell’andare in spiaggia per un bel bagno a mare. E’ meglio non provare neppure a immaginare la scena…

L’unica cosa poco chiara di questo nuovo “botto” di Avetrana è la storia del telefonino di Cosima Serrano in Misseri, incastrata dai tabulati che dimostrano come lei non stesse affatto dormendo visto che il suo cellulare “nell’intervallo di tempo del delitto ha agganciato la cella telefonica del garage”. La cella telefonica del garage? Ma che significa? Come può la cella telefonica che “copre” il garage di casa Misseri essere diversa da quella che “copre” il resto della casa? O che comunque della casa copre, nella fattispecie, almeno la camera da letto dove la signora ufficialmente stava dormendo.

Sarebbe una clamorosa dimostrazione che davvero “il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi” se si fosse appurato che per satanica e incredibile combinazione i segnali telefonici dei cellulari che partono da casa Misseri vengono ricevuti e rilanciati da due diverse celle a seconda che provengano da una parte o dall’altra della casa! Neppure una mente raffinata come Hitchcock o un amante dell’horror come Dario Argento avrebbero potuto immaginare per i loro film gialli un particolare così pazzesco, degno di un Dostoevskij, di una ipnosi da Delitto e castigo.

Che Dio (Ivano non c’entra) mi perdoni, e so benissimo che Lombroso sull’estetica si sbagliava, ma guardare le foto di Sarah e Sabrina viso a viso mi rendeva evidente – anche se ho preferito non parlarne e non scrivere mai di quelle foto – come stessero le cose: Sabrina in quelle foto ha un viso terribile, da mastino pronto a sbranare che però sorride, malamente, più un ringhio e un ghigno che un sorriso, guardando comunque in direzione diversa da dove guarda Sarah, cioè non nell’obiettivo della macchina fotografica. E’ Sarah che abbraccia Sabrina, ma Sabrina non abbraccia Sara, e sembra anzi distante, pensa a chissà cosa. La controprova che ogni volta facevo era guardare poi le foto di Sabrina intervistata o con in mano la foto della cugina “rapita”: in quelle foto la “cozza” ha il viso disteso, non c’è più né il ringhio né il ghigno, come se si fosse tolta una peso. O una soddisfazione. In ogni caso, non pare più la stessa Sabrina di prima. Sia chiaro: sto solo parlando dei pesi e delle intuizioni che mi portavo dentro, e NON di indizi a carico di Sabrina. Pesi che comunque mi hanno spinto, a quanto pare, a intuire nella direzione giusta.