Strano che nessuno abbia fatto notare un particolare, per nulla insignificante, della trattativa tra Berlusconi e il Vaticano per comprare l’appoggio dei cattolici come Pierferdinando Casini e poter così restare saldamente al governo.
Come è noto, il Cavaliere ha messo nel piatto – tra l’altro – un forte aumento del finanziamento statale alla scuole private, finanziamento cioè con soldi di tutti noi contribuenti, “laicisti” compresi. Come è altrettanto noto, dire scuole private equivale a dire scuole cattoliche, facenti cioè capo allo Stato estero che si chiama Vaticano.
Le private non cattoliche si contano infatti sulla dita di una o poche mani, mentre quelle gestite dal clero o da organismi comunque cattolici sono onnipresenti a tutti i livelli. La scuola S. Carlo di Milano per esempio è sempre stata la roccaforte dei figli della buona borghesia meneghina e adesso che la buona borghesia operosa milanese è solo un ricordo, sostituita dalla più disinvolta borghesia della “Milano da bere” e da divorare, offre le sue scuole medie inferiori e superiori e il suo convitto anche ai figli di manager e diplomatici arabi o comunque musulmani: l’importane è che paghino la retta, niente affatto improntata alla carità e al solidarismo cattolico.
I rampolli del cattolicesimo più retrivo, guidati dalla galassia di Comunione e Liberazione, fanno invece la fortuna della scuola privata Leone XIII. Le scuole laiche, per lo più di buon livello, come lo Chateaubriand o la Scuola Americana, sono molto ma molto meno numerose anche perché, contrariamente a quelle cattoliche, è difficile trovarne fuori dalle grandi città.
Che la regalia berluscona di quattrini italiani alle scuola di obbedienza vaticana sia solo un fatto di voto di scambio, una vera e propria compravendita di favori, risulta chiaro dalla realtà scolastica. Fotografata dagli ultimi dati dell’indagine Ocse-Pisa – dove Pisa non è il nome della città, bensì l’acronimo di Programme for International Student Assessment e Ocse quello di Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – presentati a Parigi dall’Ocse ed elaborati per l’Italia da Pisa, dimostra che la scuola privata è solo una palla al piede. Un danno per l’istruzione scolastica dei giovani italiani. La lettura dei dati Ocse-Pisa dimostra in modo certo e inconfutabile che senza le scuole paritarie private il Bel Paese scalerebbe le classifiche in particolare di Matematica e Scienze, ma anche di Lettere, addirittura di dieci posizioni.
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