Ucraina e Russia, Putin aggressore? I dubbi di Pino Nicotri: ricordate le balle su Saddam? e quelle sul Tonchino?

Ucraina e Russia. Certo che è strano. Perché nessuno prova a vedere quello che sta accadendo senza paraocchi?

Riguardo la pessima situazione tra Ucraina e Russia stiamo credendo tutti, giornalisti e politici, a quella stessa Cia, a quello stesso Pentagono e a quella stessa Casa Bianca e Downing Street con Tony Blair che nel 2003, appena 19 anni fa, hanno mentito allo stesso popolo degli USA e al resto del mondo. 

Appena 19 anni fa per poter invadere militarmente l’Iraq, provocando poco meno di 200 mila morti iracheni, Cia, Pentagono, Casa Bianca e Tony Blair hanno inventato la colossale balla delle “bombe atomiche e altre armi di distruzione di massa prodotte dall’Iraq di Saddam Hussein”.

E oggi ci raccontano quello che vogliono loro riguardo le esercitazioni militari russe anche con missili “atomici” (?!) in località più o meno vicine al confine con l’Ucraina. E perfino riguardo “l’invasione russa fissata per mercoledì”, quello passato.

Boris Johnson è arrivato a dichiarare che “Putin prepara la più grande guerra in Europa dal 1945”.

Che la cattiva memoria possa giocare brutti scherzi e provocare (altre) tragedie lo abbiamo già scritto nel precedente articolo. Con il quale abbiamo fatto notare che oggi gli USA vogliono fare in Ucraina quello che 60 anni fa, nel 1962, hanno impedito  di fare alla Russia a Cuba. Impedito anche a costo di rischiare la terza guerra mondiale, atomiche comprese. Due pesi e due misure che aiutano a capire che a muovere contro la Russia gli USA, la NATO e quindi l’Unione Europea sono solo i rapporti di forza, non sedicenti questioni di giustizia.

Il presidente Biden ha bisogno di risalire la china dopo la disastrosa ritirata, una vera e propria rotta, dall’Afghanistan. Alla quale ha fatto seguito il ridimensionamento dei grandi piani di rinnovamento delle infrastrutture degli USA.

E guarda caso cerca di risalire la corrente usando lo stesso metodo, ma moltiplicato mille, col quale nel 1983 l’allora  presidente Ronald Reagan volle cominciare a far dimenticare la storica e clamorosa sconfitta subita nel 1975 in Vietnam, dopo una guerra sanguinosa durata 20 anni. Costata alcuni milioni di vittime vietnamite e 150 miliardi di dollari.

Ucraina come Grenada?

Reagan lanciò l’operazione Urgent Fury, in italiano Furia Urgente, con la quale nell’ottobre di quell’83 i suoi marines invasero l’isola di Grenada, ex colonia britannica,  per abbattervi il governo reo di simpatie per il comunismo, l’Unione Sovietica e Cuba.  

Il governo a Grenada era stato conquistato il 13 marzo 1979 da Maurice Bishop, capo di un movimento politico con simpatie per l’eurocomunismo, con una rivoluzione pacifica contro il premier autoritario Eric Gairy. Poi però Bishop era stato cacciato da Hudson Austin, un militare decisamente più estremista di Bishop in quanto a simpatie per Cuba, Mosca e comunismo.

La volontà USA di portare la NATO anche in Ucraina, che comprende le repubbliche separatiste filorusse di Donetsk e Lugansk nate nell’aprile 2014 nei territori confinanti con la Russia, equivale a voler portare l’Armata Rossa nella Padania secessionista o nelle regioni autonome di Sicilia, Sardegna, Trentino Alto Adige.

La partita è complicata dal fatto che la penisola di Crimea, russa dal 1802, abitata da russi,  donata da Krushev alla Ucraina quando esisteva ancora l’Unione Sovietica è ridiventata russa con referendum nel 2014. Essa forma col territorio russo, la cui città più vicina è Krasnodar, uno stretto: lo Stretto di  Kerč.

Lo sbocco al Mediterraneo

Attraverso il quale le navi russe possono passare dal Mare d’Azov al Mar Nero. Inoltre fa parte della Crimea la grande base navale di Sebastopoli, alla quale fa capo la notevole flotta militare russa del Mar Nero. Flotta le cui navi – come anche le navi commerciali – possono arrivare nel Mediterraneo  passando prima per lo Stretto del Bosforo, poi per lo Stretto dei Dardanelli, l’antico Ellesponto, e sfociare infine nel mare di Marmara e nell’Egeo, cioè  nel Mediterraneo.

Se Mosca perde la Crimea, parte della Russia dal 1802, perde la possibilità che le sue navi arrivino nel Mediterraneo con un tragitto breve anziché con quelli lunghissimi che partono dai mari del nord o dell’estremo oriente. Di fatto, una batosta proibitiva per il commercio con i Paesi del Mediterraneo e i Paesi europei, africani e mediorientali con essi confinanti.

La Crimea è tornata alla Russia con un referendum nel 2014. E nel Donbass, storicamente ucraino ma con una forte immigrazione di lavoratori russi, sono nate le repubbliche separatiste filorusse di Donetsk, 358 chilometri quadrati e due milioni di abitanti, e di Lugansk, appena otto chilometri quadrati e 1,5 milioni di abitanti. Il tutto sulla base dei rispettivi referendum popolari.

La Carta dell’ONU riconosce il diritto dei popoli all’autodeterminazione

Ma gli USA, con al seguito l’Unione Europea, questo diritto lo riconoscono solo ai popoli che piacciono loro. E i russi della Crimea, di Donetsk e Lugansk a loro non piacciono. Né più e né meno come non piacciono quelli della Russia. Motivo per cui di quei referendum non hanno riconosciuto i risultati e neppure la legittimità.

E così nelle regioni di Donetsk e Lugansk c’è una guerra civile da ormai otto anni. Con gli USA e la NATO che fanno il tifo per il governo ucraino, che armano sottobanco e ora alla luce del sole, perché vogliono portare le loro basi militari, bombe atomiche comprese,  anche sulla porta di casa meridionale della Russia.

Stando così le cose, mie fonti ucraine mi dicono che l’invasione russa dell’Ucraina non ci sarà. Ma che sicuramente almeno la separatista Donetsk, più grande delle consorella Luhansk, con un altro referendum deciderà di diventare uno dei molti staterelli della Federazione Russa.

Purtroppo l’eterno assedio occidentale a base di sanzioni economiche e basi NATO sempre più vicine stimola in Russia – come in Iran e Corea del Nord – il nazionalismo e l’autoritarismo, con conseguenti corruzioni e ruberie, a danno della democrazia. Con Mosca impossibilitata a mantenere le promesse di benessere fatte alla Crimea per favorirne la secessione dall’Ucraina.

Ucraina e delusione

La quale Ucraina molto scontenta delle promesse di sviluppo non mantenute fatte dal presidente Petro Poroshenko e della corruzione dilagante, nel 2019 ha fatto vincere le elezioni presidenziali a Volodymyr Zelensky.

Catapultato improvvisamente al potere senza nessuna preparazione politica.  E che, come il nostro Beppe Grillo, era un comico televisivo. Ma con la fortuna di trovarsi a vestire in tv nel momento giusto il personaggio giusto. Vale a dire, i panni del professore Vasyl Petrovych Holoborodko, personaggio immaginario applauditissimo non solo dai telespettatori perché critico veemente della corruzione. In pratica, oltre i 70% degli ucraini hanno votato in massa Zelensky perché conquistati da Holoborodko.

Beppe Grillo a suo tempo, nel 1986, cadde in disgrazia e fu estromesso dalla Rai perché aveva accusato di ruberie i socialisti italiani guidati da Bettino Craxi. “Se in Cina sono tutti socialisti a chi rubano?”. Questa la storica battuta di Grillo su Bettino Craxi durante una puntata di Fantastico 7, che provocò la cacciata di Grillo dalla Rai.

In Ucraina è come se Beppe Grillo fosse diventato presidente

Per il successo in politica con il suo Movimento5Stelle Grillo ha dovuto aspettare più o meno 30 anni. Zelensky invece è stato decisamente più fortunato. Ma non sapendo che fare e che pesci prendere ha pensato bene di bussare alle porte della UE e della NATO. Per ottenere quattrini e avere una forza militare internazionale a sostegno del proprio potere.

Chiacchiere a parte, la legittima, stando alla Carta dell’ONU, resistenza della repubblica separatista Donetsk agli attacchi di Kiev verrà venduta dal trio Biden-Johnson-NATO come attacchi di Donetsk e suo terrorismo filorusso.

Lo possono fare perché ancora una volta in Occidente tutti si bevono le loro versioni (stavo per dire panzane…) senza ricordare neppure da lontano quelle menzognere per invadere l’Iraq (e quelle pure menzognere dell’”incidente del Tonkino” per cominciare a bombardare massicciamente anche il Vietnam del Nord dal ’64 al ’68).  

L’Onu prevede il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Ma il popolo russo della repubblica di Donetsk verrà attaccato dall’Occidente per avere osato esercitare tale diritto.

POST SCRIPTUM

Di recente è circolata la voce che Silvio Berlusconi avesse ordinato alla sue televisioni e giornali, compresi quelli di famiglia, di non dare più nessuno spazio a Giorgia Meloni, più incauta che traditrice. Se anziché abbandonarsi al pettegolezzo i giornalisti, “guardiani delle democrazia”, avessero riflettuto sulla faccenda avrebbero capito, e pubblicamente denunciato, che quell’esercizio di potere dell’editore Berlusconi è l’esatta fotografia di come esercitano il loro potere tutti gli editori più i partiti e gli uomini politici.

Molto poco democraticamente le notizie e i personaggi sgraditi vengono bloccati per non far arrivare al grande pubblico le loro posizioni nei campi più importanti. Censura vera con l’incidente del Tonkino, vera con le “bombe atomiche di Saddam” e vera anche adesso con tutti scatenati, mass media e politici, nel tifare per una nuova guerra contro la Russia.

La terza, dopo quella della Francia di Napoleone e della Germania e Italia di Hitler e Mussolini. E se la Russia dovesse tagliarci le forniture di gas, anziché dire che è la ovvia e prevedibile conseguenza del nostro comportamento insensato, urleremo che è in corso una aggressione della Russia contro di noi.

Così va il mondo. Compreso il BelPaese. Del resto come è noto “Italiani brava gente”. Sempre e comunque.

 

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