Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Italia-Cina, ovvero Italy-China Development Foundation, consigliere economico delle città cinesi di Huai’an e Yangzhou, direttore dell’ufficio europeo del Parco Agroalimentare di Yangzhou, presidente della Associazione per l’Amicizia Italia-Cina, fondatrice e presidente di Only Italia, poco meno di cento viaggi in Cina in pochi anni, fondatrice e presidente del nuovo partito politico Italia Madre e altro ancora. Stiamo parlando di Irene Pivetti, un vulcano in perenne movimento e creazione di iniziative in campi tra loro diversi, diventata famosa a suo tempo perché nel 1992 candidata della Lega Nord venne eletta al parlamento e due anni dopo diventò, a soli 31 anni, il più giovane presidente della storia della nostra camera dei deputati. La realtà più importante di fatto è Only Italia, rete di imprese per lo sviluppo degli scambi commerciali tra Italia e Cina, rete che tra Italia e Cina conta un centinaio di propri dipendenti e sedi a Pechino, Shanghai, Haian, Hefei, Yangzhou, Hong Kong, Milano, Roma e Rimini. Irene Pivetti ne è il presidente, mentre il vice presidente è l’avvocato cinese Vittorio Zhu.
Signora Pivetti, quando e perché ha pensato di creare la rete di imprese Only Italia per la promozione in Cina del Made in Italy?
“Quando le nostre imprese hanno incominciato a chiudere per il rapido diffondersi dei prodotti cinesi a bassa qualità e bassissimo prezzo. Era (e resta) una follia, visto che la Cina è anche un mercato di un miliardo e mezzo di consumatori: è pazzesco ed inaccettabile non riuscire ad entrarci, in modo da sostenere qualche punto del nostro PIL. Tuttavia, come capii ben presto, trarre davvero vantaggio dal rapporto con quel mercato è un problema molto serio, e non basta una rete di imprese, per quanto intelligenti e coraggiose. Noi Italiani su quel mercato nn abbiamo reti commerciali come hanno i francesi, non abbiamo supporto pratico dalla nostra diplomazia, come gli inglesi, e il nostro governo non si sogna nemmeno di negoziare quote di fatturato annuale, come i tedeschi. Diamo mandati allo sbsraglio, salvo poi raccontare la favoletta del made in Italy adorato nel mondo, omettendo i dati numerici che, spietatamente, denunciano irrilevanza nostra e del nostro export”.
Perché si chiama Only Italia e non Only Italy, visto anche che si tratta di quello che viene sempre definito Made in Italy e non Made in Italia?
“Perché amiamo l’Italia e la chiamiamo come la chiamano gli Italiani, e non come i nostri colonizzatori culturali vorrebbero che la chiamassimo. E, commercialmente, Only Italia è veramente un gran bel nome, originale, facile e che fa pensare. Only Italy è mediocre, banale, prevedibile”.
Nello specifico, quali sono le attività di Only Italia?
“Fa prima a riportarle come sono scritte nel nostro sito perché sono suddivise in sette unità, le business units”.
Ecco quali sono e come le elenca il sito:
– Rete, piattaforma commerciale per il made in Italy e le PMI, per una penetrazione organizzata e funzionale nei mercati esteri.
– Arts&Culture, che raccoglie la ricchezza custodita da istituti, enti culturali ed imprese italiane, promuovendo un’offerta culturale integrata.
– Tech&Trade, che si occupa di sviluppare e promuovere cooperazione tecnologica e processi industriali in Cina e altri territori esteri.
– Club, spazio in cui si fondono finanza, tecnologia, innovazione ed arte dando vita ad iniziative culturali e commerciali uniche.
– Real Estare, che gestisce le attività connesse al business immobiliare in Italia e all’estero, come affitto o vendita di immobili esclusivi.
– Customs&Logistics, gestisce le attività professionali, le eventuali problematiche e i servizi di logistica per le aziende aderenti al network.
– Racing, si occupa dell’introduzione della cultura del racing in Cina, tramite lo sviluppo di scuole per la guida sicura ed altre iniziative.
Le sette unità servono a far funzionare al meglio Only Italia, che nel sito viene così definita:
“E’ una piattaforma commerciale e di investimenti, una rete di imprese e servizi per l’internazionalizzazione del commercio, rivolta alle imprese italiane ed europee che intendono accedere ai mercati esteri, con particolare attenzione alla Cina e alla Via della Seta. Siamo nati per favorire il made in Italy e supportare le piccole e medie imprese italiane nell’attività di esportazione facilitando la loro penetrazione organizzata e funzionale nei mercati esteri, il che è utile anche per stabilizzarle”.
Il sito spiega anche un altro particolare importante:
“Only Italia è artecipata da investitori cinesi ed europei. Non solo selezioniamo buyers, distributori, partner commerciali per le aziende che desiderano esportare, ma sviluppiamo progetti industriali per aziende europee, in funzione della programmazione territoriale di diverse province e città cinesi. E per le imprese che intendono accedere a tali progetti identifichiamo partner investitori, fondi privati ed eventuali condizioni di finanza agevolata”.
Lei è presidente anche della Fondazione per lo Sviluppo Italia-Cina, ovvero Italy-China Development Foundation. Di cosa si occupa?
“Le parrà strano, ma si occupa della realizzazione di attività nei settori dell’istruzione, della formazione, della tutela dei diritti civili. Come vede, non mi interesso solo di business. Con particolare attenzione al diritto del lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, alla formazione professionale ed allo sviluppo della personalità umana, incentivando le possibilità e le scelte che consentano di svolgere attività e funzioni che con riferimento all’iniziativa economica privata concorrono al progresso materiale e spirituale della società. Inoltre ci occupiamo di attività che promuovano la beneficenza e l’assistenza sociale e socio sanitaria. Oltre alla tutela e la valorizzazione della natura e dell’ambiente promuoviamo anche la tutela e la valorizzazione delle cose materiali ed immateriali di interesse culturale artistico e storico”.
Quante aziende si sono servite di Only Italia finora?
“Più o meno 350. Ma le associate, comprese nel database, sono oltre 2.000”.
Cosa pensa del progetto della Nuova Via della Seta?
“È il piu lucido disegno geopolitico dopo la cancellazione della cortina di ferro ad opera di Giovanni Paolo II. Xi Jinping vuole cambiare lo scacchiere mondiale sostituendosi agli Stati Uniti. Se questi controllavano l’Europa attraverso l’Atlantico, e pensavano di controllare la Cina dal Pacifico, oggi la Cina si affranca significativamente dagli USA da un lato, e lancia di fatto un’OPA sull’Europa dall’altro. Non è un atto in se stesso ostile, ma ad avances come queste bisogna rispondere con una buona, meglio se ottima, capacità negoziale. E mentre i Tedeschi lo hanno capito, e lo gestiscono con successo, noi ci lusinghiamo di questo gigante che ci sembra ci faccia la corte, e invece sta solo cercando di tirare sul prezzo mentre ci compra per quattro soldi”.
La Cina procede con la Nuova Via della Seta, la Russia vara il suo grande e ambizioso progetto Razvitie, che correndo parallelo alla Nuova Via della Seta punta a fare della Siberia l’asse portante dello sviluppo non solo economico della Russia e a connetterla con l’Europa.
“Potrebbero essere complementari, forse, se non che da molti decenni i rapporti fra queste due potenze sono da scadenti a pessimi, con reciproca disistima, quindi immaginare una loro collaborazione al momento non mi pare realistico”.
Stando così le cose, cioè con la Russia e la Cina che puntano a connettere in molti modi l’Europa e l’Asia, quasi a unificarle di fatto, non sarebbe meglio che l’Europa…
“Mi scusi se la interrompo: l’Europa non esiste abbastanza per lanciare progetti comuni così ambiziosi. In Europa noi possiamo, ed a mio avviso dobbiamo, essere vigili e capaci di rilanciare sui tavoli bilaterali sino-europei anche l’interesse italiano, che poi vuol dire mediterraneo e meridionale. Figuriamoci, con i tedeschi che fanno coi Cinesi ormai da tempo l’asso pigliatutto, e li inducono a pensare che l’Europa coincida con la Germania, una iniziativa europea nemmeno ci conviene. Non fino a che, per lo meno, riusciamo ad essere piu protagonisti in Europa a nostra volta. Supportando la Nuova Via della Seta con gli scali di Genova e Trieste potremmo per esempio porre fine all’assurdità di doverci servire di treni della Germania per le merci italiane destinate alla Cina e per le merci cinesi destinate all’Italia. E’ stato strombazzato il polo logistico integrato di Mortara, nel Pavese, ma si tratta di un bluff: è partito per la Cina un solo treno, con 17 vagoni pieni e 23 vuoti. Una cosa che per l’Italia ha creato solo discredito”.
Ha nostalgia della politica e del parlamento, lei che è stata il più giovane presidente che la Camera abbia mai avuto?
“Credo di non aver mai smesso di fare politica. Anche con altri mezzi, per esempio promuovendo anche con la mia attivitá economica una mole immensa di lavoro istituzionale, culturale, sociale. Inoltre oggi, da quasi due anni guido Italia Madre, un partito indipendente, di ispirazione liberale e cristiana, perché diventi uno degli elementi di stabilizzazione e di nuova aggregazione del consenso moderato. Stiamo lavorando”.