di Pino Nicotri
LISBONA – La Nuova Via della Seta lanciata dalla Cina ricorda almeno in Portogallo la Carreira da Índia, cioè l’antica Via dall’India, parola che all’epoca comprendeva anche la Cina. Vediamo come stanno le cose.
In tema di porti, gli accordi per la Belt and Road Initiative (BRI), detta anche Nuova Via della Seta, conclusi lo scorso 5 dicembre 2018 in Portogallo dal presidente della Cina Xi Jinping, non concedono solo l’utilizzo di quello di Sines, che trovandosi nel Portogallo meridionale, non lontano dallo stretto di Gibilterra, permetterà l’inoltro delle merci cinesi verso l’Africa e l’Europa mediterranea.
Gli accordi prevedono infatti che la Cina potrà disporre di un porto anche alle Azzorre, arcipelago in mezzo all’Atlantico, da dove esporterà le sue merci anche nel continente americano. Compreso il Venezuela, col quale lo stesso Xi ha firmato ben 28 accordi lo scorso 14 settembre, e il Cile, primo Paese sudamericano ad avere aderito, lo scorso 3 novembre, al progetto cinese della Nuova Via della Seta.
I cinesi nel frattempo si sono portati avanti accaparrandosi lo spettacolare hotel Monte Palace, nella splendida isola di S. Miguel, una delle nove isole vulcaniche delle Azzorre.
Giudicato nel 1990 il migliore dell’intero Portogallo, è rimasto aperto solo 19 mesi ed è chiuso da 28 anni, 9 dei quali di completo abbandono con conseguente devastazione, opera oltre che dei vandali locali anche del continuo afflusso di turisti attratti dall’architettura mastodontica e dalla spettacolare vista su Sete Cidades – due laghi vulcanici gemelli, uno verde e uno blu – giudicata una delle sette meraviglie del Portogallo. La società cinese Level Constellation ha annunciato che nel 2021 l’albergone riaprirà i battenti e, con un nome nuovo, tornerà a essere il migliore dell’intero Paese lusitano.
Le sue 88 stanze con terrazza, i due ristoranti, le tre sale conferenze, la banca, la discoteca, due bar e l’architettura decisamente imponente, tornerà tutto a nuovi splendori. Poiché però l’hotel dovette chiudere per lo scarso afflusso di turisti e poiché nel frattempo questi non sono molto aumentati, se ne deve dedurre che i cinesi puntano a farne una meta del proprio turismo di lusso, da allargare inevitabilmente anche alle altre isole.
L’ironia della sorte ha così voluto che le Azzorre e il Portogallo, dal quale fin dalla seconda guerra mondiale si sono irradiate a ventaglio in tutta l’Europa le basi militari Usa e poi anche della Nato, possano diventare il trampolino di lancio della conquista commerciale cinese nel continente americano, con le annesse ricadute politiche di maggiore autonomia da Washington di quell’America Latina, centroamericana e caraibica che la dottrina Monroe, il corollario Roosevelt e il Manifest Destiny (Destino Manifesto) vedevano come un proprio protettorato, se non come il cortile di casa degli Usa. Liberi quindi per sostenere i propri interessi di intervenirvi anche militarmente e/o con appoggi a militari golpisti ferocemente anticomunisti.
Nelle Azzorre ci sono tuttora basi militari Usa. Non manca neppure una base del sistema di spionaggio elettronico planetario noto come Echelon, operante nell’isola di Terceira, dove la base Usa di Lajes Field ospita da decenni un aeroporto militare ed è accusata di essere la causa di un vasto inquinamento che provoca nella popolazione una diffusione molto superiore alla norma di vari tipi di cancro.
In passato le Azzorre hanno avuto grande importanza per la navigazione oceanica portoghese dedita anche in Sud America al commercio delle spezie importate dall’India, nome che a quell’epoca includeva anche la Cina.
La via del mare che portava fino in Brasile, e poi in Europa, le molto ricercate merci “indiane”, cioè anche cinesi, si chiamava La Carreira da Índia, La Via dall’India, ed era di fatto un’anticipazione delle rotte atlantiche della Nuova Via della Seta. Un argomento del quale vale perciò la pena parlare.
Nella fascia equatoriale gli alisei della costa occidentale africana non soffiano, come invece dovrebbero in base alle differenze di temperatura, da nord a sud nell’emisfero boreale e da sud a nord in quello australe, ma per effetto della deviazione impressa dal movimento rotatorio della Terra spirano nel primo emisfero da nord-est e nel secondo da sud-est. Motivo per cui la navigazione risultava facile fino a Capo Bojador, sito nella parte settentrionale del Sahara Occidentale, per l’esattezza a 26 gradi di latitudine nord, perché in quel tratto la costa segue più o meno la direzione degli alisei.
Poi però la costa cambia decisamente direzione, va verso sud-sud-ovest, motivo per cui gli alisei soffiano in poppa alle navi allontanandole sempre più verso il mare aperto. Per giunta la ancora scarsa conoscenza delle correnti in quella parte di mondo faceva sì che la corrente delle Canarie e quella nord equatoriale avevano buon gioco a spingere verso il centro dell’Atlantico i navigatori poco esperti.
Solo dopo la scoperta di Madeira nel 1425 e quella delle Azzorre, assegnate da un trattato con la Spagna al Portogallo nel 1479, due anni dopo i navigatori portoghesi Gil Eanes e Alfonso Gonçalves de Baldaja riuscirono a scendere sotto le Canarie e a superare Capo Bojador. Il motivo che spingeva i portoghesi a scendere verso sud la costa africana non era certo l’amore per il mare, ma la più prosaica a materiale necessità di rifornirsi direttamente soprattutto di schiavi per le piantagioni di canna da zucchero di Madeira e delle Azzorre, evitando di doverli acquistare dai mercanti arabi che imponevano i prezzi.
In cambio della diffusione del cristianesimo nelle terre scoperte in futuro, il Portogallo era stato autorizzato fin dal 1455, con la bolla Romanus Pontifex letta solennemente nella cattedrale di Lisbona dal papa Niccolò V davanti agli ambasciatori delle principali nazioni europee, a ridurre in schiavitù i musulmani e i pagani delle terre man mano esplorate. Autorizzazione ribadita dal papa Celeste III con la bolla Inter coetera del 13 marzo 1456 arricchita nel 1481 con la bolla Aeterni regis clementia di papa Sisto IV, che assegna al re del Portogallo il possesso su tutte le terre man mano scoperte a sud del 20° parallelo: quindi anche del Brasile. Che con le Azzorre permetterà ai navigatori portoghesi all’andata di poter far rotta verso sud fino al Capo di Buona Speranza e al ritorno di poter far rotta dal Capo di Buona Speranza verso nord fino al Portogallo.
Spingendosi sempre più a sud, nel 1445 i portoghesi approdano alle isole di Capo Verde, in Sierra Leone nel 1460 e nel Golfo di Guinea nel 1469, dove nel 1482 costruiscono la stazione commerciale fortificata di São Jorge de Mina, da dove oltre agli schiavi della non a caso chiamata Costa degli Schiavi, nome a un verto punto fatto sparire, possono andare procurarsi l’oro della non a caso chiamata Costa d’Oro e del Sudan.
Visto che ci si può rifornire di oro e schiavi senza la mediazione dei mercanti arabi, ci si chiede perché non andare a rifornirsi direttamente anche delle spezie orientali evitando di doverle acquistare dai mercanti che oltretutto dovevano pagare vari dazi man mano che le portavano verso occidente.
E’ così che nasce man mano l’idea di raggiungere le Indie, termine che comprendeva tutto l’Estremo Oriente compresa la Cina e i dintorni, circumnavigando l’Africa: se prima era ritenuto impossibile scendere sotto capo Bojador, convinti che oltre ai mostri marini lì ci fosse il limite meridionale dell’Africa, ora si comincia a pensare che si possa scendere ancora più a sud nella costa africana occidentale fino a poter poi risalire la costa orientale e dirigersi quindi verso le Indie.
A permettere di scendere sempre più a sud è la messa a punto della tecnica della Volta do Largo (Tornare dal Largo), che puntando al largo per allontanarsi a un certo punto dalla costa e facendo dietro front al momento opportuno consentivano di tornare indietro puntando verso la costa africana molto più a sud del Golfo di Guinea grazie al controflusso meridionale degli alisei.
Con queste tecniche di forte deviazione della rotta verso il largo, cioè di fatto verso il Brasile, e ritorno verso la Namibia il navigatore Diogo Cão tra il 1482 e il 1484 arrivò fino alle foci del Congo, da lui scoperte nei pressi di quella che oggi è la citta congolese di Muanda, e alla Baia della Balena più a sud, in Namibia. Cão diede al fiume il nome di Zaire, corruzione del nome locale Zadi, che signfica Grande Fiume.
Con la Volta do Largo Bartolomeu Dias potè finalmente doppiare l’estrema punta meridionale africana, alla quale darà il nome di Capo di Buona Speranza, alla fine del 1487.
Sarà però solo Vasco da Gama a superare il 22 novembre 1497 il Capo di Buona Speranza, con tre navi, e a risalire poi la costa orientale dell’Africa per arrivare il 20 maggio 1498 a Capua sulla costa dell’India. Nella sosta nei porti del Mozambico il navigatore portoghese scoprirà con meraviglia che le navi locali utilizzavano bussole fabbricate a Genova.
A Vasco da Gama è riuscito ciò che due secoli prima, nel 1291, venne tentato dai genovesi Tedisio Doria, Ugolino e Vadino Vivaldi, e che Jacopo Doria, zio di Tedisio, così descrive: “Armarono ottimamente due galee, le diressero nel mese di maggio verso lo Stretto di Setta (Gibilterra) acciò che andassero attraverso il mare oceano alle parti dell’India e di là portassero utili mercanzie”. Delle due navi genovesi e annessi equipaggi non s’è però più saputo nulla: scomparsi in mare.
Viceversa, per portare in Portogallo le navi cariche di spezie e altre merci provenienti dalle Indie o dall’interno dell’Africa vengono messe a punto la Volta da Guiné, inaugurata nel 1443, e la Volta da Mina, inaugurata nel 1471 e che prende il nome dalla citata stazione commerciale fortificata di S. Jorge de Mina in Costa d’Oro.
I portoghesi avevano imparato che nel dirigersi al largo verso il Brasile a un certo punto dovevano fare un’ampia deviazione verso nord-nordest e sfruttare così il controflusso settentrionale degli alisei che li avrebbe spinti a doppiare le Azzorre e raggiungere così la costa portoghese.
Con l’andar del tempo i portoghesi con le navi provenienti dalle Indie, cioè anche dalla Cina, inaugurarono la Carreira da India, la Via dall’India: doppiato il Capo di Buona Speranza facevano rotta fino in Brasile per vendervi parte delle merci “indiane” e imbarcare prodotti brasiliani da vendere in Europa seguendo la rotta che doppiava le Azzorre per poter tornare in Portogallo. Questo spiega anche perché il Brasile è ricco di collezioni di antiche porcellane cinesi.