Violante: Pd giacobino con Berlusconi. Ma con Andreotti? E tutti gli altri?

Violante: Pd giacobino con Berlusconi. Ma con Andreotti? E tutti gli altri?
Luciano Violante: giacobinismo e amnesia

Ecco come Luciano Violante si è giustificato:

“Il Pd stava correndo il rischio del giacobinismo. Se vedi che un’auto va fuori strada devi avvertire l’autista. Per questo ho parlato”.

Luciano Violante, ex magistrato, dall’83 docente di diritto e procedura penale, politico e parlamentare di lungo corso nei partiti di sinistra, presidente della Camera dei deputati dal maggio ’96 al maggio 2001, ha spiegato così il suo intervento pubblico per suggerire a Silvio Berlusconi come schivare o annullare le conseguenze della condanna della Cassazione. Inoltre:

“Io non sono garantista, sono legalitario. Penso che il rispetto della legge sia fondamentale”.

Giusto, perbacco! Però, però, ci sono almeno un paio di però. Il primo è che l’autista che rischia di andare fuori strada lo avverti rivolgendoti a lui, non rivolgendoti ai giornalisti o agli altri automobilisti. O no? Riguardo poi il rischio del PD di diventare giacobino…. beh, ridere o piangere?

Il secondo però è alquanto più grave. Di violazioni o non rispetto della legge ai danni di cittadini italiani da parte delle istituzioni ce ne sono a palate. Un esempio che dura da decenni ed è ancora attuale è la situazione nelle carceri, denunciata perfino dal presidente della Repubblica e più volte da Marco Pannella anche con i suoi flebili digiuni.

Poiché la Costituzione dice che il carcere deve essere rieducativo e non afflittivo, se ne deduce che l’intera situazione carceraria italiana, quasi ovunque duramente punitiva più che afflittiva, è incostituzionale. Vale a dire, illegale. Non a caso l’Italia ha il record europeo della percentuale di detenuti che si uccidono per disperazione. Eppure su questo tema, fonte periodica di rivolte nelle carceri oltre che fonte perenne di suicidi, il “legalitario” Violante, l’ex magistrato, l’uomo che “sussurra a Berlusconi”, non ha mai fatto sentire la sua voce, si è ben guardato dall’”avvertire l’autista”. Legalitario a senso unico? Anzi: legalitario ad personam? O più esattamente: legalitario ad Berlusconem?

Violante è stato anche presidente, dal ’92 al ’94, della Commissione Parlamentare Antimafia. Sono gli anni in cui Giulio Andreotti, democristiano dalla lunga carriera politica e parlamentare nonché più volte capo del governo, si vide appioppare l’accusa di essere il mandante dell’uccisione, avvenuta il 20 marzo ’79, del giornalista troppo scomodo e disinvolto Carmine Pecorelli, accusa che si tradurrà in lunghi processi a Perugia e in una condanna a ben 24 anni di galera nel novembre 2002, annullata dalla Cassazione nell’ottobre 2003. Insomma, 10 anni di calvario.

Non risulta che Violante abbia mai fatto notare quello che appare evidente a chiunque abbia letto gli atti: vale a dire, che il coinvolgimento di Andreotti era una forzatura, decisamente giacobina, basata sul nulla.

Violante però s’è distinto per il suo silenzio anche in altre occasioni. Per esempio, nel ’93 pur essendo il presidente della Commissione Antimafia non ha “avvertito l’autista” – in questo caso i giudici di un processo – che in Sicilia nel giacobinismo c’era sprofondato e che la sua “auto” stava andando a forte velocità fuori strada, tant’è che ha finito col mandare al cimitero, cioè all’ergastolo, ben sei pedoni. Solo nell’ottobre del 2011 sono stati infatti scarcerati i sei innocenti condannati all’ergastolo nel 1993 per l’uccisione del magistrato Paolo Borsellino.

Forse è un bene che Violante si sia ravveduto almeno in tarda età del suo giacobinismo giudiziario e politico, che non a caso spinse l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga ad affibbiargli il nome dell’implacabile accusatore delle tragiche purghe staliniane: Vishinskij. Però fa un po’ impressione vederlo trasformato di colpo e senza nessun preavviso addirittura in volenteroso avvocato difensore, purtroppo non di gente comune bensì di un potente come Berlusconi, che peraltro di avvocati ne ha un esercito e non gli aveva chiesto di arruolarcisi anche lui.

Violante è stato chiamato da Giorgio Napolitano a far parte del cosiddetto comitato dei saggi incaricati di suggerire quali riforme e in quali campi vanno fatte per migliorare globalmente l’Italia. Forse sarebbe stato quindi più saggio che Violante evitasse di esprimersi pubblicamente visto anche che Berlusconi con le sue astruse e chiassose pretese di grazia e affini sta di fatto ricattando anche lo stesso presidente della Repubblica. Ora però, dopo che poco saggiamente si è espresso pubblicamente con tanto ardore, forse è più saggio che Violante si dimetta dal comitato dei saggi.

Violante comunque può stare tranquillo: il Pd non corre certo il rischio del giacobinismo, semmai quello del ridicolo, quello dell’amnesia a comando o selettiva e quello della prosecuzione della sudditanza televisiva con tutto ciò che ne deriva. Ma di questi tre pericoli, l’ultimo dei quali è una realtà consolidata da tempo, è bene parlare a parte.

Per ora ci limitiamo a far notare che di amnesia, per giunta veloce, soffre lo stesso Violante. Nell’intervista a Repubblica sui suoi suggerimenti “legalisti” a Berlusconi infatti Violante afferma quanto segue:

“Non ho mai detto che il Pd doveva offrire scappatoie a Berlusconi. Ho detto che doveva garantire anche lui il diritto di difendersi davanti alla Giunta”.

Dimenticando così di avere pubblicamente suggerito pochi giorni prima al Cavaliere anche di ricorrere anche alla Corte Costituzionale italiana e alla Corte europea di Strasburgo.

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