No Vax di prima categoria e di prima fila Hai Shaulian cittadino israeliano. Organizzatore di proteste, punto di riferimento dell’opposizione ai vaccini anti Covid. Ovviamente non vaccinato incappa nella sventura del contagio. E poi nella tragedia del ricovero e infine nella tortura della terapia intensiva. Fino a che può descrive i passaggi e le sofferenze: la mancanza di aria, i risvegli pieni di angoscia dagli stati di incoscienza. Purtroppo alla fine di Covid muore, il suo organismo non resiste fiaccato in troppe funzioni dall’azione del virus.
L’ultimo respiro, l’ultimo fiato: non arrendetevi al vaccino!
Shaulian dal letto di morte per Covid, letteralmente l’ultimo respiro e fiato li dedica e spende per un appello ed esortazione a non vaccinarsi. Prega chi non si vaccina a non “arrendersi” e a continuare la lotta, la guerra ai vaccini. Sta morendo, morendo ammalato di Covid, morendo ammalato soprattutto della sua fede no vax. Ma sul letto di morte non ha cedimenti verso l’evidenza. Neanche verso l’evidenza della morte, neanche verso l’evidenza della sua morte. Sul letto di morte ha bisogno di dirsi e di dire che non c’è errore e non ci deve essere cedimento o ripensamento: mai vaccinarsi, mai farsi iniettare un vaccino!
Una storia, una domanda
Una storia forse estrema quella di un leader no vax israeliano che fa del letto di morte, della sua morte per Covid, il pulpito per l’anatema contro i vaccini. Una storia che però chiama una domanda: cosa hanno iniettato in mente, cosa hanno per così dire in corpo non coloro che non si vaccinano (scelta sbagliata ma non folle) ma coloro che i vaccini e i vaccinati e i vaccinatori li odiano e li vorrebbero aboliti, derisi, cancellati? Anche con la violenza, perfino con la violenza contro se stessi?