Padoan e la scappatoia per migliorare il deficit

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 9 Dicembre 2014 - 12:12 OLTRE 6 MESI FA
Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan

Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan

ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business col titolo: La scappatoia di Padoan.

Un lettore ha commentato così le novità di questi giorni: adesso vedo benissimo la luce in fondo al tunnel, è proprio un Tir tedesco. Battuta spiritosa, ma che contiene molta verità. Infatti, sia pure alternando carezze a legnate, sono i tedeschi i più severi verso l’Italia, la Francia e il Belgio. E l’Eurogruppo (l’insieme dei 18 paesi dell’euro) si è subito adeguato alle lamentele provenienti da Berlino.

La questione, per quanto riguarda noi, è molto semplice, anche se quasi irrisolvibile. In base alla nostra Legge di Stabilità, il deficit strutturale dell’Italia nel 2015 migliora solo dello 0,1 per cento e invece dovrebbe migliorare dello 0,5 per cento. Centesimi, si dirà.

Non è proprio così. Quella piccola differenza vale 6 miliardi netti, che siamo caldamente invitati a trovare e a mettere in bilancio entro marzo. Nei prossimi tre mesi e mezzo, per essere brevi, dobbiamo presentare conti 2015 migliorati di 6 miliardi.

E le strade non sono molte. La prima comporta nuove tasse per sei miliardi: e si tratta di un percorso impraticabile. Il paese già protesta e soffre per l’altissima pressione fiscale. Metterci sopra altri sei miliardi di imposte, vorrebbe dare mandare a zero la fiducia nella politica e nel governo. Ma anche assicurarsi un altro anno di recessione (dopo i tre più recenti).

La seconda strada comporta che si spendano sei miliardi in meno. In teoria non sarebbe un’impresa difficile. Date il bilancio dello Stato italiano a una brava casalinga e probabilmente in un paio di giorni di miliardi ne taglia anche dodici, con urla di gioia provenienti da Bruxelles e da Berlino. Basterebbe chiudere le 1800 società “locali” senza un dipendente ma con consigli di amministrazione. Oppure basterebbe mandare a casa i 400 funzionari della Regione Sicilia che hanno uno stipendio, e suppongono una scrivania, ma che non hanno un compito.

Ma anche questa strada (il taglio delle spese) risulta quasi impercorribile. Per una ragione molto semplice: dietro a ognuna di queste spese senza senso ci sta un pezzettino di casta, un gruppo di protetti, di amici di amici, forse persino di parenti. Chi li tocca?

E allora che cosa si fa? Due cose. Poiché nessuno ha interesse a fare la voce troppo grossa con l’Italia (salterebbe l’euro e quindi il sistema finanziario mondiale) alla fine ci si metterà d’accordo: l’Eurogruppo rivedrà i suoi conti e dirà che, insomma, ci siamo quasi, via così. Inoltre, ci si affida all’abilità di Padoan perché trovi qualche scappatoia contabile: in fondo è il suo mestiere.