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Paola Belloni e Rachele Silvestri, la differenza tra un bisogno e un diritto

E al mattino dopo la tentazione fu irresistibile e vincente, la tentazione di sommare pere e mele. Tanto sempre frutta è. Presentandola come di stagione la somma e la frutta: due donne vittime di essere tali. Così fanno i giornali. le tv e i socio-poli-analisti-commentatori (si attende con ansia la tv del pomeriggio). E invece no, proprio no. Le due storie proprio non si sommano, son fatte di materia diversa.

Uno sfregio non è un fastidio. E viceversa

Rachele Silvestri ha subito lo sfregio di una maldicenza feroce, ha vissuto il sopruso violento di chi andava in giro a mormorare fosse in politica carriera solo perché madre di un figlio il cui padre era un politico in grado di “piazzarla”. Rachele Silvestri è stata vittima, torturata e assediata da chi spargeva la “voce” e da chi la raccoglieva. E da ultimo, goccia da far traboccare, perfino un po’ di stampa che stampava la calunnia. Rachele Silvestri ha visto negato, percosso, sfregiato il suo diritto ad essere rispettata come essere umano. Lo sfregio infertale ha raggiunto il compagno, il padre del bambino, il bambino. Quella fatta a Rachele Silvestri è una porcheria, una porcata (con scuse ai suini) in cui nulla , proprio nulla, ha a che fare col cosiddetto gossip.

Paola Belloni, neanche qui è gossip

A Paola Belloni invece nessuno sfregio è stato imposto. Né nella sua vita privata, né in quella pubblica. Paola Belloni aveva il legittimo, umano e comprensibile bisogno di non rendere pubblica la sua relazione con Elly Schlein. Un bisogno, non un diritto. Quando la tua compagna in pubblico auto identikit dice, anzi rivendica, “sono una donna che ama una donna” il bisogno di riservatezza può ancora essere soddisfatto. Ma quando la tua compagna si candida alla segreteria del Pd e diventa del Pd segretario e fa della tematica Lgtbq e quel che segue elemento distintivo dell’identità del partito, allora quel bisogno diventa la richiesta, quasi la pretesa di una “eccezionalità”. E’ del tutto ovvio e anche moralmente e socialmente legittimo che la stampa vada a cercare chi sia la compagna della segretaria del Pd dopo che la segretaria del Pd ne ha reso pubblico con orgoglio l’esistenza.

No, non è privacy violata. Tanto meno intrusione offensiva e violenta nella vita privata. E neanche, neanche qui è gossip, pettegolezzo. Il suo “stato di famiglia” Elly Schlein lo ha comunicato e, ripetiamo, ne ha fatto elemento di orgoglio e identità politica. Senza dire che ovviamente e senza eccezioni il privato di leader politici è da sempre raccontato dall’informazione e che questo agire non è ficcarsi sotto le lenzuola o spiare dal buco della serratura. Paola Belloni che si lamenta della stampa che l’ha resa nota chiede, chiedeva per se stessa una sorta di esenzione. Un bisogno, comprensibile, rispettabile. Ma non un diritto, tanto meno da accampare.

Mino Fuccillo

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