Crisi Ue, banche in salvo. Ma gli Stati?

Angela Merkel (LaPresse)

ROMA –  Alla fine pare l’abbiano capita. E i mercati pare abbiano capito che l’hanno capita e si sono tranquillizzati riguadagnando parecchi punti. Nicolas Sarkozy e Angela Merkel nei giorni scorsi, senza troppe difficoltà, si sono finalmente trovati d’accordo senza troppe riserve mentali: metteranno in campo tutti gli strumenti finanziari necessari per proteggere le banche dell’eurozona, in primis quelle francesi e tedesche, ovviamente, dai nuvoloni che si sono addensati sui loro sportelli, per la crisi di liquidità e per i consistenti pacchi di titoli del debito sovrano di paesi a rischio che detengono nei loro caveau.

Ancora una volta l’asse franco-tedesco detta la linea a tutti i 17 paesi dell’area Euro: qualcuno, incluso l’italiano Franco Frattini, ha già fatto le sue rimostranze per questo direttorio a due prepotente, ma perlomeno stavolta i due big dell’eurogruppo hanno gettato alle spalle incertezze, formule ambigue e rinvii alle calende greche che anche in un recentissimo passato contribuivano ad allarmare le Borse e a peggiorare la situazione. La punizione del “moral hazard”, tanto cara al cancelliere fino a poco tempo fa, oggi passa in secondo piano.

Se capiterà l’occasione gli investitori spericolati verranno penalizzati, ciò che in parte succederà di sicuro per chi si è riempito le tasche di bond ellenici, ma la priorità assoluta va ora decisamente al salvataggio degli istituti di credito, costi quel che costi. Sarkozy e Merkel si sono resi conto che alcune delle loro banche, e non le più piccole, stavano avvicinandosi troppo all’orlo del precipizio.

Come è noto le aziende di credito francesi e tedesche sono quelle che detengono in portafoglio le quote maggiori di debito pubblico greco, a parte le banche greche: oltre 50 miliardi di euro in bond ellenici sono in pancia agli istituti francesi, primo fra tutti Bnp Paribas, e circa 35 miliardi sono sul groppone dei tedeschi, primo fra tutti Commerzbank. Per l’Italia, invece, l’esposizione nei confronti della Grecia sta ben al di sotto dei tre miliardi.

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