Se Veronesi va all’agenzia per la sicurezza nucleare non passa al Governo Berlusconi, parola di un antinucleare come Paolo Gentiloni

di Paolo Gentiloni
Pubblicato il 26 Luglio 2010 - 20:28| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Umberto Veronesi

Sono un convinto antinucleare. Lo sono stato negli anni Ottanta, da ecologista militante, e non mi sono pentito. Anzi, rilanciare oggi il nucleare mi sembra ancora più azzardato di quanto non fosse tenerlo in vita trenta anni fa. I costi restano proibitivi, la sicurezza dell’intero ciclo è ancora assai dubbia, i nostri investimenti energetici dovrebbero indirizzarsi altrove.

Rispetto, senza condividerla, l’opinione di chi lamenta che nell’ultimo quarto dello scorso secolo, rinunciando al nucleare, l’Italia avrebbe perso un treno fondamentale per le economie moderne. Ma, appunto, quel treno è comunque perso.

Ciò detto, non capisco perché dovremmo “scomunicare” Umberto Veronesi qualora accettasse l’incarico propostogli dalla Ministra Prestigiacomo.

Il professor Veronesi è da sempre favorevole all’energia nucleare, e se accetterà la proposta del Governo se ne occuperà dal suo tradizionale punto di vista: il controllo e la verifica delle conseguenze delle radiazioni per la salute. Ora, può darsi che il piano nucleare messo a punto dal ministro Scajola non veda mai la luce. Ma se mai sarà avviato, perché dovremmo opporci al fatto che a guidare il lavoro di controllo su salute e sicurezza sia una personalità del calibro di Veronesi?

L’obiezione è che il coinvolgimento di Veronesi “comprometterebbe” il Pd. Come se lo scienziato, il medico, il senatore indipendente andasse a quel posto “in quota” Pd, o per inquinarne la reputazione.

Fortuna che Veronesi non è neppure iscritto. Altrimenti qualcuno chiedeva l’intervento dei probiviri.