Papa Francesco con indosso morbidissimo, bianchissimo, modernissimo piumino tecno. C’è la foto. Guardare per vedere come il piumino di tendenza sta al papa e viceversa. C’è la foto, ci saranno commenti, impressioni, giudizi, opinioni. Che si sedimenteranno, fino ad acquisire la consistenza di fatti, fatti acquisiti. Donald Trump arrestato, Donald Trump tra i classici due uomini in divisa che lo portano via, Donald Trump in manette. C’è la foto. Guardare per vedere se le manette si vedono o no, guardare per vedere l’espressione di Trump. C’è la foto e poi ce n’è anche altra di foto di Trump, sta pregando e un raggio di sole, di luce meglio, lo inquadra e illumina mentre prega. C’è la foto, ci sono le foto. E ci saranno umori a guardarle le foto, sentimenti, reazioni, giudizi, pareri, opinioni. Quelle foto generano fatti.
Emmanuel Macron nel suo personale caveau a monitorare i suoi averi, mentre fuori le pensioni… C’è la foto? No, ancora non c’è. Ma certo farla essere quella foto è un gioco. Vladimir Putin con le stimmate, le stimmate del salvatore e difensore e guerriero della vera fede e vera morale. C’è la foto delle stimmate di Putin? Non ancora, ma ci può essere, farla essere, esistere quella foto è un gioco. Un gioco per nulla innocente e per niente innocuo.
Reazione a catena
Le foto, le immagini di irrealtà che l’intelligenza artificiale sa, su comando umano, produrre con tecnica precisione-perfezione producono a loro volta realtà. Non si tratta di distinguere tra foto vere e fake foto. Anche a farlo, anche a sistematicamente farlo, anche se tutti i fruitori facessero sempre e comunque la distinzione come in automatico, questa non disinnescherebbe la reazione a catena. Reazione e catena emotiva, cognitiva, intellettiva, sociale. L’esistenza stessa di una immagine di Trump arrestato o di Macron che conta i soldi entra a far parte viva delle esperienze emotive e sociali di chi la guarda. E chi la guarda, anche dovesse sempre sapere che è foto del non reale e del non accaduto, comunque mette la relativa esperienza emotiva e sociale nel circuito e nel bagaglio del suo agire cognitivo e intellettivo.
La perfetta foto del non accaduto non perde la sua valenza di esperienza empirica per chi la guarda, anche se chi la guarda sa che è foto del non accaduto. Il sapere non vera quella foto non sterilizza l’esperienza empirica del guardarla. E quindi papa frivolo, Trump vittima, Macron Arpagone, Putin Messia della Terza Roma diventano esperienze sensoriali. Non sono solo foto fake, dell’essere fake non si fanno cruccio e non ne fanno mistero, sanno di viaggiare in una sensibilità di massa dove alta è la percezione che ad essere fake sia la realtà. Un mondo umano dove l’irrealtà, anche se manifestamente costruita e diffusa, produce fatti oltre, ovviamente, ad opinioni.