Il partito degli indagati ora ha un nome: Movimento 5 Stelle

di Silvia Cirocchi
Pubblicato il 18 Ottobre 2017 - 15:29| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
M5s-indagati

Il partito degli indagati ora ha un nome: Movimento 5 Stelle

ROMA – Virginia Raggi, sindaco di Roma. Chiara Appendino, sindaco di Torino. Patrizio Cinque, sindaco di Bagheria. Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma. Filippo Nogarin, sindaco di Livorno.

Il Movimento dalla doppia morale. Ma andiamo con ordine.

Virginia Raggi, non solo indagata, perché per lei la Procura ha chiesto il processo per falso in atto pubblico in relazione alla nomina di Renato Marra.

Chiara Appendino, indagata per falso in atto pubblico per un debito da 5 milioni di euro depennato dal bilancio della città contratto dalla precedente giunta con la società Ream della Fondazione Cr. come risulta dalle carte della procura Paolo Giordana, con il bene placido dell’assessore al Bilancio e dell’Appendino ha chiesto ai dirigenti l’alterazione delle cifre ufficiali, posticipando di un anno il debito.

Federico Pizzarotti, cacciato dal M5s per non aver avvertito i vertici di essere coinvolto nell’inchiesta sulle nomine del Teatro Regio, ricordiamo che poi è stata chiesta l’archiviazione sulla vicenda e l’ormai ex pentastellato ha festeggiato non risparmiando certo frecciate velenose agli ex compari di partito.

Filippo Nogarin, indagato per abuso d’ufficio e per bancarotta fraudolenta all’interno dell’inchiesta sulla municipalizzata Aamps. Ricordiamo che l’avviso di garanzia al sindaco di Livorno arrivò in piena campagna elettorale, creando non pochi problemi ai vertici grillini, indecisi sullo scaricarlo o se andare alla facile vittoria. Ovviamente fu scelta la poltrona da chi professa sempre di non essere attaccato agli incarichi governativi.

Nello stesso periodo Luigi Di Maio si riscoprì garantista (dopo la versione forcaiola mostrata al Paese) dopo la vicenda campana di Quarto dove fu espulsa l’unica sindaca in quota M5S di tutta la regione perché non aveva denunciato le presunte minacce subite da un consigliere grillino indagato per corruzione elettorale e tentata estorsione.

Insomma sarebbe davvero interessante chiedere a Beppe Grillo come ci si sente a passare da castigatore di chi riceveva anche solo un avviso di garanzia a leader di iscritti al registro degli indagati.