Pd e sinistra: se la vogliamo dir tutta, le acque diventano sempre più torbide. C’è qualche tentativo di rimanere uniti, di non mandare a carte quantotto il partito, ma non è facile perché le lacerazioni delle ultime settimane, se non di mesi, hanno lasciato il segno.
Prendiamo, ad esempio, il “sacrificio” di Stefano Bonaccini uscito nettamente sconfitto alle primarie. Ebbene oggi è assolutamente dalla parte della Schlein “per un riguardo al pd”.
Bisogna dire, per onore della verità, che anche in piena campagna elettorale, il presidente della regione Emilia Romagna aveva mantenuto questo atteggiamento. “Se dovessi perdere – aveva ribadito – sarò pronto a collaborare con Elly perché per anni abbiamo combattuto insieme . Perchè dividersi domani?”. D’accordo, le parole di Bonaccini confermano la sua buona fede; però non dobbiamo dimenticare che furono espresse quando tutto faceva credere che la partita ai gazebo l’avrebbe vinta lui dopo che anche gli iscritti al partito si erano pronunciati per lui.
Dunque, il suo atteggiamento dà conferma che l’uomo non si tira indietro e non gioca a rimpiattino. Ma ora si trova tra Scilla e Cariddi: o accetta di diventare il vice della Schlein, oppure esce definitivamente dal vertice del Pd. E’ il contrario di quel che aveva sostenuto Elly prima del voto. A chi, come Michele Emiliano, era convinto che i due avrebbero potuto lavorare insieme mantenendo al primo posto del partito Bonaccini con Elly a far da vice, lei aveva risposto piccata: “Io non farò il vice di nessuno”.
Questa alzata di scudi la dice lunga sui propositi della nuova segretaria di via del Nazareno. Ascolta, riunisce, sorride, è pronta al dialogo, ma poi è lei a decidere anche senza il consenso di coloro a cui aveva detto un mezzo si. Ora, con Bonaccini pronto a collaborare, la situazione cambia, sembra volgere al meglio.
Ripetiamo: sembra. Perché le mille anime dei “piddini” sono pronte a rimettersi in gioco ed a contrastare quelli che non la pensano come loro. La figura di Bonaccini ne esce ridimensionata non c’è dubbio pure se lui sostiene che tutto questo lo fa per il bene del partito. Si chiedono i falchi del pd: “Quanto durerà questo idillio? Ne siamo convinti: ai primi screzi tornerà fuori la divisione che c’è stata fra i due in campagna elettorale”.
Senza contare che la sincronia nella coppia non è poi così evidente. La Schelin è una signora che va giù dura, lo si è visto nelle prime uscite che ha fatto da segretario. Atteggiamenti da sinistra- sinistra invisi ad una parte del partito ed al gruppo cattolico. Tanto è vero che l’ex ministro Beppe Fioroni non ci ha pensato un attimo a dimettersi.
Quanti lo seguiranno? Solo il tempo potrà dare una risposta a questo interrogativo. Il fatto è che la Schelin non piace nemmeno agli oltranzisti della sinistra, i quali sostengono che la scelta alle primarie è stata sbagliata tanto è vero che rivolgendosi ad alcuni compagni affermano: “Se state con lei, non state con noi”. La compagnia è quella guidata Marco Rizzo e Maurizio Acerbo i quali non hanno voluto dimenticare il vecchio PCI.
Si chiamano infatti PC e lo differenzia soltanto una vocale. Il resto è poco o nulla. Marco Rizzo è il più chiaro a proposito: “La Schlein è la classica radical chic nata da una famiglia benestante che fa finta di essere di sinistra mentre invece è contro la classe operaia e della nostra ideologia non ha che una superficiale parvenza”. Niente male per quanto riguarda il futuro dell’opposizione. Il Pd è il primo partito quanto a numeri, ma deve combattere con se stesso, con le mille anime che lo lacerano anche a dispetto dei più moderati.
Il futuro è dunque pieno di insidie. Riuscirà la pur determinata nuova segretaria a placare le lotte intestine e a dare un volto diverso al partito a cui si è iscritta solo qualche mese fa?