Pd, Bonaccini riapre le porte alla Ditta Bersani-D’Alema ma manca un progetto

Pd, Bonaccini riapre le porte alla Ditta Bersani-D’Alema ma manca un progetto: il Congresso Pd sempre più un gioco di potere ma ai ceti popolari chi ci pensa?

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 22 Gennaio 2023 - 15:09 OLTRE 6 MESI FA
Pd, Bonaccini riapre le porte alla Ditta Bersani-D’Alema ma manca un progetto

Pd, Bonaccini riapre le porte alla Ditta Bersani-D’Alema ma manca un progetto

Pd, la Sinistra bussa alla porta dei Dem. Bonaccini riaprirà  la Ditta con D’Alema e Bersani? Il candidato segretario ha annunciato “porte aperte a tutti”. Già imbarcati De Luca ed Emiliano al Sud.

Dopo la “sparata”,  francamente sorprendente, il governatore ha ridimensionato il “via libera“. Si, no, forse,  vedremo. Crolla o resta in piedi la promessa di una rottamazione di renziana memoria? Bonaccini è uomo pragmatico, sa che battere Elly Schlein non sarà una passeggiata. Di qui l’idea di tapparsi il naso riformista,  e far salire a bordo gli ex scissionisti (con il dente avvelenato) riuniti nell’Articolo Uno, fondato il 25 febbraio 2017 a miracol mostrare.

Risultato: la miseria di 5 seggi alla Camera, zero al Senato. Ma i 13.500 iscritti  comunque fanno gola. Tutto fa brodo. D’accordo, ragiona Bonaccini (così pare) la visione di Bersani & C. è molto distante dalla mia, semmai è più vicina a quella della Elly. Ma purché lorsignori non vadano con la mia sfidante  n.1, ingoio il rospo e buona notte ai suonatori.

PD OSTAGGIO DELLE CORRENTI

Niente da fare. Le correnti ci sono e dunque bisogna farsene una ragione. L’operazione giravolta è comunque fattibile. Dati i tempi. C’è nell‘aria un vento nostalgico che reclama un “ritorno al passato”. C’è chi intona l’inno sovietico, c’è chi sente la mancanza del MSI di Rauti ed Almirante dissoltosi  nel 1995.

“Deriva tipica di un Paese allergico ai giovani” (copyright M.Gervasoni). E allora ? Giunti a questo punto e  con i sondaggi ondivaghi  di difficile interpretazione, tutto è possibile. Anche di assistere ad una piena restaurazione a sinistra. D’altronde Bonaccini è nato e cresciuto nel PCI modenese e perciò  non ha stupito più di tanto il suo peana agli anni Settanta intonato a Caserta. L’età dell’oro della sinistra.

E CHI RAPPRESENTA I CETI POPOLARI?

I Democratici possono arginare la piccchiata di consensi  solo presentando un progetto che per ora non c’è. Di più: è difficile cogliere differenze programmatiche tra i candidati. Non un vi è nessuna posta in gioco. L’impressione che se ne ricava è solo quella di un gioco di potere.

Un duello personale tra chi dovrà guidare il Pd ufficiale e chi invece dovrà’ guidare i possibili scissionisti. Ma non è da escludere un ticket tra Bonaccini e la Schlein. Sarebbe un errore. Ma tant’è.

Il Pd per campare degnamente deve scrollarsi di dosso la fama che si è fatto, cioè la fama di partito dell’establishment, dei “ceti medi riflessivi”, come li chiama il politologo Luca Ricolfi nel suo ultimo saggio. Allora chi rappresenta i ceti popolari? Aggiunge Ricolfi:”Ormai solo la destra sociale di Giorgia Meloni e la sinistra qualunquista di Giuseppe Conte. Troppo tardi per riacchiapparli.” O no?