Idi di marzo? Niente di così traumatico e drastico, il Pd non si scompone. Al contrario ha scelto il passo che lo decompone. L’annuncio al mondo che il Pd si prende altri cinque mesi (e fanno sei dalle elezioni del 25 settembre) per…Per cosa in realtà? Per le liturgie di quella che ormai è solo una burocrazia. Sei, cinque mesi per decidere cosa sono e cosa vogliono come partito? Dovrebbero scegliere, pronunciare dei sì e dei no.
Il ceto politico che oggi compone il Pd, anche alla base, di pronunciare dei sì e dei no non è in grado. Il loro vero e profondo sentire lo si è visto nei volti e nelle parole dei parlamentari alle Camere di fronte a Meloni premier. Provavano soprattutto dispetto, si sentivano offesi dalla realtà. A batter loro sulla spalla in umana solidarietà ne sarebbe stata scossa polvere. Il governo e la società in mano alla Destra politica e sociale come non mai nel dopoguerra e loro stanno ancora combattendo Renzi, difendendosi da Renzi e celebrando la sconfitta di Renzi…
Un tempo fuori dal tempo
Sei, cinque mesi dalla sconfitta elettorale per…Per gli articoli e interviste su La Repubblica di Goffredo Bettini, magari per la perla di un intervento di Massimo D’Alema o per una chiara riflessione a mezzo stampa di Orlando. Quasi mezzo anno per “il dibattito”, quello che proprio no, il “dibbattito no”. Eppure il “dibbatito”, quello già tragicomicamente così battezzato da Nanno Moretti è lo scopo. Non il mezzo, il “dibbatito” è il fine. Spacciato per la democrazia tout court. Dibbattito e esortazioni all’unità. E, ovviamente, rifondazione, ripartire. E “cantiere”, ovviamente aperto. Cantiere aperto. Plurale. Così un gruppo dirigente dalla conclamata scarsa professionalità politica nasconderà questa dietro una supercazzola verbosa. Per altri cinque mesi. Fino all’apoteosi, alle primarie, cioè al momento in cui si farà mettere il timbro al nome del segretario già faticosamente scelto.
Nel frattempo, nella dimensione delle piccolezze e miserie umane, un virtuoso della bugia politica riesce niente meno a soffiare al Pd l’umor (degradato) della sinistra. Riuscire a far apparire Giuseppe Conte come uomo del progresso e della giustizia sociale non è da tutti: Enrico Letta e associati ci stanno riuscendo. Nel frattempo, nelle dimensione delle cose serie e ardue, tra cinque mesi forse la nuova offensiva russa in Ucraina, forse la ritirata russa da Kherson, forse il peggio in una guerra che allora avrà un anno. Tra cinque mesi la Destra al governo in Italia avrà tracciato rotta, anzi mosso passo su fisco e welfare e debito. Il Pd si prende questo frattempo per meditare e ruminare se il campo largo è accidente o sostanza. Terrorizzato, inorridito dal poter essere davvero un partito riformista. Affascinato dal comportarsi come forza populista, lo fa con la coerenza logica ed operativa della categoria “um po’ incinta”. Impregnato come una spugna, imbevuto di piccola gente invaghita di se stessa e della sua fortuna di essere qualcuno per caso, il Pd si prende, anzi si dà un tempo fuori dal tempo. Pd, rinascerà a marzo…se ci arriva.