Pd, ricordate il “campo largo”? Era il sogno di Enrico Letta: quello di trascinare gli altri partiti progressisti sotto le ali del Pd.
Obiettivo era creare una forza che potesse battere il centro destra, ma soprattutto l’inesorabile ascesa di Giorgia Meloni.
Ora, tutto questo è svanito, si è disciolto come neve al sole. I 5stelle, con Giuseppe Conte in prima fila, non ne vogliono sapere di stringere un patto con i dem, si sentono più forti da soli. Calenda e Renzi, hanno creato un terzo polo e la loro Italia Viva guarda a destra e a sinistra per cercare di accaparrare più proseliti.
Insomma, la speranza dell’ex presidente del consiglio è svanita, ma se tutto ciò non si è potuto concretizzare, la colpa non è esclusivamente di quei soggetti con cui l’attuale segretario del Pd voleva stringere un accordo.
La verità vera è che i democratici stanno vivendo una crisi di cui per ora non si vede la fine. Il partito è diviso in mille correnti, si è uno contro gli altri armati perché l’importante è tagliare il traguardo per primi. Il voto, le prossime elezioni in Lombardia e nel Lazio? Vengono dopo la lotta interna nella quale non si è più appartenenti ad una stessa ideologia, ma avversari.
Praticamente separati in casa. Finalmente Il 26 febbraio si andrà alle urne per le primarie: secondo i sondaggi un vero e proprio flop per quanti parteciperanno alla votazione. Si calcola non più di 150 mila persone rispetto ai milioni delle volte scorse. Il guaio è che il braccio di ferro non risparmia nemmeno un appuntamento che dovrebbe essere una festa.
Bonaccini la pensa in una maniera; la Schlein in un’altra. Solo perché si cerca di “fregare” l’avversario. I due, una volta amici e collaboratori, adesso non guardano in faccia nessuno. E così mentre il Paese atttraversa un difficilissimo momento, nel Pd si litiga per il modo in cui votare. Soltanto nei gazebo; oppure anche on line?
La diversità di vedute potrebbe sembrare un fatto di poco conto, ma non lo è almeno per i due principali contendenti. La Schlein ritiene che la preferenza a distanza potrebbe avvantaggiarla sopratutto riguardo ai giovani; Bonaccini è contrario e vorrebbe seguire la strada di sempre.
Alla fine, dopo infinite discussioni (e forse qualche parola di troppo) si è trovata la via d’uscita che probabilmente non accontenta nessuno dei due rivali. Si è detto “si” al voto on line, ma di questo si potranno servire solo i residenti all’estero, i giovani che vivono lontano dalle loro famiglie per questioni di studio o di lavoro, e le persone inpossibilitate a muoversi per motivi di salute.
Nemmeno questa ipotesi ha trovato tutti consenzienti. Paola De Micheli, un’altra aspirante alla segreteria, ha detto di no. Gianni Cuperlo ha prudentemente evitato l’ostacolo e non si è pronunciato.
L’ex senatore Luigi Zanda non ne po’ più di questa situazione: “Il declino del Pd mi spaventa, è una crisi quasi irreversibile. Alle primarie io voterò per Cuperlo. Lui ha ragione quando dice che il nostro partito è tutto da cambiare”.
In una situazione così imbarazzante, Enrico Letta cerca di districarsi in modo diplomatico. Non sempre ci riesce e lo si può capire. L’unica cosa certa è che lascerà la segreteria. Per andare dove? Tornare ad insegnare a Parigi o accettare un posto in Europa lontano dalle beghe romane?
Non è facile rispondere ad un simile interrogativo, perché le spaccature sono tante e interessarsi al futuro dell’attuale segretario non è un problema così urgente. Più pressante è invece occuparsi delle prossime elezioni in Lombardia e nel Lazio.
A Milano e dintorni, la situazione non è idilliaca per il Pd, ma è almeno chiara, Nel Lazio invece si è ai ferri corti. Il candidato a prendere il posto di Nicola Zingaretti è l’assessore Alessio D’Amato il quale ha cercato in tutti i modi un accordo con i 5 Stelle con i quali in consiglio aveva sempre trovato un minimo comune multiplo.
Stavolta, invece, ha perduto perché dopo una lunga titubanza, Giuseppe Conte ha ufficialmente presentato la giornalista Donatella Bianchi conduttrice di un programma televisivo di gran successo.
Dunque, che fine ha fatto il “campo largo” in grado, se unito, di battere la destra? Se poni questo interrogativo ad Enrico Letta, non ti risponderà: alzerà le spalle e fuggirà in segreteria. In politica la fortuna non gli è amica.