Pd nella tormenta. Come la vogliamo chiamare se non “guerra” quella che si sta combattendo nel Partito democratico?
Ora è scesa in campo anche l’Unità, giornale fondato nel 1924 da Antonio Gramsci e per anni organo del Pci.
Gramsci e Togliatti si rivoltano nella tomba.
Il quotidiano ritiene con forza che Eddy Schlein non sia all’altezza di guidare i dem. E’ troppo debole, ondivaga, non prende mai una posizione quando si tratta di problemi che stanno sconvolgendo il mondo. Un esempio su tutti: il conflitto tra Israele e Palestina. “La segretaria è stata muta, non ha detto nemmeno una parola al proposito”, scrive il direttore Piero Sansonetti. “Questo è quasi sempre il suo atteggiamento”, aggiunge.
E’ naturale che dinanzi a simili accuse la corrente che è assai vicina alla Schlein si sia risentita ed abbia replicato inviperita e decisa alle provocazioni del giornalista il quale è sempre stato più che un simpatizzante della sinistra-sinistra.
EddymSchlein stavolta non ha potuto fare a meno di rispondere e nel nuovo libro di Bruno Vespa dice senza peli sulla lingua: “Sto riportando il Pd dove la sua gente sperava di trovarlo”. I tempi andati sono superati, non ci si può comportare come tanti anni fa. La segretaria è molto chiara: si deve fare un passo indietro, ma senza esagerare. Altrimenti? Il partito si potrebbe trovare fuori dai giochi.
Lo scoglio è quello delle elezioni europee che si terranno nella primavera del 2024. Quel voto sarà il vero spartiacque per il futuro del Pd. Se il voto non dovesse andare come la base moderata vuole il destino di Elly sembra segnato.
Insomma, lei si trova fra due fuochi: quello dei vecchi comunisti che non le perdonano di essere “soltanto diplomatica” e quello dei dc di una volta che aderirono all’idea che fu di Walter Veltroni e di Francesco Rutelli.
Così, il futuro della segretaria è legato alla consultazione del prossimo anno anche se lei nega questa circostanza. Lo conferma ai suoi fedelissimi fans, perché – spiega- il nuovo corso sarà vincente. Questa è solo una speranza se stiamo ai fatti e ai siluri che le scagliano contro gli esponenti (anche di spicco) di avviso nettamente opposto al suo.
Le critiche vanno ancora al di là perché vogliono paragonare l’atteggiamento di Elly Schlein con quello di un’altra donna di potere, il presidente Giorgia Meloni. Guardinga e un po’ paurosa la Schlein, decisa e autoritaria la Meloni. Molti commentatori ritengono che il voto del 2024 potrebbe rappresentare per entrambe la prova del fuoco.
Solo che la premier ha il vantaggio sia delle preferenze degli italiani, sia dei suoi alleati (fino a quando? ); mentre la numero uno di via del Nazareno deve fare i conti con le tante correnti che dividono il partito e non le danno sicurezza.
Anche su questo dilemma Elly è accomodante. Ritiene che fra lei e la presidente del consiglio si è aperto un braccio di ferro che non sarà facile vincere. “La Meloni è scaltra ed intelligente, conosce le trappole della politica perché sono anni che si è impegnata, si può dire da quando era poco più che una giovinetta”.
Comunque sia, nonostante i buoni propositi e la pazienza della Schlein gli attacchi contro la sua persona non accennano a diminuire.
Ed è per lo meno singolare che i più cattivi siano proprio i vecchi iscritti al Pci. Scrive ancora il direttore dell’Unità: “Il Pd è muto ed è necessario che qualcuno gli ridia la parola”. Allora l’interrogativo di fondo è questo: se Eddy dovesse perdere chi prenderà il suo posto? Quale delle correnti del Pd vincerà questa estenuante disputa: i moderati o gli oltranzisti vedovi che vorrebbero tornare ai vecchi tempi?