Anche se tutti elogiano il nuovo corso della Schlein dicendo che nel Pd si respira un’aria nuova che darà presto i suoi frutti, di nascosto (per ora) c’è più di un mugugno per la sterzata a sinistra del partito.
Il fuoco cova sotto la cenere ed i moderati piddini sembrano sedersi sulla riva del fiume e attendere. Per il momento se ne debbono stare zitti e buoni. Sarebbe un errore imperdonabile alzare la voce adesso che il Pd ha fatto un salto di qualità nei sondaggi. I test sostengono un più due per cento, mentre la luna di miele della Meloni sembra affievolirsi.
La Schlein va dritta per la sua strada. E’ una donna caparbia che crede ciecamente nelle sue idee e non le corregge anche se qualche volta dovrebbe essere più prudente. Ad esempio, ha voluto cambiare i capigruppo di Camera e Senato ingaggiando un estenuante braccio di ferro pure con Stefano Bonaccini, suo presidente alla guida dell’Emilia Romagna.
Francesco Boccia e Grazia Drago sono stati eletti all’unanimità colpendo al cuore le due ormai ex Debora Serracchiani e Simona Malpezzi. La prima si è sciolta in un pianto liberatorio senza pronunciare una parola contro chi l’aveva affondata. La seconda, più diplomaticamente, si è servita del politichese per dire nulla e il contrario di nulla.
“Il nostro è un partito dove si discute e si dibatte. A volte possiamo avere opinioni diverse, ma alla fine votiano tutti all’unanimità. Questo significa democrazia”
Nel frattempo, la Schelin non demorde e continua il repulisti nel partito. La rivoluzione comincia dalla Campania dove vengono nominati due nuovi commissari, Antonio Misiani e Susanna Camusso (la ricordate? Fu segreteria generale della Cgil per quattro anni). Un altro tassello a quello che sono i programmi della neo segretaria.
Predica l’unità, afferma che il partito deve avere una unica voce, ma quando si tratta di scegliere i collaboratori non ha che una sola strada: quella della sinistra-sinistra. La Camusso ne è una prova lampante, perché lei con la Cgil di Maurizio Landini ha stretto un patto fin dai primi giorni del suo mandato. “Le anime del partito sono forse tante, ma portano ad unico traguardo, quello di sconfiggere la destra e di tornare alla guida del Paese.
Non c’è dubbio che Elly “guadagna” punti servendosi anche da chi sta all’opposizione. I ministri ed anche coloro che dovrebbero essere super partes per il ruolo che occupano, infilano perle una dietro l’altra. Cominciò il ministro degli Interni Matteo Piantedosi. Seguito a ruota dal sottosegretario alla giustizia Andrea Del Maestro.
Per finire recentemente al presidente del Senato Ignazio La Russa che ha toccato un argomento talmente delicato che il giorno dopo ha dovuto scusarsi. Ma non è bastato, perché la sinistra continua a invocare le sue dimissioni ed ha organizzato una raccolta di firme in cui è stato coinvolto anche l’ex presidente della Camera, Fausto Bertinotti.
Inutilmente Giorgia Meloni si raccomanda e dice ai suoi più stretti collaboratori di parlare poco, perché il silenzio è d’oro. Ma finire sulle prime pagine dei giornali o apparire in tv è una emozione troppo forte e pochi riescono a rinunciarci.
Così la Schelin ha buon gioco, un giorno si ed un altro pure una parte della maggioranza le facilita il compito e così rinnova tranquillamente il suo partito che non deve avere (sono parole sue) “più capibastone”.
Dove vuole arrivare la giovane numero uno di Via del Nazareno? Lo ha detto lei stessa in un suo recente viaggio a Bruxelles. Rivolgendosi alle autorità a cui stava parlando ha esclamato: “Stavolta sono venuta in Europa come segretario, ma presto ci verrò come presidente del consiglio”.
Ci riuscirà? Certo lei ha dalla sua gran parte dell’informazione schierata a sinistra. Ha buon gioco quindi, tanto è vero che lo ha potuto constatare partecipando ad un convegno che si è tenuto in questi giorni a Modena.
Uno degli uomini più famosi dell’editoria italiana ritiene (sic) Giorgia Meloni “una demente”. Si può arrivare a tanto? Non si era detto che era necessario un linguaggio più moderato nello scontro politico? L’interrogativo lo lasciamo a chi legge. Ragione per cui, la Schelin si deve guardare solo dal fuoco amico perché sui giornali e in tv ha partita vinta.