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Pd targato Schlein, tutto cambia perché nulla cambi. Via le correnti, si diceva…

“Ora torneremo ad essere un vero Pd”, si diceva. “Via le correnti, spazio alla nuova generazione più aggressiva, più combattente”. Insomma una vera e propria rivoluzione. Queste erano le intenzioni o meglio i desideri dei fans di Elly Schlein che prometteva scintille. Una vittoria inaspettata che nessuno aveva pronosticato in specie dopo che si era espresso il vertice di via del Nazareno.

Invece, la base non la pensava così, il voto consacrò la metamorfosi, tanto che la Schlein in persona aveva esclamato con orgoglio: “Dovremo rifondare il partito da cima a fondo”. Oggi sono passate diverse settimane da quel trionfo e di novità non se ne vede nemmeno una tra i “piddini”.

Evidentemente, la neo segretaria non aveva fatto i conti con la realtà di un partito diviso tra mille correnti e altrettanti propositi: dai vecchi cattolici della Dc ( i conservatori appunto) ai duri e puri giovani eredi di un vecchio Pci finito nel dimenticatoio. Così la “rivoluzione” è rientrata o meglio non è mai partita perché chi pensava che la Schlein potesse compiere sfracelli aveva fatto male i conti.

Verifichiamo quel che abbiamo detto con il Pd di oggi

I capigruppo che dovevano essere il primo traguardo da raggiungere non sono stati rimossi. Debora Serracchiani e Simona Malpezzi non hanno mollato la loro poltrona, anzi sono sempre più presenti in tv per dimostrare che “ancora contano”. La Schlein pensava di risolvere il problema dandogli la precedenza sugli altri. Non c’è riuscita perché non ha voluto schierarsi contro una certa parte del Pd o perché deve aver obbedito a chi è più vecchio di lei e quindi più esperto o diplomatico che dir si voglia?

Ufficialmente è inutile chiedere spiegazioni. La risposta sarà di quelle che non affermano né si, né no. Il politichese per intenderci. Ma la verità è un’altra: quella che la Schlein non pensava di entrare in un partito (la sua iscrizione è
recente) dove i rivoli sono mille e le fazioni cambiano dal mattino alla sera. Per cui quando tu pensi di aver trovato la quadra al momento della decisione finale le correnti si sono rinnovate e in pochi riescono a comprendere perché tutto ciò avvenga.

La spiegazione, invece, non è incomprensibile. Le cariche di un tempo non ci stanno ad essere spazzate via, erigono barricate, promettendo chissà quali vendette, così la segretaria deve rimandare a tempi migliori una qualsiasi nomina. Ad esempio Francesco Boccia che tutti davano per capogruppo al Senato (tanto che spesso in tv già gli attribuivano quel posto) è rimasto per il momento a bocca asciutta e non gli resta che sperare. Magari si consolerà con i successi che la moglie Nunzia De Girolamo (ex parlamentare di Forza Italia) sta avendo in televisione.

Non è il solo problema ad essere rimasto insoluto

La Schlein aveva promesso un totale cambio della guardia in direzione. Già si facevano i pronostici e si davano i nomi dei favoriti. Per il momento tutto è rimasto come prima e non c’è dubbio che qualche malcontento cominci adesso a serpeggiare anche tra i fans più accaniti della neo segretaria.

Perché avviene tutto questo e per quale ragione Elly non ha potuto muoversi a suo piacimento? Forse per il motivo che non pensava di entrare in un partito che era uno e trino. Insomma, non un Pd, ma dieci, venti Pd che si rincorrono dandosi ogni giorno battaglia. Si riuscirà a dipanare la matassa? In parole semplici, Elly avrà la forza di mantenere le promesse che aveva fatto all’indomani della sua elezione? Forse si, al cinquanta per cento, ma lasciando sul campo diversi feriti e non pochi moribondi.

Nel frattempo la Schlein occupa il suo tempo a difendere alcuni princìpi sacrosanti della sinistra storica: il salario minimo, l’utero in affitto, i migranti da salvare ad ogni costo. Così potrà dire con orgoglio: “Evviva la rivoluzione”.

Alessandro Avico

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