Pensione quando ci vai? Dipende da chi sei e che fai: ci sono otto età e sei finestre Pensione quando ci vai? Dipende da chi sei e che fai: ci sono otto età e sei finestre

Pensione quando? Dipende da chi sei e che fai: ci sono otto età e sei finestre

Pensione quando ci vai? Dipende da chi sei e che fai: ci sono otto età e sei finestre
Pensione quando? Dipende da chi sei e che fai: ci sono otto età e sei finestre (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Pensione quando? Quando si può andare in pensione nel 2019? Dipende, la risposta esatta è: dipende. Dipende da chi sei, dipende da che fai. A contarle ci sono otto età per avere il diritto di legge di andare in pensione e sette finestre temporali (le chiamano così) per andarci davvero.

Prima possibilità: si può andare in pensione tre mesi dopo il compimento del 62° compleanno, avendo versato 38 anni di contributi previdenziali. Lo possono fare dal 1 gennaio i lavoratori dipendenti privati. Quindi in pensione dal primo aprile chi ha compiuto gli anni entro il 31 dicembre 2018. E così a seguire di tre mesi in tre mesi.

Seconda possibilità: si può andare in pensione sei mesi dopo il compleanno numero 62 (sempre 38 gli anni di contributi). Lo possono fare i lavoratori dipendenti del pubblico impiego. Ma non prima del primo agosto 2019. E poi da agosto sempre sei mesi dopo la domanda la data del pensionamento effettivo.

Terza possibilità: i lavoratori della scuola. Possono andare in pensione se hanno 62 anni, 38 di contributi, fanno domanda entro il 28 febbraio 2019. Con questi requisiti in pensione davvero ci andranno all’inizio dell’anno scolastico 2019-2020. Quindi a settembre 2019. Chi salta questo giro in pensione ci va a settembre 2020.

Quarta possibilità: pensione dodici mesi dopo il compleanno numero 58. Bisogna essere donne, avere 35 anni di contributi, essere lavoratrici dipendenti e usufruire appunto della cosiddetta Opzione donna. Quindi in pensione a 59 anni reali.

Quinta possibilità: Opzione donna per lavoratrici autonome. Bisogna avere 59 anni di età, 35 di contributi e aspettare 18 mesi di finestra dopo la domanda per andarci davvero. Quindi in pensione a 60 anni e mezzo.

Sesta possibilità: in pensione a qualsiasi età anagrafica avendo versato contributi per 42 anni e 10 mesi se uomini. Si aspetta altri tre mesi per il primo assegno pensionistico.

Settima possibilità: 41 anni e dieci mesi se donne. Si aspetta altri tre mesi per andare in pensione di fatto.

Ottava possibilità: si va in pensione a qualunque età anagrafica con 41 anni di contributi se un anno di contributi è stato versato prima dei 19 di età. Si tratta dei lavoratori definiti precoci. Aspettano tre mesi dopo il raggiungimento dei requisiti.

Otto età anagrafiche per andare in pensione, sette le finestre temporali di attesa. Tutto a norma di legge, legge nuova, legge quota 100. Finito? No, per essere onesti e franchi non è finito per nulla. Occorre aggiungere le età pensionabili che di fatto si accorciano e non poco per categorie o aziende in crisi, tipo Alitalia. Si va in pensione di fatto anni prima della legge pagando i contributi con i soldi pubblici, Alitalia è solo un esempio, ce ne sono a decine, centinaia.

Somma, sottrai, mescola e ottieni il risultato altrimenti inspiegabile di un paese che sotto legge Fornero sulle pensioni in teoria in pensione doveva andarci a 66 anni e poi a 66 anni e mezzo, tutti. E che invece sotto legge Fornero in pensione ci andava in media nazionale a 62 anni e mezzo.

Potenza delle eccezioni, eccezioni potentissime: abbassavano di fatto l’età pensionabile di quattro anni. Ora, a quota 100 dispiegata, quale sarà l’età effettiva in cui gli italiani in media andranno in pensione? Calerà ancora sotto i 62 e mezzo vigente Fornero? Oppure l’ovvia quanto nascosta conseguenza di quota 100, l’andare in pensione con 5 anni in meno di contributi, cioè il prendere a fine mese una pensione più bassa del 15/20 per cento, frenerà non pochi, tratterrà molti dalla voglia di pensionarsi? 

 

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