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Piegati i veti di Orban, successo di Giorgia Meloni, cosa accade dopo il sì della UE sui fondi a Kiev

Piegati a Bruxelles i veti di Orban. Il suo ostruzionismo è finito.

L’Unione Europea ha superato le resistenze del premier ungherese e giovedì 1 febbraio i 27 Paesi hanno votato all’unanimità il pacchetto di sostegno da 50 miliardi per l’Ucraina nel bilancio UE.

Un accordo siglato in una Bruxelles paralizzata dalle proteste degli agricoltori e dei loro trattori; una intesa raggiunta con la mediazione decisiva della premier Giorgia Meloni.

Una trattativa lunga con un finale annunciato: dopo le urne delle Europee di giugno Orban entrerà a far parte, con il suo partito, in ECR. Cioè nel Partito  dei Conservatori  e dei Riformisti Europei  (presidente Giorgia Meloni, subentrata nel 2020 al politico ceco Jan Zaharadil).

Ha commentato la presidente Ursula Von der Leyen:”È un buon giorno per l’Europa”. I 50 miliardi sono stati distinti in due blocchi:33 miliardi di prestiti e 17 di sovvenzioni a fondo perduto.

UN SEGNALE A PUTIN
La cifra (per 4 anni) messa a disposizione di Kiev è un messaggio molto forte allo zar di Mosca giusto prima del secondo anniversario della sua brutale invasione. Ursula ci ha tenuto a riconfermare “l’impegno incrollabile al fianco dell’Ucraina; sappiamo che stanno combattendo per noi. L’accordo unanime dimostra che non siamo intimiditi dalla Russia, che viola il diritto internazionale “.

Kiev tira un sospiro di sollievo e anche a Budapest hanno solo motivi per essere contenti. Votare contro il pacchetto di aiuti all’Ucraina, all’Ungheria sarebbe potuto costare loro caro. Ma prima di dire no, Orban si è fatto due conti in tasca e ha capito che non gli conveniva per niente, pena il non potersi più vantare dei suoi successi economici davanti al suo stesso elettorato.

GIORGIA E VIKTOR, I DUE INCONTRI SENZA SHERPA
Meloni e Orban si sono incontrati un paio di volte prima del voto. Una prima volta insieme a Macron e Scholz e naturalmente a Ursula; una seconda volta a quattr’occhi, da soli, senza sherpa.

Il pressing su Orban è stato costante. Ha aggiunto Charles Michel, presidente del Consiglio UE: ”L’intesa dei 27 Paesi ribadisce il carattere costante, prevedibile e duraturo del finanziamento “.

Ha quindi garantito una accelerazione nella consegna (già in ritardo) delle munizioni europee a Kiev che ne ha assoluta necessità ora che Mosca riceve proiettili nordcoreani e missili e droni dall’Iran.

La guerra in Ucraina, messa in secondo piano sui media da quella in Medio Oriente, continua senza soste. Kiev resiste nonostante il prosciugarsi degli aiuti americani imposto da Trump al suo partito e riesce ancora a piazzare colpi dolorosi ai russi. Come quello di mercoledì notte in cui è stata affondata la nave lanciamissili Ivanivetz presso la costa della Crimea.

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