Casse previdenza private: derivati ok ma Anti corruzione…

di Pierluigi Franz
Pubblicato il 10 Marzo 2016 - 05:26 OLTRE 6 MESI FA
Casse previdenza private: derivati ok ma Anti corruzione...

Casse previdenza private: derivati ok ma vigilerà l’Anti corruzione. Raffaele Cantone, presidente dell’ Autorità anticorruzione (Foto Ansa, Angelo Carconi)

ROMA – Casse di Previdenza: dopo il parere del Consiglio di Stato è in arrivo un regolamento meno rigido. Segnalo questo interessante articolo di Gianluca Zapponini per il sito Il Ghirlandaio.com.

Il Mef, Ministero Economia e Finanza, si accinge a varare nuove regole agli investimenti con paletti meno stringenti su mattone e finanza. La presenza di derivati in pancia agli enti torna ad essere tollerata. Sulle gare pubbliche vigilerà l’Anac.

Dopo mesi di contatti tra Tesoro e Casse previdenziali, le nuove regole per gli investimenti stanno finalmente per vedere la luce. Si tratta del famoso regolamento con cui il Ministero della Economia intende ridisegnare il perimetro degli investimenti delle Casse private, sia per quanto riguarda il campo immobiliare, sia per quello finanziario. Adesso l’ossatura del regolamento dovrebbe essere definita, dopo il parere del Consiglio di Stato, pubblicato a fine febbraio, che ha avallato le ultime modifiche al regolamento apportate dal Mef relative ai capitoli sui derivati e sulle gare per la gestione del patrimonio e investimenti immobiliari e finanziari. Con il parere del Cds, il Tesoro è così pronto a varare le nuove regole per puntellare definitivamente gli investimenti delle Casse previdenziali.

Partendo dalla prima questione, forse la più delicata, visto che nella pancia delle casse si annidano ancora tra i 3 e i 4 miliardi di derivati, il Mef dovrebbe lasciare uno spazio per gli investimenti in derivati. Infatti la giustizia amministrativa sembra aver cambiato idea sulla possibilità per le Casse di ricorrere a tali strumenti, seppur in maniera limitata. Lo scorso autunno Palazzo Spada, interpellato per un primo parere sulle nuove regole agli investimenti, aveva paventato la necessità di “stabilire l’esclusione tout-court” dei derivati dai portafogli delle casse, perché contrario ad una gestione trasparente del patrimonio.

Il Tesoro, da parte sua, si era limitato a rivedere la soglia per le risorse da impiegare nella stipula di derivati, abbassandola dal 10 al 5%, dando così solo parzialmente ragione ai giudici amministrativi. Cosi nelle scorse settimane anch’essi devono essersi convinti della bontà della decisione tanto da sottolineare, pur ribadendo la massima cautela nell’uso di questi prodotti, come “la presenza, in misura contenuta, di derivati” può essere considerata “fisiologica nell’ambito di una complessiva politica di gestione volta alla diversificazione e al contenimento del rischio”. Dunque, i derivati tornano nei fatti tollerabili dentro le casse, con il Mef che, salvo ripensamenti, recepirà il tutto nel nuovo regolamento.

L’altra questione, non meno importante, è quella relativa alle gare per affidare la gestione del patrimonio delle casse a soggetti terzi. Anche in questo caso il Tesoro si appresta a recepire il parere del Consiglio di Stato, per il quale è imprescindibile il ricorso a gare pubbliche per individuare i futuri gestori degli asset per conto degli enti.

Non solo. Secondo la giustizia amministrativa è necessario che a tali gare venga applicata la disciplina dei contratti pubblici, che chiama direttamente in causa l’Autorità per la corruzione di Raffaele Cantone, cui spetta vigilare a livello nazionale su tutte le gare pubbliche. In questo modo il Consiglio di Stato ha ribadito l’orientamento contenuto nel precedente parere, in cui si sottolineava come “la sola procedura ad evidenza pubblica sia in grado di assicurare una adeguata tutela degli interessi dell’ente previdenziale e degli aderenti”.

Un ultimo capitolo riguarda le soglie per gli investimenti immobiliari e finanziari, derivati esclusi, e il periodo necessario per adeguarsi ai vincoli. Nelle settimane scorse il Mef, secondo alcune indiscrezioni, ha rivisto i parametri, rendendoli meno stringenti. Dunque, ad oggi, per quanto riguarda gli investimenti nel mattone il limite delle risorse utilizzabili sale dall’iniziale 20 al 30%, ma con la possibilità di rientrare in tale limiti entro dieci anni, contro i cinque previsti nella prima bozza di regolamento. Per quanto riguarda invece il tetto agli investimenti finanziari, al netto di quelli effettuati sui mercati regolamentati, come la Borsa, passa dal 30 al 35%. Su tutti e due i capitoli il Consiglio di Stato si è detto d’accordo, dando così un’ulteriore accelerazione al varo finale del regolamento.