Diffamazione a mezzo Facebook: rischio carcere. Cassazione decide il 28 aprile

di Pierluigi Roesler Franz
Pubblicato il 23 Aprile 2015 - 07:06 OLTRE 6 MESI FA
Diffamazione a mezzo Facebook: rischio carcere. Cassazione decide il 28 aprile

Diffamazione a mezzo Facebook: rischio carcere. Cassazione decide il 28 aprile

ROMA – La diffamazione a mezzo Facebook rischia di essere punita con il carcere. La Corte di Cassazione dovrà pronunciarsi in tal senso il 28 aprile. I giudici saranno chiamati a decidere su una querela che nel 2010, in seguito a una burrascosa separazione, una donna aveva presentato nei confronti dell’ex marito accusandolo di aver pubblicato sul social network alcuni post e commenti dal contenuto diffamatorio. Il processo venne incardinato inizialmente davanti al giudice di pace che però aveva dichiarato la sua incompetenza ritenendo la diffamazione su Facebook aggravata dal mezzo della pubblicità e quindi di competenza del tribunale. Il fatto che la diffamazione a mezzo Facebook sia considerata aggravata o meno è molto rilevante.

“Infatti mentre il giudice di pace applica soltanto delle multe, il tribunale può anche infliggere il carcere e per la precisione, nel caso di diffamazione aggravata, la reclusione da sei mesi a tre anni”, spiega ad Askanews l’avvocato Gianluca Arrighi, difensore dell’uomo accusato dalla moglie di averla offesa su Facebook, ha sollevato davanti al tribunale di Roma il conflitto di competenza. “La diffamazione è punita con il carcere quando viene commessa con un mezzo di pubblicità. Tutto ruota, di conseguenza, intorno al significato di ‘mezzo di pubblicità. Facebook non può essere paragonato a un blog o a un quotidiano online, visionabile da chiunque sulla rete. Facebook infatti prevede che l’utente debba iscriversi al social network, creare un proprio account e che i post successivamente pubblicati vengano condivisi soltanto con gli ‘amici’. Manca perciò il requisito tipico dei cosiddetti mezzi di pubblicità, ossia che le frasi offensive possano essere visionate da una pluralità indeterminata di soggetti”.

Il tribunale di Roma, continua sempre Askanews, ha accolto l’eccezione sul conflitto di competenza sollevata da Arrighi e ha trasmesso gli atti alla Corte Suprema affinché risolva in via definitiva l’annosa questione. Il 28 aprile, quindi, i giudici della Cassazione decideranno se chi offende e diffama tramite Facebook rischierà o meno di finire in carcere. 345 585328