Pensioni giornalisti. Prima dei tagli, recupero contributi e oneri sociali allo Stato

Pubblicato il 16 Giugno 2015 - 13:02 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni giornalisti. Prima dei tagli, recupero contributi e oneri sociali allo Stato

Andrea Camporese, presidente Inpgi. Prima di tagliare le pensioni, intima Pierluigi Franz, l’Inpgi deve recuperare i contributi evasi e passare allo stato gli oneri di assistenza sociale che non sono pertinenza dell’Inpgi.

ROMA – “No al taglio sulle pensioni INPGI 1 in corso di pagamento. Ecco perché non condivido le tesi del Gruppo veneto dell’Unione giornalisti pensionati“. Con questo titolo Pierluigi Franz, che è anche sindaco dell’Inpgi, l’Istituto di previdenza dei giornalisti, ha pubblicato l’articolo che segue sul blog di Franco Abruzzo.

Il Gruppo veneto dell’Unione giornalisti pensionati ha diffuso un comunicato stampa, dichiarandosi favorevole sulla proposta di introdurre una sorta di contributo di solidarietà a carico dei giornalisti titolari di pensioni INPGI 1. Ciò sarebbe un “chiaro segnale verso quel patto di solidarietà intergenerazionale che dovrà contraddistinguere la manovra sui conti dell’INPGI annunciata dai vertici dell’Istituto di Previdenza. Appunto solidarietà ed equità stanno alla base di una riforma alla quale tutti devono contribuire, chi è in attività e chi è in pensione”. Tradotto in soldoni ciò significa che il Gruppo veneto dell’Unione giornalisti pensionati sarebbe, in linea di principio, favorevole al taglio delle attuali pensioni INPGI in corso di pagamento. L’entità del taglio é ancora tutta da definire. Mi permetto, però, di non essere assolutamente d’accordo su questa proposta per motivi di principio e di sostanza.

Innanzitutto il Comunicato stampa del Gruppo veneto dell’Unione giornalisti pensionati appare gravemente carente di un dato fondamentale, cioè che nel 2008, 2012 e 2013 l’INPGI 1 non ha pagato ai pensionati neppure un euro di rivalutazione delle pensioni, mentre nei 18 mesi dal 1° gennaio 2014 ad oggi ha pagato solo una minima parte della perequazione. Inoltre dal 1° gennaio 2014 l’INPGI 1 ha incassato da circa 1.000 giornalisti pensionati titolari di vitalizi superiori a 91 mila 250 euro lordi l’anno un contributo di solidarietà – variabile, a seconda dei casi, da un minimo del 6% ad un massimo del 18% e con un’aliquota intermedia del 12%.

Pertanto in questi anni l’INPGI 1 ha complessivamente ricevuto dai suoi pensionati circa 20 milioni di euro, di cui nel Comunicato stampa ci si dimentica del tutto e si avalla l’ipotesi di un ulteriore contributo per soddisfare il cd. patto di solidarietà intergenerazionale tanto caro al nuovo segretario della FNSI Raffaele Lorusso. Poiché sarebbe questa la 1^ volta nella quasi secolare storia dell’INPGI 1 che verrebbero tagliate le pensioni in corso di pagamento, occorre saggezza, equità ed equilibrio per affrontare il delicatissimo problema che coinvolge i cosiddetti “diritti acquisiti”. Vorrei quindi porre preliminarmente questa domanda: può davvero l’INPGI 1 ridurre l’importo di una pensione in corso di pagamento? O ciò spetta eventualmente solo allo Stato con un’apposita “leggina”? Personalmente propendo per la 2^ ipotesi perché non rientra assolutamente nelle competenze dell’Istituto, né delle parti sociali FNSI e FIEG, ridurre gli importi di una pensione INPGI 1 in corso di pagamento, ma solo gli importi di una pensione futura.

Ricordo in proposito che l’art. 3, 2° comma lettera b), del DECRETO LEGISLATIVO 30 giugno 1994, n. 509 prevede che nell’esercizio della vigilanza il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze approva “le delibere in materia di contributi e prestazioni, sempre che la relativa potestà sia prevista dai singoli ordinamenti vigenti. Per le forme di previdenza sostitutive dell’assicurazione generale obbligatoria le delibere sono adottate sulla base delle determinazioni definite dalla contrattazione collettiva nazionale”. A sua volta l’art. 13, 3° comma lettera c) e 4° comma, dello Statuto INPGI stabilisce che il Consiglio di amministrazione “approva i regolamenti inerenti le forme previdenziali e assistenziali gestite dall’Istituto in favore dei giornalisti professionisti e praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica, informandone il Consiglio generale”. Questi provvedimenti “relativi a contributi e prestazioni di natura obbligatoria sono approvati dal Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, in conformità con quanto disposto dall’art. 3, comma 2, lettera b), del Decreto Legislativo 30.6.1994 n. 509.

Ciò significa che, essendo l’unico ente oggi sostitutivo dell’INPS, l’INPGI 1 può riformare le regole in tema di contributi e prestazioni di natura obbligatoria riguardanti le forme previdenziali e assistenziali gestite dall’Istituto in favore dei giornalisti professionisti e praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica, previa concertazione da parte della FNSI e della FIEG (cioè delle Parti Sociali). E tale delibera, di cui va poi informato il Consiglio Generale, va trasmessa per il necessario benestare ai 2 Ministeri vigilanti, cioé Lavoro ed Economia e Finanze.

Ma non èprevista alcuna norma che consenta al CdA INPGI 1 di modificare con effetto retroattivo gli importi delle pensioni in corso di pagamento. Peraltro, pur ammettendo per assurdo l’ipotesi che ciò fosse invece possibile, si ricorda che la sezione lavoro della Cassazione con numerose sentenze (le ultime risalgono al dicembre 2014-gennaio 2015) ha ripetutamente affermato che é illegittimo l’eventuale taglio delle pensioni “per via amministrativa” da parte di una Cassa previdenziale privatizzata.

Ecco perché é prioritariamente opportuno, se non necessario, acquisire il parere pro veritate di un luminare della materia che sgombri il campo da ogni possibile dubbio interpretativo in merito.

C’è poi da sottolineare come nel Comunicato stampa del Gruppo veneto dell’Unione giornalisti pensionati manchi qualsiasi riferimento agli ammortizzatori sociali che l’INPGI 1 continua a pagare a sue spese ed ammontanti nel 2014 a ben 40 milioni di euro senza ovviamente calcolare i futuri contributi figurativi.

Credo che prima di tagliare le pensioni in corso si debba studiare il modo di caricare sullo Stato – come già avvenuto nella primavera del 2009 con 2 apposite “leggine” che hanno posto a carico dell’Erario il costo dei prepensionamenti previsti in base alla legge sull’editoria n. 416 del 1981 – l’onere di questi pesanti ammortizzatori (CIGS, disoccupazione, solidarietà, Tfr in caso di fallimento, doppie pensioni per deputati, senatori, parlamentari europei, Governatori di Regioni, Sindaci di grandi città, ecc. per effetto della distorta applicazione dell’art. 31 dello Statuto dei Lavoratori).

A mio parere é assolutamente impensabile tagliare le pensioni in corso e mantenere a carico dell’INPGI 1 oneri pesantissimi come gli ammortizzatori sociali che dovrebbero essere invece pagati dallo Stato.

Va infine rimarcata un’altra assurdità a danno dell’INPGI 1 e di conseguenza dei suoi pensionati. Difatti l’INPGI 1 é assoggettato alla tassazione del 26% sul rendimento del suo portafoglio titoli, ma senza alcuno sconto per essersi sobbarcato oneri non suoi come gli ammortizzatori sociali che dovrebbero restare a esclusivo carico dello Stato. E’ un’anomalia gravissima e di dubbia costituzionalità che sottrae ingiustamente notevoli risorse economiche al’INPGI 1 e di riflesso ai suoi pensionati. Infatti anche l’INPGI 2 é soggetto come tutte le altre Casse privatizzate alla stessa tassazione del 26%, ma l’INPGI 2 e le altre Casse non devono pagare neppure un euro per gli ammortizzatori sociali costati all’INPGI 1 solo nel 2014 ben 40 milioni di euro. Ma c’é di più. Infatti il Fondo Pensione Complementare dei Giornalisti Italiani che non paga alcun ammortizzatore sociale é tenuto a versare di tassa solo il 20%, anziché il 26% dell’INPGI 1. Insomma prima di mettere mano ad una riforma che riduca i costi dell’INPGI 1 occorre confrontarsi e valutare con molta attenzione tutte le soluzioni prima di fare scelte sbagliate per la troppa fretta e senza ritorno. Ma soprattutto studiando assieme all’Ordine nazionale dei giornalisti e alla FNSI tutte le possibilità di allargare al massimo la platea degli iscritti all’INPGI 1 per implementare adeguatamente le entrate contributive.

Una riforma che preveda solo sacrifici e tagli per gli iscritti all’INPGI 1 senza un consistente e contestuale aumento delle entrate contributive (cioè recuperando le posizioni di finti cococo, programmisti registi, contratti di cessione di diritto d’autore e autori testo, uffici stampa pubblici e privati, siti internet di un certo rilievo), sarebbe una riforma monca e priva di senso.