Ponte sullo Stretto, un ex amministratore pubblico siciliano fa la domanda da 5 milioni (Lascia o raddoppia?): dove sono i soldi?
Nota storica, Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat, quando gli esponevano un progetto, chiedeva: ai son i sold? ai son nen i sold?
Scrivo queste considerazioni non per continuare una sterile e ritrita polemica che appassiona solo pontisti e non-pontisti, ma per chiedere senza infingimenti e falsa retorica una questione precipua. Quanto costa e chi mette i soldi del Ponte?
Da ex assessore alle Infrastrutture e Trasporti della Regione Siciliana ho capito che il primo problema di un’infrastruttura, in particolare una strategica, a livello quantomeno europeo, è il costo e la fonte concreta di approvvigionamento finanziario, il resto sono chiacchiere o distintivi.
Prima domanda: Quanto costa l’opera? Sarebbe bene che la Società Ponte sullo Stretto, alla cui guida il governo ha messo un uomo, Pietro Ciucci, pluri amministratore dell’Anas, di lungo corso, spiegasse carte alla mano con un progetto esecutivo i costi definitivi dell’opera, dove si recuperano i materiali, soprattutto l’acciaio, e i tempi certi di realizzazione.
Seconda domanda: quali sono le fonti di approvvigionamento finanziario per realizzare questo progetto, ed in quali tempistiche ci potrà essere accesso alle stesse. In soldoni, ora ci vuole, chi paga e quando li deve uscire.
Perché ad oggi, né il programma 2020/27 dell’UE per le Regioni obbiettivo 1, né il PNRR, hanno stanziato somme a riguardo. Il ministro Salvini, con un atto amministrativo, che ha innescato politiche nella coalizione, ha ad oggi utilizzato le risorse dei fondi di coesione di Sicilia e Calabria, per la fase iniziale dei lavori, che presumibilmente saranno progettazioni esecutive, consulenze tecniche ed avvio delle opere di cantiere. E poi?
Lo Stato ha previsto e vincolato col sangue stanziamenti del bilancio dello Stato? Ha fatto una legge ad hoc con l’individuazione dei capitoli di bilancio a cui attingere? E poi perché i fondi di coesione solo di Sicilia e Calabria, non si è detto e ripetuto che l’opera, oltre ad essere il completamento del corridoio europeo Palermo-Berlino, è strategica per l’Italia intera?
Il fattore finanziario è dirimente per capire se si fa sul serio o è un’altra barzelletta italiana, mentre Turchia e Danimarca i ponti li fanno sul serio.
Io sul Ponte sono agnostico, non sono pontista né no-pontista, ritengo casomai che l’Italia è un paese di Santi, poeti e navigatori, più che pontisti, e che lo sviluppo del trasporto merci si può assolutamente e strategicamente affrontare con lo sviluppo dei porti e retroporti del Sud, visto l’allargamento del Canale di Suez e il futuro delle navi ad idrogeno, che sono decisamente più sostenibili del trasporto gommato.
Ma il motivo di questa riflessione è che la mia esperienza di amministratore mi fa essere San Tommaso e vorrei vedere, più che Dio, Mammona, ossia quelli che noi siciliani chiamiamo “piccioli”. Dove sono i soldi?