Putin al dunque. Gli restano pochi giorni per decidere il futuro della guerra. Il conto alla rovescia è iniziato. L’anniversario dell’invasione dell’Ucraina è vicino.
Al Cremlino “è partito il giro di scommesse: cosa annuncerà Vladimir Putin nel suo discorso alle camere riunite il 21 febbraio?” (copyright Anna Zafesova). Mentre sull’Ucraina sono tornati a piovere missili russi, un attacco su larga scala, il Cremlino ha finalmente annunciato la data, dopo lunghi rinvii e dopo che lo zar aveva saltato l’appuntamento annuale con il Parlamento – un suo preciso obbligo fissato nella Costituzione – nel 2022.
La tensione ansiosa , dovuta a carenza di informazioni e al prolungarsi del conflitto, è in aumento e carica di sospetti, congetture, illazioni. E imbarazzanti supposizioni. La suspense non fa che aumentare dopo che Putin aveva rinviato o cancellato tutte le sue apparizioni di fine anno – oltre al discorso al Parlamento, la conferenza stampa e la linea diretta con i cittadini – in cui offriva al grande pubblico, e a volte annunciava, cambiamenti di linea importanti.
Colpo di scena. Il discorso 2023 non si terrà al Cremlino. È stata scelta l’enorme corte coperta del Gostiny Dvor, a fianco della Piazza Rossa. E il portavoce presidenziale Dmitry Peskov ha annunciato che all’evento verranno invitati non soltanto deputati,senatori, ministri e altri esponenti del governo; ma anche i partecipanti alla operazione speciale in Ucraina. In altre parole si parlerà di guerra. Il ministro degli esteri Lavrov ha ripreso il vecchio discorso putiniano di un Occidente che vuole “ annientare la Russia copiando la triste esperienza di Napoleone e Hitler”.
A Mosca circolano voci che Putin farà un discorso clamoroso e si sospetta che annunci la tanto temuta seconda ondata di mobilitazione. Mentre Kiev sta aspettando di capire dove il comandante supremo russo scaglierà i 300.000 uomini che secondo l’intelligence Ucraina ha messo sotto le armi nella mobilitazione precedente partita a settembre. I falchi russi insistono per una “ guerra totale” con una chiamata alle armi di almeno 1 milione di russi.
“Altrimenti è la catastrofe“. Anche il fondatore del gruppo Wagner (Evgeny Prigozhin), si prepara a una guerra lunga: ”Per prendere tutto il Donbass ci vorranno almeno un anno e mezzo per arrivare al Dniprotre, e se volete raggiungere la Manica avrei un piano tutto mio”. Però.
Intanto i canali di opposizione segnalano una impennata di casi di insubordinazione e proteste delle neo reclute russe. Di più: il politologo Abbas Galymov – un ex ghostwriter di Putin ( lo stesso che ha fatto molto scalpore di recente pronosticando un golpe al Cremlino) – ritiene che l’esercito russo sia tutt’altro che pronto a una nuova grande offensiva. In ogni caso tira aria di grosse novità. Non ci resta che aspettare. Questione di giorni.
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