ROMA – Se lui si traveste da Superman e all’ora dell’aperitivo apre le acque del Transatlantico di Montecitorio dispensando sicurezza e sorrisi tra i Cinque Stelle e persino con Renato Brunetta (baci a abbracci, a proposito di sindrome di Stoccolma), i suoi nemici – tanti dentro e fuori il Pd – “sono in cerca della kryptonite” (copyright Pino Pisicchio, capogruppo del Misto). Con l’intento di indebolire e fiaccare Superman-Matteo proprio nell’impresa più difficile, cioè l’elezione del Capo dello Stato.
Va presa dalla fine questa giornata che è la prima della settimana segnata da mesi in rosso sull’agenda italiana e anche europea. Esattamente dalle 18 e 40 quando Matteo Renzi, giacca e golfino blu, un pugno di chili in meno, lascia basito il portavoce Filippo Sensi, apre l’uscio della saletta del governo di fianco all’aula dove era rinchiuso con il ministro Boschi, il capogruppo Speranza e il vicepresidente del Pd Lorenzo Guerini, e fa due passi nientepopodimeno che in quel Transtalantico dove i giornalisti sono al lavoro dalla mattina per trovare il verso della partita-Quirinale.
Esattamente quello che faceva Berlusconi quando sentiva il bisogno di connettersi con gli altri. Per misurare, capire, dimostrare, anche bluffare. Dopodichè Boschi, Guerini, Speranza vengono lasciati al loro aperitivo. Mentre Renzi fa due chiacchiere con i grillini Bonafede (fiorentino) e Sarti (M5S) per convincerli sulla “bontà” del metodo Nazareno inteso come luogo dove fare le consultazioni per il Colle tutti insieme appassionatamente. Sorrisi, battute, ma Bonafede insiste: “Il nome tocca a te, ma lo devi dire subito”. Cinque minuti buoni di botta e risposta. In pubblico.
In mattinata, ai parlamentari Pd aveva detto che “il voto per il Quirinale acuirà le divisioni tra i grillini”. In giornata corrono voci di una decina di ulteriori defezioni. E chissà allora che l’obiettivo primo del premier non sia proprio quello di alimentare in Grillo sospetti di intelligenza con il nemico. Di buon auspicio anche l’abbraccio con Brunetta visto che il capogruppo Fi lo ha insultato fino all’altro giorno. In questo caso l’intelligenza con il nemico Renzi è gradita assai a Berlusconi.
Tra giornalisti e deputati si rincorrono le domande: perché Renzi ha fatto questo oggi? Segno di forza? Di debolezza? “Si sentiva solo a palazzo Chigi e ha fatto un giro”, scherza un suo collaboratore. Ma forse è la verità. Se ci fosse un barometro, la partita del Quirinale nel primo giorno della settimana che conta e all’indomani della vittoria di Syriza in Grecia segnerebbe calma con brezza e tendenza all’alta pressione. Insomma, sereno. Le due partite che hanno fatto cortocircuito la scorsa settimana – votazioni per le riforme e scelta del Capo dello Stato – sembrano ora tenute separate. E il centinaio della minoranza dem oggi non ha rullato i tamburi.
“Sabato, alla quarta votazione, avremo il Presidente della Repubblica”, confida un renziano doc “e la scelta sarà tra Anna Finocchiaro, Walter Veltroni e Sergio Mattarella con migliori possibilità per la prima e il terzo. Il secondo, che sarebbe il preferito in termini di popolarità, temo che risulti ancora divisivo all’interno delle vecchie correnti Pd”. Ma, si sa, nulla è quello che sembra nel mondo renziano. Ed ecco che il ministro Padoan resta in pista, mossa utilissima, tra l’altro, non solo per tenere unito il Pd e rassicurare Bruxelles ma anche per favorire quel rimpasto di governo a cui Renzi pensa da un po’ (con l’amico Bini Smaghi in via XX Settembre).
Scendono invece le quotazioni di Fassino e Amato. Renzi ovviamente non fa nomi. Sembra quasi che si diverta. In realtà sta giocando a poker, ha buone carte e non ha certezze delle altre. In mattinata incontra i deputati e i senatori del Pd. Toni distensivi, calumet della pace, umiltà, ricerca di unità che è la richiesta salita dalla minoranza dem. Dalle due riunioni rimbalzano alcuni concetti chiave, formato tweet: “Il Quirinale non è un referendum contro di me”; “non scommetto sulla fedeltà ma sulla responsabilità e sull’intelligenza dei parlamentari dem”; “ognuno dica quello che pensa perché la figuraccia del 2013 è incisa nel cv di tutti”. E la Grecia, poi, la vittoria di Tsipras “è un ottimo alleato per cambiare veramente in Europa”. Lo scenario di una scissione a sinistra eccitata dalla vittoria di Syriza non preoccupa il giglio magico renziano.
Il piano Renzi, quello ufficiale, prevede che il nome per il Colle nasca prima di tutto nel recinto Pd. E che poi, solo poi, venga condiviso anche dai contraenti del Nazareno. Piano che, in realtà, può essere esattamente ribaltato: mentre Renzi tiene tranquillo il partito, Lotti e Verdini s’incontrano e spuntano la lista per il Colle. “Lavoriamo per il bene dell’Italia” sorride in modalità-furbo l’ambasciatore più anziano del patto Renzi-Berlusconi. Le contropartite sono tante.
Ma torniamo al piano ufficiale, quello che il premier- segretario ha spiegato ai suoi. Scheda bianca nelle prime tre votazioni (giovedì e venerdì). “Anche se puntiamo su un nome condiviso, rischiamo troppo” ha ragionato Renzi. Servono 672 voti nelle prime tre votazioni e al netto di grillini, Sel, Lega e franchi tiratori che in ogni caso, su qualsiasi nome, useranno le urne-catafalco per dare sfogo a fantasia e vendette, il quorum è troppo a rischio. Tanto vale passare subito alla quarta votazione, sabato. Ecco che il nome, secco, non una terna, sarà comunicato ai grandi elettori del Pd tra venerdì sera e sabato mattina. Più facile la seconda, per non dare ai franchi tiratori il vantaggio di un’intera notte per organizzare le truppe.
Domani al Nazareno giornata dedicata alle consultazioni con tutti i gruppi. Ciascuno dirà dove porta il rispettivo gradimento. I grillini insistono nel rifiutare l’invito. Ma potrebbero esserci sorprese e il calendario prevede un paio d’ore libere. Per inserimenti dell’ultimo minuto. Pippo Civati ha scritto una lettera alla segreteria, insiste su Prodi e lavora per allargare il suo parterre. Berlusconi è previsto nel tardo pomeriggio. Di nuovo al Nazareno, un anno e dieci giorni dopo. E già domani sarà più chiaro se il nuovo Presidente della Repubblica uscirà dal recinto Pd. O sarà figlio del Renzusconi.
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