E’ più facile che Matteo Renzi con la mano destra porti il Pil italiano al più cinque per cento annuo e con la sinistra riduca il debito italiano al 60 per cento del Pil in dieci anni…
Troppo tecnico come esempio? Allora è più facile che Matteo Renzi a cavallo domini e domi in ogni angolo di Libia ogni Isis possibile e immaginabile e, appena scende da cavallo, con gli speroni perfori altri e altri e altri pozzi di petrolio tutti per l’Eni…
Troppo immaginifico? E’ più facile che Matteo Renzi abbassi le tasse sulla proprietà e sul reddito contemporaneamente e contemporaneamente crei un milione di posti di lavoro e contemporaneamente rende efficiente e snella e veloce la Pubblica Amministrazione…
Tutto sarebbe più facile per Matteo Renzi, proprio tutto. Come da scritture antiche e per molti sacre, è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che Matteo Renzi riesca a cambiare la Rai. Quindi Renzi lasci perdere la Rai, non ce la farà mai.
Non ce la farà mai qualunque cosa voglia fare e non ce la farebbe mai chiunque qualunque cosa volesse fare. La Rai, come si diceva una volta dei “socialismi realizzati” non è riformabile. E’ così come è la Rai e, come non si vorrebbe dire, appartiene al quel genere di realtà che si abbattono magari ma non si cambiano mai.
La Rai non tollera riforme. Di eventuali cambiamenti la Rai morirebbe soffocata. La Rai respira immobilità, è l’immobilità, la stasi, l’immutabilità il suo ossigeno. Una Rai dove fosse introdotto il principio (dio della Rai non voglia, addirittura la pratica) della professionalità e dell’eccellenza (dio non voglia della creatività) nel settore ad esempio della fiction, allora dovrebbe sostituire dirigenza, collaboratori, parametri, autori. Un’operazione dalla vastità quantitativa da assomigliare a uno sterminio. Infatti una volta la Rai era il luogo dei migliori professionisti del teatro, dell’avanspettacolo, della regia, della sceneggiatura…Una volta…Da decenni con successive stratificazioni geologiche la Rai è diventata non il ridotto angusto ma la vasta patria della mediocrità professionale.
In ogni professione. Si prenda l’informazione Rai, i giornalisti Rai. Una volta c’era grande giornalismo in Rai. C’è stato, nelle teche si trova ancora. Ora i giornalisti Rai tramite il loro sindacato e soprattutto per mezzo del loro operato difendono una lottizzazione di posti, una spartizione tra partiti che non ci sono più e la spacciano addirittura come pluralismo. C’è qualcosa di malandato in questo contrabbando, un male andare professionale soprattutto. Neanche si osa più concepire il pluralismo come la capacità di fornire informazione e resoconto dei fatti anche a prescindere e talvolta in urto con le proprie convinzione e preferenze. Questo pluralismo è fuori dal mansionario. Il pluralismo in Rai è solo e soltanto una fetta della torta a ciascuno e si vigili perché nessuno sia escluso e nessuno ingurgiti una briciola in più dello spartito.
Così è per le notizie, i telegiornali, le sigle, le interviste, le testate, le ospitate. E per gli incarichi, le qualifiche, le conduzioni, le consulenze, gli stipendi. Nulla smuoverà questa barocca cattedrale poggiata sul reciproco patteggiare delle corporazioni dei frati. Nulla, perché i frati hanno deciso tutti e tutti insieme che la loro missione non è predicare o evangelizzare ma presidiare la cattedrale.
Nulla cambierà la Rai, lasci perdere Renzi. Perché la Rai ha infiniti protettori all’ombra di infinite bandiere di contrabbando. Pluralismo e libertà dell’informazione significano un tg o un talk show o una sede locale o un ufficio di corrispondenza a testa per tutti i partiti, padroni e padrini politici. La variante M5S consiste nello c’è una sola Rai buona, quella che parla bene di noi. A ben guardare, neanche una variante. In cambio della protezione vige ad esempio in Rai regola non scritta ma osservata secondo la quale se di martedì un potente, un qualsiasi potente o autorità (anche minime) dice che è mercoledì il giornalista si guardi dall’essere così scortese e insolente dal far notare che è martedì e basta. Si rispetti “l’opinione” secondo al quale è mercoledì, altrimenti, in un afflato di completezza della informazione, si allestiscano al volo due opinioni che si confrontano su che giorno della settimana è.
La Rai morirebbe di cambi. E non solo sottomissione o assuefazione ai partiti. E’ sopravvenuta inadeguatezza, incompetenza. Metti i telegiornali Rai e i giornalisti dei telegiornali Rai a fare una piattaforma delle notizie unica, veloce, efficiente, attendibile non solo crei la rivolta delle poltrone perdute…Li metti proprio in difficoltà, non lo sanno fare. La prossima generazione magari…Questa che c’è no, non lo sa fare. E difende strenuamente la sua inadeguatezza come in fondo è ovvio e naturale.
La Rai è tutta più o meno così, anzi forse i giornalisti sono la parte meno peggio. Quindi Renzi lasci perdere. E più facile che…E’ persino più facile che Bersani dia una mano a Renzi a governare? No, questo no. E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che Renzi cambi la Rai , ma che i Bersani, tutti i Bersani dl Pd governino con Renzi questo è ancora più difficile. Ai tempi della Bibbia poi dei Vangeli quando dovevano inventarsi una cosa impossibile pensarono ai cammelli e agli aghi, non riuscivano a immaginare i Bersani e i Fassina.
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